Roma, 26 mar. (askanews) – Ordini congelati da parte degli importatori per i vini della Valpolicella, imballati e pronti per la spedizione negli Stati Uniti, ma fermi nelle cantine in attesa di capire se ci saranno o meno gli ipotetici dazi del 200% annunciati dal presidente Usa Donald Trump. Lo rende noto Piergiovanni Ferrarese, membro di giunta di Confagricoltura Verona e presidente nazionale della sezione vino dei Giovani di Confagricoltura, che spiega che gli importatori non si fidano a mettere i container sulle navi, con il rischio che la merce arrivi a destinazione quando il prezzo delle bottiglie sarà cambiato.

“Gli ordini dagli Usa di gennaio e febbraio pre Vinitaly sono quasi tutti fermi – conferma Ferrarese – Le cantine della Valpolicella hanno ricevuto il cosiddetto approntamento, cioè la richiesta di evadere ordini, e perciò abbiamo proceduto alla preparazione dei bancali e all’etichettatura. Ma gli importatori non si fidano a procedere nello scenario di incertezza sui dazi. Dazi che, al momento, si vocifera essere confermati al 200% e andrebbero a colpire soprattutto la fascia dei prodotti entry level, cioè Valpolicella Classico e Superiore, e in secondo ordine il Ripasso. L’Amarone, essendo destinato a un consumatore di fascia alta, avrà probabilmente meno ripercussioni. Il problema è che gli importatori eseguono ordini misti, componendo bancali con vini di ogni tipologia e fascia. Perciò, al momento, è tutto fermo”.

Negli Stati Uniti c’è stato chi, nei mesi di novembre e dicembre, paventando la possibilità di una vittoria di Trump, ha accelerato sull’evasione degli ordini dalla Valpolicella, riempiendo i magazzini con i grandi vini rossi del territorio veronese. “C’è chi, invece, ha voluto indugiare, per capire come sarebbero andate le cose – spiega Ferrarese – Oggi siamo arrivati al punto che il prezzo dei container è sceso di molti dollari, tornando quasi ai livelli pre pandemia. E questo renderebbe gli importatori felici di ordinare. Ma il mondo del vino sta letteralmente fermo a guardare cosa accade”.

L’auspicio dei produttori veronesi è che “gli organi competenti a livello nazionale ed europeo continuino nei tavoli opportuni a mantenere alta l’attenzione – rimarca Ferrarese – e soprattutto a scongiurare l’introduzione di dazi. Da sempre si sa che le guerre commerciali non vedono vincitori, ma portano a scompensi a tutte le parti in gioco. Ma se malauguratamente le tariffe dovessero essere introdotte, la Valpolicella dovrà concentrarsi nel guardare ad altri orizzonti, continuando a monitorare mercati nuovi e storici, e non farsi trovare impreparata”.

Ad oggi ci sono Paesi interessanti per il vino veronese nell’Est Europa e mercati affermati come Cina, Corea, Singapore, Thailandia, che negli ultimi cinque-sei anni hanno visto incrementare l’interesse verso la Valpolicella. E poi ci sono sbocchi nuovi come l’India. Ma è un fatto che gli Usa, con quasi 600 milioni di euro, rappresentano il 20% dei 2,8 miliardi di export vinicolo in Veneto. Il giro d’affari della Valpolicella vale circa 700 milioni di euro, di cui l’11% dall’export negli Stati Uniti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *