“La comunità italiana qui è interessante e di grande qualità”

Roma, 23 dic. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Nei giorni scorsi il Comites Istanbul ha festeggiato i suoi primi tre anni di vita. Nell’occasione askanews ha incontrato la sua presidente, Emmy Di Gioia, avvocata italo-turca, 45 anni, ammessa all’Ordine degli Avvocati di Palermo e residente a Istanbul dal 2012. I Com.It.Es – Comitati per gli italiani all’estero – sono organi rappresentativi elettivi che si possono costituire per legge nelle circoscrizioni consolari con almeno 3 mila italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero).

Emmy raccontaci la tua storia, quando sei arrivata a Istanbul.

‘Io sono mezza turca, la mia mamma è turca, il mio papà era italiano. Sono cresciuta a Palermo, ma non ho mai perso il rapporto con la Turchia perché in estate venivo sempre a trovare i miei nonni materni. La prima volta che venni qua avevo quattro mesi più o meno. Venivo ogni anno e questo mi ha permesso di conoscere meglio la cultura turca e di imparare la lingua. Mi sono trasferita qui nel 2012, quando ho ricevuto una proposta dal più antico studio legale della Turchia, fondato nel 1907. Per me questa è stata una buona opportunità, ma ero venuta qui per gioco. Il mio intento non era quello di trasferirmi in Turchia, pensavo piuttosto all’Inghilterra. Avevo appena fatto lo IELTS all’Anglia Ruskin University di Cambridge. Poi per caso ho ricevuto questa proposta e mi sono detta ‘perché no’. In effetti non avevo mai vissuto appieno la città di Istanbul, e mi sono detta che poteva essere un modo per riscoprire un po’ anche le mie radici, immergendomi nella realtà locale. E alla fine poi sono rimasta. Nel 2017 ho fondato il mio studio legale e mi occupo prettamente di rapporti tra Italia e Turchia. Una bella soddisfazione, perché una delle frustrazioni maggiori che avevo quando ero in Italia era l’impossibilità di utilizzare il turco nel mio lavoro. Era ed è tuttora una lingua di nicchia. Poi è arrivata questa opportunità e l’ho colta’.

Al tuo lavoro di avvocata affianchi l’attività nel Comites, in cosa consiste.

‘Quella dei Comites è una realtà poco conosciuta in Italia e all’estero. Si ignora anche il suo profilo semi-istituzionale, disciplinato per legge, rispetto a tutte le altre associazioni di connazionali all’estero o a quelle di categoria, di professionisti e di imprenditori. Il Comites, ha come focus quello di rappresentare le esigenze dei connazionali iscritti all’Aire nei confronti della rappresentanza diplomatica di riferimento, e se ben inserito nel contesto locale può essere pure un buon motore insieme agli altri rappresentanti del sistema Italia’.

‘Il Comites Istanbul è di ultima creazione, è uno dei più giovani essendo stato costituito tre anni fa. In precedenza ce n’era stato un altro nel periodo 2004-2006, ma di nomina consolare. Noi ora siamo un Comites elettivo e rappresentiamo oltre 4 mila cittadini italiani iscritti all’Aire nella nostra circoscrizione consolare. Una comunità, quella italiana di Istanbul, in crescita. La Turchia, anche se viene considerato europeo, non lo è ufficialmente, per cui ci sono delle ondate di andata e di ritorno, dipende un po’ anche dalla situazione in cui si trova il paese. Non è una comunità molto grande, ma è una comunità di grande qualità, con grandi profili professionali, culturali, artistici imprenditoriali. Ce sono alcuni che hanno fatto la storia della Turchia e di Istanbul. È una comunità molto interessante, e il nostro Comites è stato costituito in modo da poter rappresentare la eterogeneità sociale della comunità. Noi abbiamo rappresentanti italo-levantini, comunità molto rilevante dal punto di vista storico, un rappresentante della comunità ebraica italiana, e una rappresentanza di turchi di discendenza italiana, i quali hanno il doppio passaporto ma non conoscono molto la lingua e la nostra cultura ed alcuni che si sono stanziati in loco per motivi personali o di lavoro. Cercano però di mantenere o riscoprire i loro legami di origine con l’Italia, anche partecipando ai nostri incontri e alle nostre iniziative. Stiamo anche pensando di attivare dei corsi di italiano per loro’.

Qual è il bilancio di questi primi tre anni di vita del Comites Istanbul.

‘Nel nostro primo anno di vita ci siamo regolamentati e abbiamo cercato di capire cosa facevano gli altri Comites, non avendo noi esperienze pregresse. Dovevamo capire quali erano le nostre prerogative e le iniziative che ci competevano. Poi siamo stati molto fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di conoscere, qui a Istanbul, il ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, direttore generale della Farnesina per gli italiani all’estero e le politiche migratorie. È stato un bell’incontro e abbiamo avuto con lui altri colloqui da remoto, e lui ci ha detto di aver avuto una buona impressione dell’attività che abbiamo svolto’.

