L’organizzazione all’annual meeting Connact a Bruxelles

Roma, 16 gen. (askanews) – “Ridurre l’allevamento e le attività ad esso collegate sarebbe un grave rischio per la nostra sicurezza alimentare e sociale, evitiamo di mettere in crisi il nostro settore zootecnico come l’automotive” così Michele Spangaro intervenuto a Bruxelles all’annual meeting di Connact in rappresentanza di Carni Sostenibili, l’organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi in Italia (Assica, Assocarni e UnaItalia).

Si stima che nel mondo oltre 1,3 miliardi di persone abbiano la loro principale fonte di sostentamento e reddito nell’allevamento del bestiame e, secondo le ultime stime FAO, la domanda di proteine animali crescerà del 21% entro il 2050, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Oggi in Europa il settore agricolo vale 537,1 miliardi di euro, di cui circa il 40% proviene dall’allevamento e dai prodotti di origine animale (214,3 miliardi di euro). Inoltre, il settore zootecnico dà lavoro a 4 milioni di persone.

A margine dell’annual meeting di Connact, la piattaforma di eventi che fa incontrare il settore privato con le istituzioni, Spangaro ha detto: “smantellare il nostro sistema agroalimentare per assecondare ideologie senza alcun fondamento scientifico rischia di mettere l’Europa in una condizione di dipendenza da Paesi Terzi, che operano con standard di sicurezza e ambientali non comparabili ai nostri”.

“Non c’è dubbio – continuano da Carni Sostenibili – che la sostenibilità nel campo delle produzioni animali costituisce un argomento complesso e dibattuto, ma il nostro comparto può rappresentare parte della soluzione fornendo cibo sostenibile e presidiando il territorio”. Dal 1990 ad oggi, infatti, il sistema zootecnico italiano ha registrato una progressiva diminuzione delle emissioni e nel mondo negli ultimi 30 anni il comparto agricolo ha sfamato quasi 2,5 miliardi di persone in più riducendo le emissioni pro-capite di circa il 20%. “Purtroppo – ha concluso Spangaro – stiamo assistendo a politiche commerciali travestite da nutrizionali, per creare una Dieta Universale. Che parrebbe anche essere una soluzione efficace ma di fatto minaccia la libertà di scelta e promuove un’uniformità dei consumi. La Dieta Universale benché attraente per alcune grandi aziende, costituisce una seria minaccia perché di fatto distrugge tutte le diete tradizionali che rappresentano il patrimonio eno-gastronomico di ogni Paese, come ad esempio la Dieta Mediterranea”.

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