Presidente di Villa Sandi ad askanews: 2023 anno di consolidamento

Milano, 26 ott. (askanews) – Il Gruppo vitivinicolo trevigiano Villa Sandi, di proprietà della famiglia Moretti Polegato, ha sede in uno splendido edificio in stile palladiano risalente al 1622 a Crocetta del Montello (Treviso), che è stato acquistato alla fine degli anni Settanta e che da due anni è segnalata tra le “World’s Best Vineyards”. L’azienda conta su circa duecento ettari di proprietà, a cui se ne sommano altri duemila controllati tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, con al centro cinque Tenuta, la più piccola e preziosa delle quali è La Rivetta a Cartizze, il “Grand Cru” del Prosecco. Alle Tenute, va aggiunta Borgo Conventi, storica azienda vitivinicola di 30 ettari nel Collio acquisita nel 2019.

Villa Sandi è oggi l’azienda privata più importante del Prosecco, arrivata a produrre circa 33 milioni di bottiglie all’anno, il 40% delle quali di Prosecco Doc e un altro 30% tra Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Docg. Un gigante insomma, uno dei simboli non tanto di un vino, ma di un fenomeno planetario, dato che nel 2022 il cosiddetto Sistema Prosecco (formato dalla Doc e dalle due Docg) ha prodotto in totale circa 765 milioni di bottiglie per un controvalore complessivo che si aggira attorno ai 3,7 miliardi di euro.

Il 2022 della Cantina di Crocetta del Montello (Treviso) è stato chiuso con un fatturato record di 145 milioni di euro, +20% sul 2021, con una crescita del 70% negli ultimi cinque anni. Numeri importanti ottenuti anche grazie all’export in 130 Paesi, che oggi rappresenta circa il 65% del fatturato complessivo. “Il 2022 è stato un anno al di là di ogni più rosea aspettativa, per noi ancor più che per altri” afferma ad askanews il presidente di Villa Sandi, Giancarlo Moretti Polegato, spiegando che le chiavi di lettura “del nostro successo sono quella di puntare su una grande diversificazione, coprendo tutti i mercati, dal consumo fuori casa fino alla grande distribuzione, con il marchio La Gioiosa che fornisce tutte le grandi catene al mondo, e quella di aver sempre scommesso molto sulla qualità. Noi abbiamo l’intera filiera – aggiunge – e curiamo dalla vigna alla bottiglia, e ogni anno cerchiamo di alzare l’asticella della qualità”.

Dopo il triennio 2020-2022 di forte e costante espansione, per il mondo del vino l’anno che stiamo vivendo appare più contratto a causa della difficile congiuntura economica e la complessa situazione internazionale. “Il 2023 è un anno di consolidamento, perché non possiamo, noi e tutti gli altri, pensare di crescere ai ritmi dell’ultimo triennio e in particolare a quelli del 2022” continua il presidente, evidenziando “però siamo fiduciosi, il terzo trimestre ha ripreso a tirare e l’horeca, trainata dai tantissimi turisti stranieri e dal bel tempo che ha prolungato la stagione estiva, ha compensato qualche rallentamento nell’export”. “Un imprenditore deve essere positivo e credere nel lavoro che fa – chiosa – vino e cibo sono di moda nel mondo e il ‘Made in Italy’ ci salverà anche da questa difficile situazione internazionale”.

Ora gli occhi sono puntati a quest’ultimo trimestre del 2023, quello che con le feste di Natale e Capodanno può fare la differenza soprattutto per i produttori di bollicine. “Il Prosecco non è un bene di lusso, ha un prezzo democratico a portata di tante famiglie, c’è la Doc per chi vuole spendere meno, la Docg per spendere un po’ di più fino al Cartizze che è il Cru: è per tutte le tasche, tanto è vero che tutto il mondo Prosecco quest’anno perderà tra il 2 e il 3% a volume: rispetto ad altri vini direi che possiamo essere soddisfatti”. Le previsioni indicano infatti che il calo maggiore di volumi riguarderà proprio la fascia più alta di prezzo, quella del Conegliano Valdobbiadene Docg di cui l’anno scorso sono state vendute poco più di 100 milioni di bottiglie. “Si è venduta l’intera produzione, come succederà più o meno quest’anno, in cui, tra l’altro, c’è meno quantità del 2022: comunque quello che si produce si vende” aggiunge il presidente, sottolineando che per questa Docg “siamo arrivati al punto di massima produzione e, come accade sempre in questi casi, si eleva il valore: l’aumento di prezzo dell’anno scorso è dovuto proprio al fatto che non si poteva crescere in volume”.

