Nuova fumata nera. Problemi su nome di Forza Italia e su profilo condiviso
Roma, 14 gen. (askanews) – Doveva essere la volta buona per completare il plenum della Corte costituzionale appena in tempo per il 20 gennaio, data in cui si deciderà sui referendum su Autonomia, cittadinanza e jobs act. E invece è finita con l’ennesima sfilza di schede bianche e l’ennesimo nulla di fatto nonostante, per la prima volta, il quorum fosse sceso a tre quinti per tutti e quattro i giudici da eleggere.
La nuova convocazione del Parlamento in seduta comune, nonostante gli occhi attenti del Quirinale, non serve a sbloccare lo stallo tra maggioranza e opposizione. Regge lo schema che vuole un giudice in quota Fdi, un altro per Forza Italia, un terzo per il Pd e un quarto ‘condiviso’. E tuttavia le serrate trattative delle ultime ore non sono bastate a trovare la quadratura del cerchio sui nomi. E non è detto affatto che le prossime saranno più fruttuose. Tanto che “allo stato”, come spiega una fonte autorevole, è altamente probabile che la nuova convocazione ipotizzata per giovedì non si tenga, lasciando slittare tutta la pratica almeno alla settimana prossima. La decisione dovrebbe essere assunta nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio convocata per mercoledì mattina alle 9.
E’ stata anche una giornata di rimpalli e accuse reciproche, sui perchè e i come dello stallo. Di certo sul piatto ormai ci sono due nomi: da tempo quello di Francesco Saverio Marini per Fratelli d’Italia mentre nel Pd si sarebbe ormai consolidata la posizione dell’accademico dei Lincei, Massimo Luciani.
Non c’è ancora il profilo indicato di Forza Italia che però si difende dall’accusa, insinuata dalle opposizioni, di essere la causa dell’impasse. “Il nome lo indichiamo in un attimo”, assicura il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli. Ci sarebbe una terna di ‘papabili’, anche se il nome che continua a girare con insistenza è quello di Andrea Di Porto, docente alla Sapienza ma, soprattutto, avvocato di Fininvest. Un nome che anche qualcuno a palazzo Chigi avrebbe considerato troppo sovrapponibile con gli affari della famiglia Berlusconi. Sarebbero invece ormai fuori dai giochi i due parlamentari azzurri, Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin.
Ma l’intesa non sarebbe stata raggiunta nemmeno sul ‘quarto’ nome. In realtà, a sentire la campana del centrodestra, il problema sarebbe tutto lì. “L’opposizione ha fatto saltare ieri l’accordo su Gabriella Palmieri Sandulli perché notizie di stampa la descrivevano nome gradito a Forza Italia. Io nemmeno la conosco”, spiegava in Transatlantico Maurizio Gasparri, tentando di avvalorare una tesi che appare però piuttosto debole visto che l’ipotesi di una candidatura dell’avvocato dello Stato circolava ormai da giorni. Che ci sia un problema anche sul profilo condiviso, tuttavia, lo conferma nella sostanza anche il leader del M5s, Giuseppe Conte. Se la maggioranza vuole scegliersi il giudice bipartisan, spiega, “non ci stiamo”.