Padre Alsabagh: “La violenza chiama sempre violenza”

Roma, 11 ott. (askanews) – “La situazione è triste, vediamo il terrore sui volti della gente. Sentiamo i caccia e i missili, le sirene che suonano. Ho appena ricevuto un messaggio delle autorità che chiedono a tutta la popolazione, qui al Nord, di non uscire dalle abitazioni perché c’è il rischio che arrivino droni o deltaplani o paracaduti dalla frontiera Nord. C’è preoccupazione per la possibile estensione del conflitto anche qui a Nord”. E’ il racconto ad askanews di padre Ibrahim Alsabagh, francescano della Custodia di Terra Santa, per oltre 8 anni parroco di Aleppo e ora parroco a Nazareth.

“Gli attacchi potrebbero arrivare fino a noi dal Libano – dice – e c’è il grande rischio e la paura che il conflitto si estenda. Vediamo i corpi senza vita, la distruzione, la sofferenza di tanti, già la sentiamo nel cuore. La violenza richiama sempre altra violenza. Come dice il Papa – prosegue padre Ibrahim – alla fine del conflitto non ci sono vincitori. La guerra è sempre una sconfitta”.

“Mi metto nei panni di chi vive nei Kibbutz, sulle frontiere di Gaza, che hanno sofferto la perdita dei loro figli con questa violenza inaccettabile da parte di questi gruppi di fondamentalisti e terroristi. Dall’altra parte mi metto nei panni degli abitanti di Gaza che vivevano già il terrore di questi gruppi che controllavano tutto. Soffriamo con l’ebreo aggredito e con il bambino o la donna di Gaza. Tutti sono i nostri vicini, soffriamo e preghiamo per tutti”, conclude il francescano.

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