Milano, 26 mar. (askanews) – I giovani che lavorano e studiano hanno un’autostima più alta e una maggiore fiducia nelle proprie capacità, mentre chi non studia né lavora affronta un saldo emotivo negativo, con alti livelli di stress e ansia. E’ questo il dato principale che emerge dalla ricerca “eQua per i giovani”, realizzata da Ipsos per Arci per fornire un quadro dettagliato su come le nuove generazioni affrontano il presente e immaginano il futuro.

L’indagine evidenzia inoltre un forte divario di genere: le giovani donne dichiarano minore autostima, minore sicurezza in sé stesse e una maggiore difficoltà nella gestione dello stress rispetto ai coetanei uomini. Inoltre, il 65% dei giovani percepisce una distanza significativa tra la propria vita reale e quella ideale, con una quota maggiore tra le ragazze e tra chi è in cerca di lavoro. Dovendo esprimere una valutazione sul grado di soddisfazione per la propria vita, le giovani donne si dichiarano, in media, meno felici, dei giovani uomini, con un distacco di quattro decimali sul valore medio. Le persone che lavorano e studiano si ritengono, in media, più felici (7,2) di chi non studia né lavora (5,9). Non si rilevano differenze significative per fascia di età o titolo di studio.

Per quanto riguarda i valori, la famiglia e le amicizie restano priorità assolute per i giovani, mentre l’impegno sociale e politico, sebbene presente, si esprime più frequentemente in forme digitali piuttosto che in partecipazione attiva. L’attivismo online, come seguire influencer impegnati o firmare petizioni digitali, supera quello offline, con una bassa partecipazione a manifestazioni e incontri politici. Rispetto all’importanza delle attività culturali viaggiare è quella a cui si attribuisce maggiore valore in termini di crescita personale, seguita dall’ascolto di musica e dalla lettura di libri non scolastici. Anche guardare film e serie TV è un’attività molto popolare. Seguono a ruota visitare musei e mostre e partecipare a concerti. Attività come andare al cinema e partecipare a spettacoli teatrali risultano meno prioritarie, in particolare per i ragazzi rispetto alle ragazze.

Il costo è la principale barriera alla partecipazione alle attività culturali, seguita dalla mancanza di interesse o noia. La distanza geografica e l’incertezza su come raggiungere i luoghi rappresentano ulteriori ostacoli. Inoltre, la mancanza di tempo e l’assenza di abitudini culturali consolidate influenzano negativamente la partecipazione. Alcuni intervistati si sentono isolati culturalmente.

Il rapporto con le istituzioni risulta controverso: se da un lato la scuola e l’università sono considerate punti di riferimento, dall’altro la fiducia nei partiti politici è ai minimi storici. Anche l’Unione Europea e il Terzo Settore godono di un consenso superiore rispetto alle istituzioni nazionali.

Il 37% del campione conosce l’Arci, con una maggiore consapevolezza tra le fasce di età più avanzate e i residenti nel Centro Italia. Il 72% delle persone che dichiarano di conoscere l’Arci è convinta dell’importanza della presenza dei suoi circoli nel nostro paese. Concentrandosi sull’aspetto personale, per il 60% delle persone frequentare i circoli Arci è importante per i propri bisogni o interessi.

“La ricerca – commenta Walter Massa, Presidente nazionale Arci – evidenzia un bisogno urgente di politiche che sostengano i giovani nel loro percorso di crescita e autonomia. Serve un impegno concreto per garantire loro opportunità di lavoro dignitose, accesso alla cultura e strumenti per rafforzare la partecipazione democratica. Dobbiamo contrastare una deriva individualistica, per passare da un approccio troppo legato all”io’ e rafforzare il concetto del ‘noi’. Saranno alcuni degli obiettivi dell’Arci nel prossimo periodo”.

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