Prorogare termini a fine luglio
“Con la pubblicazione del decreto del MIMIT, le piccole imprese possono ottenere accesso a 320 milioni di euro destinati alla realizzazione di sistemi di energia rinnovabile per autoconsumo, come previsto dal RepowerEu. Tuttavia, i tempi estremamente brevi per la presentazione delle domande potrebbero compromettere l’efficacia della misura tanto attesa dal tessuto produttivo”.
Questa è l’osservazione riportata dalla CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), in una nota rilasciata dopo la diffusione del provvedimento che stabilisce le modalità di accesso ai finanziamenti.
“Il decreto – continua la Confederazione – ha previsto un sistema a sportello gestito da Invitalia, con una finestra per la presentazione delle richieste molto limitata. La piattaforma online sarà operativa dal 4 aprile e chiuderà il 5 maggio. Invitalia avrà 120 giorni per valutare le domande. Questi tempi sono troppo brevi rispetto alla burocrazia necessaria per accedere al finanziamento; questo potrebbe ridurre l’efficacia della misura per tutte le PMI che possono fare domanda per le facilitazioni”.
CNA richiede “una proroga per la presentazione delle domande fino a fine luglio, per dare tempo sufficiente alle imprese di progettare l’impianto e preparare la documentazione. L’estensione dei termini è in linea con il piano della misura, che prevede di utilizzare i 320 milioni entro fine 2025”.
Inoltre, secondo CNA, “il decreto presenta alcune problematiche già evidenziate nelle prime regole di attuazione di Transizione 5.0. In particolare, il riferimento al Registro ENEA per le tecnologie fotovoltaiche ammissibili potrebbe rendere difficile trovare le tecnologie necessarie per l’installazione degli impianti. Sarebbe quindi utile che il Ministero consentisse modalità meno rigide anche per l’autoproduzione”.
CNA “si aspetta un rapido adeguamento di alcune misure per questo strumento fondamentale per abbattere i costi energetici e incentivare gli investimenti, evitando di ripetere l’insuccesso della Transizione 5.0”.
Ciro Di Pietro
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