L’assessore di Parma: servono più agenti e strumenti non inasprimento pene
Bologna, 27 nov. (askanews) – Il governo Meloni è convinto che “l’inasprimento delle pene e l’introduzione di nuove pene possa essere la soluzione” ai problemi legati alla sicurezza. Questo “populismo penale” non tiene conto del sovraffollamento delle carceri e, soprattutto, distoglie lo sguardo dai problemi reali che si trovano ad affrontare gli amministratori locali, i quali invece dovrebbero poter contare su un “maggior numero di poliziotti e carabinieri dotati di maggiori strumenti” per garantire la sicurezza sul territorio. Ne è convinto Francesco De Vanna, docente di Didattica del diritto all’Università di Parma e assessore con delega alla Sicurezza del Comune di Parma: “A noi sono arrivati dieci agenti in più, quando ne avremmo bisogno di almeno cinquanta in più” ha spiegato ad askanews commentando i contenuti del Decreto immigrazione e sicurezza in discussione in Parlamento.
“La parte che mi convince del decreto sicurezza, sulla quale spero di avere delle conferme col processo di conversione in Parlamento – ha detto De Vanna – è quella relativa all’aumento delle retribuzioni delle forze di polizia. L’altro elemento che considero positivo è quello relativo al contrasto alle forme di truffe, in particolare quelle online, ai danni degli anziani che sono diventate molto pervasive negli ultimi anni. A Parma è un fenomeno da non sottovalutare, anzi in alcuni casi anche preoccupante”. Quello che non convince l’assessore, invece, sono le novità normative che mettono al centro di una strategia complessiva il rilancio dello strumento penale come leva di risoluzioni di problemi che hanno una dimensione sociale in molti casi anche forte. Mi lascia davvero molto scettico l’idea di utilizzare il diritto penale come lo strumento che risolve problemi non soltanto strettamente di sicurezza ma anche di decoro e di sicurezza sociale in senso ampio”. Secondo il docente universitario “c’è una sorta di populismo penale per cui l’inasprimento e l’introduzione di nuove pene possa essere la soluzione di tutto”, mentre “sappiamo che agiamo in un contesto caratterizzato da un forte sovraffollamento carcerario che è a sua volta generatore di problemi importanti” come si è visto con le rivolte in alcuni istituti penitenziari scoppiate durante l’emergenza Covid. “Il governo pensa che lavorare sull’allungamento delle pene, sull’inasprimento e sull’introduzione di nuove pene possa essere la soluzione”.
Questo, ha precisato De Vanna, dà l’idea di un “uso simbolico del diritto” che “lascia davvero molto perplessi”. Infatti “ciò di cui avremmo bisogno sarebbe la certezza della pena e poi la possibilità di poter contare su forze dell’ordine, carabinieri e polizia, dotati dei numeri di cui hanno bisogno, di un rilancio delle assunzioni di polizia e mettere nelle condizioni di chi deve garantire la sicurezza delle nostre città di poter svolgere il proprio lavoro avendo gli uomini e i mezzi per farlo”.
La “strategia rivoluzionaria” è “quella più semplice”. “Mentre non abbiamo un rilancio del piano di reclutamento delle forze di polizia – ha proseguito l’assessore – si chiede loro di fare più di quanto non abbiano già fatto fin qui, quindi si aggrava il lavoro con ulteriori incombenze senza dare loro ulteriori strumenti per farlo. Una risposta che è incentrata quanti esclusivamente su una dimensione strettamente penalistica e carceraria”. In un momento in cui sono evidenti le condizioni critiche degli istituti penitenziari in Italia. “A Parma abbiamo un istituto penitenziario di primo livello che avrebbe bisogno di strumenti deflativi, di sicurezza e certezza della pena ma anche di percorsi di riabilitazione nei confronti di chi ha commesso reati minori, mentre l’impianto generale del decreto adottato dal governo va verso un inasprimento delle pene proprio nei confronti di chi oggi costituisce nelle nostre città elemento di marginalizzazione, marginalità sociale, povertà, vagabondaggio, problemi che hanno una dimensione sociale molto forte”.
“Ci sono alcuni elementi ancora più discutibili – ha precisato De Vanna – per esempio la possibilità di far saltare l’automatismo del rinvio della pena nei confronti delle donne incinta o l’inasprimento delle pene per chi organizza proteste in carcere o chi realizza forme di protesta di natura ambientale: ci sono degli obiettivi di natura politica che il governo mette nel mirino e che forse noi amministratori sul territorio non consideriamo l’emergenza del momento. Ciò che si intuisce è che il governo, attraverso queste misure, lancia dei segnali, dei simboli e sinceramente faccio fatica a pensare che possa esserci una svolta consistente nella gestione della sicurezza nelle nostre città”.