Sono 60 milioni gli italiani all’estero e i loro discendenti
Roma, 12 ott. (askanews) – Gli italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti sono circa 60 milioni. Una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa, voglia di conoscere e vivere in pieno l’Italia. Questo segmento riconducibile al turismo delle radici potrebbe generare una spesa annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro. Lo ricorda Confcommercio, che al Ttg di Rimini ha dedicato un convegno al tema, nell’anno che è stato dichiarato l’anno delle radici, alla luce di uno specifico progetto del PNRR che prevede il Turismo delle radici tra le voci di investimento, creando un’occasione irripetibile per il settore.
Della vasta comunità italiana all’estero l’84% conosce bene l’italiano e 9 su 10 lo parlano in famiglia. L’82% mangia abitualmente cucina italiana. Solo il 12% non è mai venuto in Italia, 6 su 10 sono venuti o tornati più volte nel corso degli anni. 3 su 10 dedicano al viaggio in Italia 1 o 2 settimane per visitare parenti e luoghi di origine. La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% prevede di pernottare a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e un ulteriore 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. 2.300 euro per persona il budget che il turista mette a disposizione, che diventano 3.700 per chi si allunga fino a un mese.
C’è anche un identikit dell’italiano/turista delle radici che permette di identificare 4 cluster ben precisi. Il Nostalgico: migrante di prima generazione. Legame con l’Italia strettissimo, parla italiano e si sente italiano all’estero. Il viaggio delle radici è un must: un desiderio di condividere con la famiglia la propria storia. Nel viaggio si è guide di se stessi. Si sa dove andare e come muoversi. L’Ambassador: viene spesso in Italia per motivi lavorativi. Si sente italiano. Organizza da solo i propri viaggi anche con la famiglia. E’ una persona che ha una buona influenza nella propria comunità di adozione e che è un vero e proprio testimonial di italianità all’estero.
L’Italo-…: italiano di seconda generazione, che non si definisce solo italiano ma italo-(americano, argentino, brasiliano..). Approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Il viaggio in Italia significa rivedere i luoghi di origine, i borghi, le case, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati. Questo turista ha bisogno di percorsi programmati e di vivere esperienze di italianità. Il Curioso: è il giovane italiano nato all’estero che vuole vivere l’italian style e desidera venire in Italia per fare esperienze immersive non necessariamente legate alla volontà di riscoprire le proprie radici genealogiche. E’ un target con un profilo più turistico, che non si sente italiano, ma che desidera fare esperienza di italianità che gli sono state veicolate tramite anche filmografia e social.
Sono alcuni significativi dati emersi da un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità ‘italiche’ di 8 paesi – Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti – e dallo studio di TRA Consulting sull’impatto del turismo delle radici sull’economia nazionale.
La lingua come elemento identitario delle comunità indagate è il primo fattore determinante. Nonostante l’84% degli intervistati dichiari di conoscerla bene o abbastanza bene, e 9 su 10 la parlino in famiglia almeno ogni tanto, l’interesse ad approfondirla è ben presente in 8 intervistati su 10, soprattutto tra i discendenti dei nostri emigrati nati all’estero. Stesso ruolo è riconosciuto alla cucina: l’82% dichiara di mangiare italiano abitualmente, o comunque ogni volta che è possibile.
Avvicinandosi di più alla sfera turistica, l’Italia esercita su questa comunità un magnetismo che va anche oltre quello che ci si potrebbe attendere. Solo il 12% degli intervistati non è mai stato in Italia, e 6 su 10 sono venuti o tornati più volte nel corso degli anni: soprattutto fra i nati nel nostro Paese e i loro partner, mentre la propensione a venire in Italia scende col passare delle generazioni per ritornare significativa – il 63% dei casi – fra coloro che, pur non essendo certi di avere origini del nostro Paese, ne sono incuriositi e stanno cercando di ricostruirle.
