2 consumatori su 3 pensano siano prodotti senza uso di chimica
Roma, 16 gen. (askanews) – Il biologico piace agli italiani, che lo vedono come sinonimo di salubrità e sostenibilità, ma c’è confusione e scarsa conoscenza di cosa indichi la scritta “Residuo Zero”: nonostante questi prodotti generino forte interesse nel consumatore italiano, c’è una bassa consapevolezza rispetto agli elementi distintivi e alle caratteristiche che questo claim incorpora.
È quanto emerge dallo studio di Nomisma-AssoBio presentato durante il Convegno “Oltre il biologico. Innovazione, Fiducia e Sostenibilità per un Nuovo Rapporto con il Consumatore”, presentato oggi in occasione di Marca 2025, il salone internazionale della Marca del Distributore di BolognaFiere. Si tratta di un evento realizzato nell’ambito della campagna “Being Organic in EU”, promossa da FederBio in collaborazione con Naturland e cofinanziata dall’Unione europea ai sensi del Reg. EU n.1144/2014.
Nel corso del 2024 Nomisma ha rilevato un interesse crescente rispetto ai prodotti bio, tanto che almeno un prodotto alimentare di questa tipologia è stato acquistato dal 93% della popolazione italiana con età compresa tra i 18 e i 65 anni (pari a 24 milioni di famiglie). Un grande balzo in avanti se si considera come soltanto 12 anni fa (2012) la percentuale di popolazione propensa all’acquisto di almeno un prodotto bio era del 50%.
L’indagine mette però in luce come i consumatori italiani abbiano scarsa consapevolezza riguardo alle garanzie offerte dai prodotti alimentari freschi o trasformati che riportano in etichetta il claim “Residuo Zero”: ad esempio 2 consumatori su 3 ritengono, erroneamente, che il metodo di produzione collegato a questi alimenti non preveda affatto l’utilizzo di chimica di sintesi, una percezione particolarmente diffusa tra chi non consuma prodotti biologici e, più in generale, tra chi non conosce le differenze tra la certificazione biologica e il claim “Residuo Zero”.
Nonostante le asimmetrie informative che aleggiano attorno alle due diverse proposte a scaffale, in media i consumatori attribuiscono ai prodotti biologici un valore più elevato rispetto a quelli etichettati come Residuo Zero sotto diversi punti di vista. Vedendo a scaffale un prodotto bio, l’82% dei consumatori pensa ad un prodotto sostenibile dal punto di vista ambientale (contro il 77% riferito a referenze senza residui), il 71% a processi produttivi che escludono l’uso di chimica di sintesi per combattere le principali avversità delle piante (contro un 66%).
“Oggi più che mai, é fondamentale fare chiarezza sui green claims e sulla differenza tra prodotti biologici e a Residuo zero, due categorie che presentano approcci e principi completamente diversi – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio – Quella biologica, è l’unica forma di agricoltura certificata da normative europee a garanzia di pratiche sostenibili che non fanno uso di chimica di sintesi e puntano a incrementare la fertilità del suolo, la biodiversità e a contrastare la crisi climatica.
“I dati presentati oggi sono molto interessanti e ci inducono a guardare avanti con ottimismo. Il biologico cresce a valore e a volume così come l’interesse dei cittadini a prendersi cura di sè con la consapevolezza che il cibo è salute. Riteniamo fondamentale – ha dichiarato Nicoletta Maffini, presidente Assobio – continuare a diffondere il valore e i prodotti dell’agricoltura biologica”.