Con attuazione borsa emissioni Ets2 “cadrebbero tutti i governi Ue”
Roma, 25 gen. (askanews) – Si può essere a fortemente a favore del Green Deal europeo, sempre più sotto attacco, e tuttavia prestare ascolto e attenzione a una richiesta di ritardare e rivederne una delle misure faro. Perché la sua attuazione, prevista dal 2027, rischia seriamente di provocare proteste sociali contro i governi democratici e contro lo stesso Green Deal, simili a quelle dei “gilets jaunes” in Francia, nel 2018, contro i rincari dei carburanti, ma ancora più radicali ed estese a tutti i paesi europei.
Stiamo parlando della nuova “borsa” europea per la compravendita dei permessi di emissione (Ets2), applicata ai carburanti stradali e ai sistemi di riscaldamento residenziali. E dell’avvertimento secondo cui questa misura, se applicata senza modifiche, “spazzerebbe via tutti i governi democratici in Europa”, lanciato dal premier polacco Donald Tusk (Ppe), nel suo discorso davanti alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, il 22 gennaio, sul programma dell’attuale presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue.
Tusk, che l’Ue la conosce bene essendo stato presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019, ha criticato più in generale alcuni effetti negativi del Green Deal sull’economia e la competitività. “Il Green Deal – ha affermato – non può essere una condanna per l’economia europea. Se saremo in bancarotta non convinceremo il mondo a fare alcun cambiamento. Dobbiamo rivedere la legislazione green in termini di oneri, per le aziende e per le persone comuni. L’approccio deve cambiare. Le sanzioni e gli obblighi non funzionano”. Quello che funziona, invece, secondo il premier polacco, sono “gli incentivi e le ricompense” per chi applica misure ambientali, “così come è stato deciso nella riforma della scorsa primavera della Politica agricola comune”.
Bisogna poi “risolvere il problema degli alti prezzi dell’energia – ha sottolineato – perché con questi prezzi saremo semplicemente perdenti nella concorrenza con il resto del mondo”. E a questo punto, un po’ a sorpresa, il premier polacco ha lanciato il suo avvertimento sul nuovo sistema Ets2 di compravendita delle quote di emissione (Ets sta per “Emission Trade System”) adottato nella scorsa legislatura europea, che per la prima volta coinvolgerà non solo gli impianti industriali, ma anche le famiglie, costringendole a pagare l’energia a prezzi ancora più alti per i carburanti fossili utilizzati nel il riscaldamento e per i trasporti su strada.
“Oggi, mettendo un momento da parte il mio ruolo di rappresentante della presidenza di turno del Consiglio Ue, ma parlando come politico esperto, vorrei osservare che, se l’Ets2 entrasse in vigore, spazzerebbe via tutti i governi democratici in Europa. Valutate se ne valga la pena”, ha affermato Tusk.
Lo stesso giorno, la portavoce competente della Commissione, Anna-Kaisa Itkonen, ha risposto che “c’è una discussione in corso, sul nuovo sistema Ets e sulla sua revisione, ma certo non per abolirlo”.
Recentemente la Repubblica ceca e la Slovacchia hanno chiesto di posticipare l’entrata in vigore dell’Ets2. La normativa in effetti prevede la possibilità di un rinvio di un anno, al 2028, ma solo nel caso in cui i prezzi del gas o del petrolio raggiungano e superino i picchi raggiunti durante la crisi energetica del 2022, in piena crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina e dalla manipolazione dei mercati messa in atto dalla Russia.
Una eventuale revisione minima della normativa potrebbe limitarsi ad abbassare, anche sensibilmente, le soglie dei prezzi che farebbero scattare il rinvio dell’entrata in vigore, mentre altre misure potrebbero essere prese separatamente per sostenere le famiglie e le imprese più vulnerabili, con fondi pubblici più consistenti di quelli già previsti oggi per la “povertà energetica”.
“Non considerare la proposta di Repubblica Ceca e Slovacchia di posticipare l’entrata in vigore dell’Ets2, potrebbe avere conseguenze negative per le famiglie vulnerabili in Europa”, ha osservato recentemente in una nota una fonte “insospettabile”, l’eurodeputato del M5S (e del gruppo politico della Sinistra) Dario Tamburrano. Insospettabile perché si tratta di un ambientalista convinto, esperto di questioni energetiche, al suo secondo mandato come europarlamentare.
“Quando nel 2021 l’impianto normativo dell’Ets2 è stato formulato – spiega Tamburrano -, i prezzi del gas erano molto più bassi; ma oggi, due anni prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, sono dell’80% più elevati” rispetto al 2021. “Chiaramente questo significa che quelle valutazioni erano totalmente inadeguate a prevedere l’impatto che il nuovo meccanismo avrà sulle bollette per il riscaldamento residenziale degli europei, che per il 10% oggi versa in una condizione di povertà energetica permanente”.
Secondo l’eurodeputato, “i notevoli cambiamenti degli scenari energetici e della condizione sociale dei nostri cittadini e la contemporanea mancanza di reali sostegni economici e informativi alle famiglie per la transizione alle pompe di calore in molti Stati membri, obbligano a un ripensamento delle politiche energetiche e sociali europee attraverso correttivi e rinforzi al Piano sociale per il Clima”. “L’Ue non può permettersi l’autogol di aumentare i costi già alti dell’energia senza che vi siano meccanismi incentivanti adeguati ed accessibili rapidamente e direttamente”, è la conclusione di Tamburrano, simile a quella di Tusk.
Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese