Salta anche il voto sui giudici costituzionali mancanti. “Non c’è il clima”

Roma, 29 gen. (askanews) – Parlamento in stand by in attesa che il governo decida chi e quando debba riferire sulla vicenda Almasri: Camera e Senato torneranno a riunirsi soltanto quando le rispettive conferenze dei capigruppo, convocate per martedì 4 febbraio, avranno calendarizzato una nuova informativa dopo che quella dei ministri Nordio e Piantedosi che si sarebbe dovuta tenere oggi è saltata.

“Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda. Semplicemente rimandiamo di qualche giorno”, ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, secondo il quale “al momento non è opportuno” che a riferire siano i ministri della Giustizia e dell’Interno, né la premier Giorgia Meloni, da ieri iscritti sul registro degli indagati in seguito alla denuncia di Li Gotti che ipotizza i reati di favoreggiamento personale (nei confronti del generale libico) e peculato (per l’uso dell’aereo di stato per il rimpatrio). Il guardasigilli e il titolare del Viminale, d’altronde, hanno giustificato la loro assenza oggi in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio”.

Non è escluso che alla fine a riferire sulla vicenda possa essere lo stesso Ciriani. Il suo nome come sostituto dei ministri indagati era circolato questa mattina alla Camera e poi proposto all’opposizione dal presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso della capigruppo. In realtà, come ha spiegato lo stesso ministro, “è stato un equivoco, non c’è mai stata una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo le decisioni del governo”.

Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni chiarisca in Parlamento e non via social i passaggi che hanno portato al rimpatrio del libico nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale. La protesta contro l’annullamento delle informative di Nordio e Piantedosi ha tenuto banco per tutta la mattinata nelle aule di Camera e Senato. Incandescente il clima a Palazzo Madama dove Pd, M5s e Avs hanno lasciato l’emiciclo dopo l’intervento del senatore di FdI Alberto Balboni che ha parlato di una “certa magistratura che umilia il Parlamento” e che “si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia”.

“Il governo continua a scappare e a umiliare il Parlamento indipendentemente dalla vicenda giudiziaria. Per noi non esiste la motivazione che siccome sono stati iscritti al registro degli indagati non possono venire in Parlamento. Santanchè è venuta per ben due volte con delle indagini in corso. Chiediamo vengano loro e si assumano la responsabilità di quanto accaduto. Quello che si è verificato oggi non è archiviabile”, ha ricordato la presidente dei deputati Pd Chiara Braga.

La sospensione dei lavori fino a nuova capigruppo fa saltare per l’ennesima volta anche il voto sui giudici costituzionali fissato per domani: sarebbe stato il quattordicesimo scrutinio per l’elezione di un giudice e il quinto scrutinio per l’elezione di tre giudici. D’altronde, ammette Ciriani, “il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan e comunque il presidente della Camera ha già deciso che domani non si fa nulla. Ha tagliato la testa al toro”.

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