Sulla partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese martedì assemblea dei parlamentari
Roma, 24 gen. (askanews) – E’ sempre più vivace il dibattito nel Pd, dopo le riunioni dei moderati e il referendum sul Jobs act è ora sono Dario Franceschini e la proposta Cisl sulla partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese ad animare la discussione tra i democratici. L’ex ministro dei Beni culturali rompe un lungo silenzio su Repubblica con una proposta-shock, una sorta di “marciare divisi per colpire uniti”, mettendo da parte dunque ogni ipotesi di alleanza prima delle elezioni e rimandando a dopo la discussione sulla figura da mandare a palazzo Chigi in caso di vittoria. “Inutile – dice Franceschini – fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo. L’Ulivo non tornerà”. Non manca nemmeno una mano tesa a Fi che “ha in mano il biglietto della lotteria ma non lo sa” e che “con una legge tutta proporzionale sarebbe arbitra dei governi per i prossimi venti anni”.
Uno schema che è l’opposto di quello seguito da Elly Schlein nei primi due anni di segreteria. La leader democratica ha trasformato il motto “testardamente unitari” quasi in un undicesimo comandamento e finora ha lavorato per fare del Pd un partito chiaramente alternativo alla destra. Senza contare che Franceschini, rimandando a dopo il voto il tema della scelta del candidato premier, finisce di fatto per rafforzare l’idea che serva un nome ‘terzo’, qualcuno che non sia il leader di uno dei partiti della possibile maggioranza, perché a quel punto anche una forza del 5%, se decisiva per la formazione del governo, potrebbe pretendere un premier ‘super partes’.
Non è forse un caso che nessuno del quartier generale democratico commenti l’idea di Franceschini. Della segreteria solo Debora Serracchiani definisce “interessanti” le parole dell’ex ministro. La responsabile giustizia, peraltro, non è un’esponente della maggioranza Pd e – a microfoni spenti – altri nella segreteria più in linea con la Schlein sono molto più perplessi: “Sembra solo tattica”, è la riflessione di uno di loro. Molti dubbi ci sono anche tra i parlamentari della minoranza: “‘Divisi si vince’ non è un slogan proprio accattivante… E dire ‘del federatore parliamo dopo’ sembra dare per scontato che Elly può fare la segretaria ma non la candidata premier”.
Peraltro, ragiona un altro parlamentare, in questo caso di maggioranza, “la linea di Elly è ‘testardamente unitari’, Franceschini dice il contrario. Ma il Pd è tornato a vincere proprio su questa posizione…”. Senza contare aggiunge ancora il parlamentare “che con lo schema proporzionale di Franceschini il Pd non sta più insieme, basta vedere il dibattito su temi come il Jobs act…”.
Dibattito che, peraltro, ha appunto avuto un’evoluzione, allargandosi alla proposta di iniziativa popolare della Cisl. Il Pd ieri ha votato contro in commissione, ora il testo arriva in aula e la discussione si sta scaldando. Arturo Scotto spiega: “Vedremo. Il testo della Cisl lo abbiamo voluto noi come testo base, ma è stato svuotato dalla maggioranza. E’ chiaro che se in aula ci saranno significative aperture valuteremo. Non abbiamo avuto atteggiamento pregiudiziale”.
Ma il no è una delle opzioni, ribadisce, perché “se il tema è il merito e non il titolo è chiaro che quella potrebbe essere la strada”. Idea che non piace affatto alla minoranza, come spiega Anna Maria Furlan: “E’ assolutamente vero – afferma – che l’ottima proposta di legge promossa dalla Cisl è stata parecchio falcidiata dalla maggioranza”, ammette. Ma, aggiunge, l’eventuale no del Pd “non va bene assolutamente”, il partito dovrebbe comunque “appoggiare quello che resta di una legge promossa da un grande sindacato”. Anche perché molti lamentano un’eccessiva sintonia tra Pd e Cgil e mentre per la Furlan “la politica – in modo particolare il Pd – dovrebbe avere rispetto per tutti, capacità di fare sintesi e agevolare il dialogo tra i sindacati. Il nostro ruolo deve essere questo”.
Di fatto, dice un altro parlamentare di minoranza, “noi non ci stiamo se pensano di votare no”. La possibile mediazione sarebbe l’astensione, ma è una discussione ancora tutta da fare. Se ne parlerà martedì alla riunione del gruppo Pd della Camera.