Vicepresidente Federvini ad askanews: mi aspetto 2024 di sacrificio

Milano, 9 ott. (askanews) – “Definirei il 2023 l’anno della grande correzione, arriviamo da un 2021 e un 2022 di euforia, in parte trasferitesi nel 2023 per quanto rigurda il ‘fuori casa’, ma assente nell’off trade’, dove l’impatto dell’inflazione è stato molto forte e ha creato una contrazione dei consumi significativa non solo in Italia ma in tutto il mondo. Questa contrazione dei consumi sta portando anche ad una forte fase di ‘destocking’ in alcuni mercati di riferimento per il nostro Paese, come Stati Uniti, Canada e Cina. Una fase che probabilmente dopo il primo semestre ha incominciato a scemare ma che ha impattato fortemente sulle spedizioni all’estero di tutto il sistema Paese. Parlo di estero perché in Italia invece il problema dell’accumulo di scorte non è così marcato. Lo ha detto ad askanews Ettore Nicoletto, presidente e Ceo di Angelini Wines & Estates e vicepresidente di Federvini, intervenuto questa mattina a “Casa Masaf” a Milano per un incontro nell’ambito della “Wine Agenda” organizzato da Federvini alla “Milano Wine Week”.

“Dunque il 2023 è un anno difficile, anche perché non credo che vedremo dei grandi miglioramenti nell’ultimo trimestre, ma che ritengo dobbiamo accettare perché nel 2021 e 2022 abbiamo ottenuto sicuramente molto di più di quanto ci si potesse aspettare” ha proseguito Nicoletto, sottolineando “quindi credo che dovremo fare una media tra 2021-22-23 per capire come siamo usciti dallo choc pandemico”.

In una situazione complessa come l’attuale, è certamente difficile pensare ad un’inversione di tendenza per il mercato del vino nel 2024 e infatti, al momento, le previsioni sono piuttosto fosche. “Fintanto che i tassi rimangono così alti e si susseguono eventi che destabilizzano il quadro geopolitico (la guerra in Ucraina e l’attacco di Hamas in Israele), c’è un quadro di incertezza che non può non impattare sul ‘sentiment’ degli operatori economici” ha aggiunto Nicoletto parlando con askanews, ricordando inoltre che “in quanto bene voluttario, il vino paga di più rispetto ad altre merceologie”.

“Mi aspetto quindi che il 2024 sia un anno di sacrificio: dovremo lavorare molto sull’efficienza e sull’ottimizzazione dei costi, per cercare di controbilanciare un altro anno di difficoltà sul piano della ‘top line’ e quindi della crescita dei ricavi” ha proseguito il manager, sottolineando che la situazione si complicherebbe ulteriormente “se perdura l’inflazione e sopratutto se continua questa politica molto restrittiva sui tassi di interesse, che soprattutto per chi ha un indebitamento finanziario alto pesano tantissimo”. “Nel settore del vino ci sono parecchie realtà che sono fortemente patrimonializzate, che hanno dovuto fare sforzi importanti dal punto di vista finanziario e che si trovano oggi due volte gli oneri finanziari rispetto a un anno fa” ha continuato, concludendo che “poi c’è tutto il tema del circolante e anche quello va gestito con oculatezza”.

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