‘Purtroppo non è semplice raggiungere i connazionali sul territorio perché c’è un vulnus nella norma che non ci permette di accedere alle liste degli iscritti all’Aire. Non abbiamo l’elenco, è riservato per la normativa sulla privacy, quindi stiamo cercando strenuamente di promuovere delle attività, o anche degli accordi con aziende o enti per offrire beni e servizi alla comunità, in modo tale da poterli andare a scovare, diciamo, ma non è certo semplice perché il territorio di Istanbul è molto vasto. Istanbul è una bellissima città che conta 20 milioni di abitanti, una metropoli in fermento, con una popolazione molto giovane e molto curiosa, anche di ciò che avviene in Europa. Il territorio urbano, suddiviso in una parte asiatica e una parte europea, è molto vasto al suo interno, decine e decine di chilometri. Quindi per noi è una bella scommessa, anche molto interessante, speriamo di riuscire a raggiungerli tutti. Il mandato è di cinque, oggi (sabato 14 dicembre, ndr.) festeggiamo tre anni e siamo molto felici. È stato un lavoro molto interessante, dal punto di vista umano e professionale: siamo cresciuti nel tempo, ci siamo conosciuti meglio tra noi consiglieri, ed è diventato un lavoro di gruppo dove ciascuno mette la propria professionalità a disposizione degli altri, perché noi lavoriamo pro bono’.

Che attività avete svolto?

‘Abbiamo organizzato diversi eventi interessanti. Importante è stata una tavola rotonda che abbiamo organizzato lo scorso maggio, sotto l’egida dell’Ambasciata e del Consolato generale. Una tavola imprenditoriale che ci era stata richiesta espressamente per discutere tutti insieme, de visu, delle difficoltà che i nostri imprenditori incontrano in Turchia e fare il punto della situazione. Abbiamo organizzato poi un itinerario culturale qui a Istanbul, nel centro della città, su ‘Tracce e percorsi italiani. Un ambiente urbano multiculturale’, che ci ha fatto scoprire in tre giornate diverse tutti i monumenti storici, anche italiani, che sono sul territorio (le chiese, i palazzi delle associazioni). Una iniziativa gradita che ha avuto un largo seguito nella comunità. Poi abbiamo fatto un incontro su un tema femminile, abbiamo organizzato per l’8 marzo un concerto con una pianista donna italiana, alla scoperta delle compositrici donne, questo in collaborazione con l’Istituto di Cultura e il Soroptimist International, un club di donne. Poi ancora un incontro sulla sostenibilità: abbiamo invitato tre aziende multinazionali a discutere dell’argomento e delle ultime ricerche in atto. Abbiamo organizzato anche incontri conviviali itineranti sul territorio per conoscerci meglio tra connazionali. Ora per Natale vorremmo andare a incontrare gli anziani di una casa di cura qui a Istanbul e mangiare un panettone con loro. Stiamo organizzando, e poi vorremmo fare un brindisi per l’inizio dell’anno. Ma il risultato più importante, raggiunto quest’anno, sono le convenzioni stipulate con un ospedale, un laboratorio di analisi, e un rivenditore di cibo per celiaci, per offrire ai nostri connazionali qui beni e servizi a un prezzo ribassato. Prima esisteva l’Ospedale italiano, che offriva un servizio sanitario scontato per gli italiani, ma poi ha cessato le attività e siamo andati alla ricerca di un’alternativa. Le altre questioni aperte sono le seguenti: il riconoscimento delle patenti, l’indicizzazione delle pensioni e l’impossibilità per noi che siamo al di fuori dell’UE di votare per le elezioni europee’.

Come vivono gli italiani di Istanbul il proprio legame con la madrepatria? C’è attenzione per quello che avviene quotidianamente in Italia?

Senz’altro sì, ho notato che tra i connazionali qui c’è molta attenzione, essendoci molta imprenditoria. Noi siamo il quinto Paese per l’interscambio con la Turchia, abbiamo rapporti commerciali, c’è attualmente un ottimo rapporto del nostro presidente del Consiglio con il presidente della Repubblica turca, abbiamo un buon dialogo, per cui siamo in generale attenti anche alla politica economica, agli scambi e ai commerci. E poi Italia e Turchia distano appena due ore e mezza di volo, non sentiamo questa lontananza territoriale, siamo vicini. Quanto ai turchi, beh, l’Italia è molto amata. La scorsa estate ho visto ad esempio che molti turchi hanno scelto l’Italia come meta per le vacanze, e molti ragazzi le nostre Università per i propri studi. C’è un grande entusiasmo per tutto ciò che è italiano. La prima cosa che i turchi ti dicono è che noi e loro ci somigliano tantissimo perché siamo tutti mediterranei’.

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