Punta a modello virtuoso. Si parte da pomodoro da industria
Roma, 23 gen. (askanews) – “È terminata l’epoca della contrapposizione tra agricoltori e industriali” e UniEat, l’associazione nata “dalla visione che Confagricoltura e Unione Italiana Food, cioè lavorare insieme per nutrire il futuro”, punta sulle sinergie di sistema e si pone come obiettivo quello di “costruire un modello agroindustriale virtuoso, in grado di trasferire valore aggiunto dal campo all’industria alimentare e ragioneremo anche con la distribuzione, perché riteniamo che oggi gli spazi di crescita siano enormi e solamente lavorando insieme riusciamo a creare valore aggiunto per le nostre filiere”. Lo ha detto ad Askanews Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e UniEat.
“Noi lavoriamo per valorizzare le produzioni agricole e agroindustriali italiane: è importante arricchire sempre di più l’industria del Paese con prodotti della nostra agricoltura – ha proseguito Giansanti – In questa dimensione, Confagricoltura e Unione Italiana Food sia sulla filiera grano duro, sia su quella del pomodoro, grazie anche alla collaborazione con l’Università della Tuscia, intendono migliorare ulteriormente le nostre produzioni in un mercato sempre più difficile, competitivo e dove la qualità fa la differenza”.
Proprio sul tema del pomodoro da industria Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno lanciato due giorni fa, sul modello del protocollo di intesa della filiera grano-pasta, un nuovo progetto dedicato alla filiera del pomodoro da industria, realizzato in collaborazione con Value Groovers, spin off dell’Università della Tuscia. Il progetto, esposto a Roma alla presenza di Giansanti, di Paolo Barilla, presidente di Unione Italiana Food e vicepresidente di UniEat e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, punta ad avvicinare l’offerta del mondo agricolo con la domanda dell’industria, creando al contempo valore aggiunto e maggior efficienza per l’intera filiera produttiva.
L’iniziativa ha già raccolto delle manifestazioni d’interesse da parte di aziende agricole e industrie di prima trasformazione e, seppur in fase pre-campagna, osserverà non soltanto la coltura in campo ma anche la relazione commerciale all’interno della filiera. Il team di lavoro, coordinato da Emanuele Blasi, professore di economia e politica agraria e agroalimentare presso il Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università della Tuscia, a partire dall’estate 2024 ha avviato una fase di confronto con parte agricola e industriale, agevolato la raccolta dei fabbisogni e la condivisione delle priorità di intervento funzionali a rendere la filiera del pomodoro da industria italiana sempre più coesa e competitiva, pronta a rispondere alle future sfide per il settore.
Durante la campagna 2025 un ricco portfolio di pratiche verrà testato da imprese agricole e industrie di prima e seconda trasformazione per restituire indicazioni utili a garantire l’ottenimento di approvvigionamenti di produzioni di qualità e sostenibili, il cui valore aggiunto possa diventare patrimonio di tutte quelle imprese disposte ad investire per il consolidamento della filiera del pomodoro italiano, interessata oggi da una campagna complicata, sempre più condizionata dalle mutate e incerte condizioni climatiche e dalle pressioni dei mercati internazionali.
Una iniziativa che riguarda un prodotto, il pomodoro da industria, di cui l’Italia, con oltre 5 milioni di tonnellate, è terzo produttore mondiale dopo California e Cina. Nel nostro paese si sono coltivati nel 2024 oltre 75mila ettari, per il 55% nel Nord Italia e per il 45% nel Centro-Sud. Le superfici sono in aumento (+10,80%), mentre la produzione è in flessione (-2,5%) sostanzialmente a causa della riduzione delle rese, che si può stimare in -12% tra il 2023 ed il 2024.