Antonini: sinonimo Cordisco reintrodotto a puro scopo strumentale

Milano, 24 nov. (askanews) – “E’ necessario un incontro sulla questione della Denominazione ‘Montepulciano’ che faccia sintesi anche sul percorso che porti, in tempi rapidi, all’adozione del decreto etichettatura dei vini, in modo condiviso e per la tutela di tutti i produttori vitivinicoli italiani. L’obiettivo è fare sistema, non disperdere energie in lotte di vicinato. Alla luce della revisione delle regole sull’etichettatura, l’utilizzo del sinonimo ‘Cordisco’, peraltro introdotto senza alcun preliminare confronto con le Regioni, rischia di legittimare una Regione a impedire ad altre l’uso del nome di un vitigno che, invece, è regolarmente e storicamente coltivato e conosciuto”. Lo ha affermato l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Andrea Maria Antonini, preoccupato dal decreto del Masaf le cui norme consentono l’uso della Denominazione “Montepulciano” ai soli produttori abruzzesi, obbligando tutti gli altri a ricorrere al reintrodotto sinonimo di “Cordisco”.

Nei giorni scorsi, il decreto del ministero dell’Agricoltura, caldeggiato dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, era stato accolto con grande soddisfazione dal vicepresidente della Giunta regionale abruzzese con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, che aveva dichiarato: “Si tratta di un decreto che pone le basi affinché l’utilizzo del nome Montepulciano sia riservato, senza generare confusione, ai vini prodotti in Abruzzo, sgombrando il campo da eventuali fraintendimenti”.

Ricordando che con il sistema delle Denominazioni si è cercato di tutelare e promuovere il territorio attraverso un’azione di co-marketing tra Istituzioni e produttori che ha fatto del vino il testimonial delle caratteristiche culturali e tradizionali della sua zona di produzione, Antonini fa l’”esempio virtuoso” delle Denominazioni Rosso Piceno e Montepulciano d’Abruzzo. “E’ chiaro che nella Denominazione Rosso Piceno l’oggetto della tutela è il territorio ‘Piceno’, mentre nel caso di Montepulciano d’Abruzzo, l’oggetto della protezione è l’area regionale ‘Abruzzo’ e non certamente ‘Montepulciano’, che è anche il nome di un borgo che è iconico per la Toscana” spiega Antonini, sottolineando che “inoltre, spiegare un vino attraverso l’uso di un sinonimo desueto, al punto da essere sconosciuto come ‘Cordisco’, rischia di confliggere anche con il principio di trasparenza e corretta informazione che la nuova etichettatura persegue con l’inserimento anche di QR code per agevolare la tracciabilità”.

“L’informazione del consumatore dovrebbe essere fatta usando i termini conosciuti che consentano l’immediata associazione tra il nome e l’oggetto che quel nome vuole indicare” continua l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, ricordando che “se un vitigno è comunemente e tradizionalmente conosciuto come Montepulciano e così lo classificano i numerosi Disciplinari vigenti, è quello il nome che lo rende riconoscibile: difficile riconoscere ugual ruolo ed efficacia a un nome scomparso, nella trascrizione, dal registro cartaceo a quello informatizzato alla fine degli anni ’80 e reintrodotto a puro scopo strumentale” prosegue, concludendo “ho chiesto un incontro a livello nazionale finalizzato ad affrontare specificamente la questione, confido nella volontà di tutti che il decreto del Masaf non ne pregiudichi il percorso ancor di più, perché è assodato che l’etichettatura dei vini è funzionale alla promozione dei territori e delle loro eccellenze, come evidenzia il principio su cui è basato il sistema delle denominazioni che tutela i nomi dei luoghi e non dei vitigni”.

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