Quattro giorni di pausa umanitaria. Hamas rilascerà 50 persone, Israele 300
Roma, 22 nov. (askanews) – La pausa umanitaria concordata nella notte tra Israele e Hamas, e mediata dal Qatar, per uno scambio tra ostaggi detenuti da Hamas e prigionieri palestinesi nelle carceri dello Stato ebraico, dovrebbe iniziare domani alle 10. A confermarlo, in un’intervista ad al Jazeera, è stato l’esponente di Hamas Moussa Abu Marzouk, ribadendo di fatto alcune informazioni diffuse in tal senso dalla stampa israeliana e dal ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. L’attesa di qualche ora sarebbe necessaria per la preparazione delle liste preliminari delle persone interessate.
Già questa sera, il movimento estremista palestinese dovrebbe consegnare a Israele un primo elenco di dieci ostaggi che il gruppo sarebbe disposto a rilasciare. Secondo Marzouk, gran parte dei 50 ostaggi che saranno rilasciati dal gruppo avrebbero cittadinanza straniera.
Da parte sua, Israele fornirà alla controparte i nominativi dei primi detenuti interessati allo scambio. La tregua, così come concordato, dovrebbe avere la durata di quattro giorni. Allo scadere, gli scontri riprenderanno, anche se da più parti si ipotizza già un’estensione. A questo proposito, il governo di Benjamin Netanyahu è stato chiaro: Israele “continuerà la guerra” per “ottenere l’eliminazione di Hamas e garantire che non vi sia alcuna nuova minaccia per lo Stato di Israele da Gaza”, è stato precisato.
I termini dell’accordo, secondo il Times of Israel, prevedono “il rilascio di 50 cittadini israeliani viventi, per lo più donne e bambini, in gruppi di 12-13 persone al giorno”. Ma non tutti i dettagli dell’intesa sono stati formalmente resi pubblici. Un alto funzionario americano ha spiegato che tra gli ostaggi rilasciati da Hamas dovrebbero esserci anche tre cittadini statunitensi. Tra loro, una bambina di 3 anni i cui genitori figurano tra le oltre 1.200 persone uccise nel massacro del 7 ottobre nel sud di Israele. Il ministero della Giustizia dello Stato ebraico ha già pubblicato un elenco di 300 palestinesi che potrebbero essere rilasciati, con nomi, età e reati compiuti dai detenuti. Solo 150 di loro, però, saranno scelti inizialmente per portare a termine lo scambio.
La maggior parte dei prigionieri inseriti nella lista ha 17 o 18 anni: la fascia d’età complessiva è compresa tra i 14 e i 59 anni. La maggioranza dei detenuti – 274 su 300 – è rappresentata da uomini. Tra i reati dei detenuti, sono citati il tentato omicidio, il lancio di una bomba, la creazione di un oggetto esplosivo o incendiario, il lancio di pietre, il contatto con un’organizzazione ostile, le lesioni personali gravi e l’incendio doloso.
Secondo alcuni organi di stampa israeliani, la pausa umanitaria nei combattimenti potrebbe essere prolungata se Hamas dovesse convincersi a rilasciare un numero superiore di ostaggi. Il Times of Israel, in particolare, ha spiegato che almeno altre 30 persone trattenute con la forza dal movimento estremista palestinese potrebbero essere consegnate. La pausa del conflitto potrebbe così essere estesa “di un giorno per ogni gruppo di altri 10 ostaggi israeliani”, ha riferito il giornale. L’informazione è stata confermata prima da un funzionario di governo dello Stato ebraico e poi dallo stesso governo. Israele riterrebbe infatti che Hamas potrebbe potenzialmente localizzare all’incirca altre 30 madri e bambini israeliani oltre ai 50 iniziali, prolungando la durata dell’accordo, ha spiegato una fonte. “Il rilascio di altri 10 ostaggi comporterà un ulteriore giorno di pausa”, ha confermato l’esecutivo.
L’accordo, che secondo Axios prevederebbe anche l’autorizzazione a far entrare nella Striscia di gaza “circa 300 camion di aiuti al giorno” dal valico di Rafah, al confine con l’Egitto, è stato accolto con grande soddisfazione da tutti i principali attori internazionali e dalle stesse parti in causa. Hamas lo ritiene “in conformità con la visione di resistenza e determinazione che mira a servire il nostro popolo e rafforzare la sua tenacia di fronte all’aggressione”. Per Israele risponde al “dovere di riportare a casa tutti gli ostaggi”. Dai leader di Stati Uniti e Paesi dell’Unione europea è arrivato l’invito ad approfittare il più possibile della pausa umanitaria per assicurare il massiomo sostegno alla popolazione civile dell’enclave palestinese. Il primo ministro e ministro degli Affari esteri del Qatar, Mohammed bin Abderrahmane Al-Thani, grande mediatore dell’intesa, ha auspicato che la pausa concordata da Hamas e Israele possa condurre a “un accordo globale” per la “fine della guerra” e a “colloqui seri per un processo di pace globale e giusto in conformità con le risoluzioni di legittimità internazionale”. (di Corrado Accaputo)