Acconto Pac dimezzato, costi e tassi interesse in aumento
Roma, 22 nov. (askanews) – Il comparto del latte è in crisi di liquidità e guarda con preoccupazione al futuro. “L’acconto della Pac, a chi è arrivato, è dimezzato rispetto al passato, mentre le spese sono aumentate – commenta preoccupato Alfredo Lucchini, presidente della sezione lattiero-casearia di Confagricoltura Piacenza – In passato l’acconto Pac ci aiutava ad affrontare le spese di fine anno, invece quest’anno manca liquidità. Anche a causa dell’aumento dei tassi di interesse, che ha portato a chi ha investito ad essere ostacolato invece che supportato. I nostri piani sono saltati”.
“Ben poco servono i piani sulle energie alternative – aggiunge – perché gli aumenti delle bollette insieme al pesante incremento dei tassi annulla i piani di rientro che erano stati fatti. Non è possibile così fare bilancio con le energie rinnovabili e neppure si riesce a tagliare sui costi dei fattori produttivi, che di fatto subiamo”.
I cereali, soprattutto quelli d’importazione che servono all’alimentazione del bestiame, stanno salendo e il gasolio è arrivato a cifre proibitive. “La gestione è già portata al massimo dell’efficienza – riflette Lucchini – con tutta l’innovazione introdotta. A breve inizieranno svanire gli effetti positivi dell’agricoltura 4.0 che ha consentito sgravi importanti sulla manodopera e dovremo tornare a sostenere i costi vivi del lavoro che prima erano convertiti in innovazione”.
Il prezzo del latte cede gradualmente da diversi mesi, mentre i costi registrano la tendenza opposta. “Le quotazioni del latte spot – precisa però Lucchini – sono in crescita, i derivati anche e le quotazioni dei formaggi dop permangono interessanti”. La quotazione del latte spot italiano è arrivata a 55,8 c/kg (12/11/2023). Secondo dati della Commissione UE, su base mensile, i prezzi delle principali commodity UE lattiere hanno guadagnato terreno a eccezione del cheddar: butter scambiato a 508/100 kg (+4,8%), SMP a 262/100 kg (+2,0%), WMP a 365/100 kg (+3,4%).
“Nonostante ciò – prosegue Lucchini – non riusciamo a trasferire le opportunità di mercato sui prezzi alla stalla, così come non siamo in grado di farlo con i costi. Temiamo un ulteriore ridimensionamento del numero degli allevamenti – conclude – un accentramento delle produzioni su chi, per cercare di fronteggiare questa situazione economica, decide di investire pesantemente e ampliarsi nonostante la situazione completamente avversa, scommettendo come se fosse un gioco d’azzardo”.