L’incontro con la famiglia e la visita dei luoghi di origine sono sì motivazioni del viaggio, ma alla pari dell’attrazione per la bellezza del Paese nel suo complesso e della passione per la cucina. Il risultato è un itinerario composito, per il quale 3 intervistati su 10 mettono a disposizione tra 1 e 2 settimane e altrettanti addirittura dai 15 ai 30 giorni, anche se il 40% ammette di unire un passaggio anche in altri Stati europei. Numeri che non si modificano più di tanto neanche quando, al campione intervistato, si chiede come programmerebbero un viaggio delle radici vero e proprio, con contenuti quindi fortemente improntati alla ricerca delle proprie origini.
Anche in questo caso, infatti, la scelta è quella di riservare alla visita dell’Italia in generale, e delle sue attrazioni, il 55% del tempo a disposizione, pur dedicando il resto ai luoghi di origine della famiglia di provenienza. Superato anche il pregiudizio sul tipo di alloggio prevalentemente programmato: solo il 27% prevede di pernottare a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e un ulteriore 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. Ne consegue un budget messo a disposizione – per una vacanza che quasi 4 su 10 pianificano di 1 o 2 settimane – di 2.300 euro per persona, che diventano 3.700 per chi si allunga fino a un mese: cifre di tutto rispetto, anche se il costo del trasporto incide notevolmente sulle medie calcolate a secondo del Paese da cui si parte.
In sintesi, turisti con la ‘T’ maiuscola e a tutto tondo, attratti principalmente dall’Italia nel suo complesso: dalla cucina alla cultura, allo shopping – di produzioni però rigorosamente italiane – alla lingua. E soprattutto, alla ricerca di esperienze immersive: scuole di cucina e spettacoli teatrali, oltre a eventi culturali in genere, che risultano al centro dell’attenzione per 7 su 10, ma anche corsi di italiano durante la permanenza, indicati come molto o abbastanza interessanti dal 62% del campione.
La mancanza di una base statistica solidamente dedicata a questo specifico segmento è la constatazione da cui prende avvio il secondo approfondimento presentato, quello sulle potenzialità d’impatto in termini economici. Riuscire ad andare oltre la macro categoria motivazionale ‘visite a parenti e amici’ rilevata da Banca d’Italia e su cui si basano, fino ad oggi, molte delle analisi di spesa sul turismo delle radici, costituirebbe un significativo passo in avanti.
In coerenza anche con i risultati dell’indagine di SWG, la strada proposta da TRA Consulting, partendo sempre dai dati di Banca d’Italia, è quella di tenere conto dell’opzione ‘visita a parenti e amici’ anche quando questa è espressa come motivazione secondaria, considerando però che parte dei viaggi operati verso l’Italia con tale obiettivo non sono in alcun modo riconducibili a turismo delle radici.
Va poi inserita nel calcolo, per ciascun Paese di provenienza, la combinazione di due ulteriori elementi: l’incidenza percentuale della comunità ‘italica’ sulla popolazione, e la capacità di quel Paese di generare flussi turistici diretti verso l’estero.
Adottando tale metodologia, la spesa annua in Italia del solo segmento riconducibile al turismo delle radici si avvicinerebbe a 8 miliardi di euro, di cui il 55% sarebbe generato dai soli 8 Paesi oggetto degli approfondimenti presentanti. Si andrebbe quindi ben oltre i 6,74 miliardi di euro attribuiti da Banca d’Italia nel 2022 alla macro voce ‘visita a parenti e amici’.
In conclusione, flussi significativi e non sempre adeguatamente rilevati, caratterizzati da ottimi livelli di spesa media, alto grado di fedeltà alla destinazione Italia, rilevante motivazione esperienziale e impatto diffuso sull’economia, sono alcuni degli elementi che caratterizzano il turismo delle radici dove il nostro Paese, in virtù della numerosità e diffusione delle comunità all’estero, è chiamato a giocare un ruolo che pochi ancora riescono ad intravedere in tutte le sue importanti dimensioni.
Guardare al 2024 – anno delle radici italiane – non come punto di arrivo, ma come base di partenza per sviluppare una strategia del Sistema Paese dedicata a questo segmento, ascoltandone le esigenze specifiche e presentando servizi dedicati, è dunque la strada per trasformare un singolo evento in un’opportunità di lunga durata.