Un Vermentino in purezza da uve surmaturare che vuole sfidare il tempo

Milano, 1 feb. (askanews) – “Il nostro approccio ai bianchi è sempre stato piuttosto semplice e questa è la prima volta che ci cimentiamo con un vino pensato per resistere al tempo. L’idea ci è venuta dal ‘Vigna Fiorini’, un Vermentino che pur vinificato per essere un vino fresco, d’annata, ha dimostrato invece una grande capacità di mantenersi negli anni. Ecco allora il ‘San Bruzio’ un Vermentino in purezza proposto per essere mantenuto nel tempo e bevuto più tardi, selezionato dei terreni di una zona che permette di avere un’alcolicità un po’ più bassa pur mantenendo le uve sulla pianta un po’ più a lungo a surmaturare, e anche in grado di mantenere una buona acidità esprimendo il carattere di questo vitigno tout court”. A dirlo ad askanews è Sergio Bucci, direttore generale della Cantina Vignaioli Morellino di Scansano, presentando in anteprima alla stampa a Milano il “San Bruzio Vermentino Superiore Doc Maremma Toscana 2023”, la nuova etichetta della cooperativa grossetana che sarà sul mercato da marzo e che punta a dimostrare come il tempo possa essere un alleato prezioso per questa varietà.

Il vino prende il nome dal vigneto in località San Bruzio a Magliano (Grosseto), nei cui campagne c’è un monastero in rovina costruito intorno al Mille dai Benedettini, ed è prodotto con sole uve solo Vermentino coltivate a cordone speronato su un terreno arenario limoso, il 25% circa delle quali raccolte a maturazione regolare e lasciato in cella, e il resto fatto surmaturare in pianta per due-tre settimane e, dopo 48 ore di macerazione a freddo con le bucce, affinato in acciaio per sei mesi assieme alle fecce fini. Una volta pronto, viene imbottigliato a partire dal mese di luglio successivo alla vendemmia.

“Di questa prima annata ne facciamo solo seimila bottiglie e l’idea è quella di provare a parlare con il nostro pubblico, con i nostri consumatori, cercando in instillare loro l’idea che un vino bianco pur di Maremma si possa bere non soltanto come vino d’annata ma anche dopo tre-quattro anni della vendemmia, magari cambiando tipologia di beva ma non per questo perdendo le sue caratteristiche qualitative” prosegue Bucci, manager capace di una delle imprese collettive (classe 1972) più interessanti del nostro Paese.

“Per una cooperativa questo approccio significa pensare a crearsi un domani non soltanto con prodotti che storicamente produci ma cercando di pensare a qualcosa che possa andare oltre e valorizzare ulteriormente la produzione della Cantina. Quindi un lavoro con i soci coinvolti per una certa etichetta per arrivare ad un risultato che poi possa ripagare tutti” continua Bucci parlando con askanews, sottolineando come i soci “siano abbastanza aperti alle innovazioni e a quello che in generale proponiamo, questo alla luce della storia del ‘Governo all’uso toscano’ che sta avendo un ottimo successo, del Ciliegiolo che sta viaggiando molto bene, del Vigna Fiorini (quindi del lavoro su una singola vigna di Vermentino che soltanto dieci anni fa non esisteva), dello spumante ‘Maremma Toscana Doc’. Tutti approcci che hanno portato risultati e valore alla Cantina e quindi oggi è più facile che una nuova idea trovi attenzione e meno di difficoltà nell’essere accolta rispetto anche solo a qualche anno fa”.

Anche la cooperazione più evoluta, prosegue sul proprio percorso di “premiumizzazione” ma con un occhio attentissimo al mercato, di cui è da sempre uno dei più lucidi interpreti per la capacità di sapere coniugare qualità e prezzo. Lo ha fatto con i rossi, modernissimi nella loro facilità di beva mai a scapito della qualità, e ora ci prova con continuità e con un progetto più articolato con i bianchi, la cui ricchezza e complessità nella piacevolezza vanno nella giusta direzione.

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