“Il Prosecco non è una moda, né è tantomeno passeggera, è in una fase di consolidamento: ci sono mercati maturi come la Germania e la Gran Bretagna, e diversi Paesi che possono potenzialmente aumentare il consumo, come ad esempio gli Stati Uniti e poi certamente il Far East” continua, evidenziando però che “tra tutte e tre le Denominazioni non c’è più possibilità di aumentare i volumi, siamo arrivati al tetto massimo della produzione, quindi sposteremo l’export da un Paese all’altro, compensando il calo di uno con l’aumento di un altro. Per questo – chiosa – è fondamentale avere un gran numero di Paesi nei diversi Continenti”.

Nonostante la crescita in volumi e in valore registrata in questi anni dal Prosecco nelle sue varie declinazioni, e la riconoscibilità del nome di questo vino in (quasi) tutto il mondo, quest’anno ha ripreso vigore la storica diatriba tra i produttori di collina e quelli di pianura, tra Docg e Doc. Circa 230 Cantine delle Docg non accettano infatti diciture generiche come “Prosecco hills” (e a cascata “Prosecco marathon” e “Prosecco cycling”) e i cartelli dello stesso tipo che accompagnano il Cammino Unesco, pretendendo che “nella comunicazione del nome e delle immagini del nostro territorio” si usi sempre e solo Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, richiamando polemicamente il proprio Consorzio a vigilare sul “rispetto della legalità”. “Nei giorni scorsi, il ministero dell’Agricoltura ha convocato i presidenti dei tre Consorzi per cercare di evitare scontri inutili e dispendiosi” spiega Giancarlo Moretti Polegato, terza generazione al comando di Villa Sandi che tiene i piedi in tutte le scarpe del mondo Prosecco, sottolineando che “noi dobbiamo presentarci al mondo con un messaggio univoco per far capire che cosa è il Prosecco nelle sue varie Denominazioni, in maniera chiara senza che ci siano confusioni tra uno e l’altro”. “Penso che questa convocazione sia un primo passo per mettere fine a questa davvero inutile litigiosità” prosegue, aggiungendo che “si può e si deve trovare il modo di dialogare, non dico di fare un Consorzio unico perché questo oggi è impossibile, ma si deve lavorare sulla promozione e la comunicazione come si era fatto con il Sistema Prosecco, per la tutela del marchio nel mondo la cui spesa è sostenuta da tutti e tre i Consorzi insieme”.

Una delle incognite che gravano maggiormente sul futuro del vino è rappresentata dal cambiamento climatico, che negli ultimi due anni ha determinato nel nostro Paese lunghi periodi di grave siccità alternati a prolungate e violente piogge che hanno contribuito ad alimentare diverse malattie fungine. “Per quanto riguarda la nostra vendemmia, la quantità, diversamente dalle previsioni, è più o meno la stessa dell’anno scorso, e siamo ottimisti anche sulla qualità, a dimostrazione che la vite è una pianta che si adegua abbastanza bene ai cambiamenti climatici” spiega Moretti Polegato ad askanews, sottolineando che “di certo dobbiamo continuare sulla strada della ricerca: noi facciamo parte di un gruppo di aziende che si chiama ‘Wine research team’ (Wrt), che sta sperimentando dei portainnesti che possono ridurre del 40% l’acqua necessaria alla vite che ne consuma 7-8 litri. Questo territorio ci ha dato molto e noi dobbiamo rispettarlo – conclude – e per questo che sono vent’anni che lavoriamo sulla sostenibilità, tanto è vero che tutti i nostri vigneti sono certificati ‘biodiversity’, con una conduzione della vigna rispettosa dell’ambiente, dei frutti che produce e degli animali che ci vivono”.

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