Oggi imposto il divieto d’espatrio, indagini per tradimento

Roma, 9 dic. (askanews) – La battaglia attorno al presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol è appena cominciata. Dopo che il leader di Seoul ha provato a imporre la legge marziale e, poi, è stato costretto a fare un’umiliante marcia indietro; dopo che una mozione di impeachment presentata dall’opposizione (che è maggioranza in parlamento) non ha raggiunto il quorum necessario, ora tocca alla giustizia fare il suo corso rispetto a un capo dello stato ormai più che dimezzato e sottoposto a procedimenti per tradimento, che rischia anche l’arresto.

Il ministero della Giustizia ha imposto oggi divieto di espatrio al presidente ed è la prima volta nella storia della Corea del Sud che un presidente in carica viene sottoposto a un divieto di espatrio.

La misura era stata richiesta dell’Ufficio per le indagini sulla corruzione di alti funzionari (CIO), dopo che il capo di questa istituzione, Oh Dong-woon, aveva dichiarato durante una riunione parlamentare di aver dato disposizioni agli investigatori di richiedere la restrizione.

Ai sensi della legge sull’immigrazione, il ministro della Giustizia può vietare a un cittadino coreano di lasciare il paese per un massimo di sei mesi se la sua partenza è considerata potenzialmente dannosa per “l’interesse nazionale, la sicurezza pubblica o l’ordine economico”.

Questa decisione pone un forte problema rispetto all’espletamento di una delle principali funzioni del presidente, che è il “volto” del paese nella politica internazionale.

Secondo quanto riferito dai media sudcoreani, il ministero si è mosso dopo che diverse richieste sono arrivate da più agenzie investigative, che stanno tutte indagando sul presidente. Tuttavia, il ministero ha rifiutato di divulgare dettagli su altre agenzie che potrebbero aver presentato richieste simili.

Non è ancora stato emesso un divieto di espatrio anche per la first lady Kim Keon-hee, che è al centro di una serie di scandali che hanno fatto precipitare il consenso attorno al presidente e hanno portato all’azione inconsulta del presidente, che il 3 dicembre ha proclamato la legge marziale per emergenza, ma poi è stato costretto a revocarla in seguito a un voto massiccio contrario dell’Assemblea nazionale.

Il capo del CIO ha annunciato che il suo ufficio intende “esaminare” la questione al più presto.

Il presidente è rimasto fuori dalla scena pubblica da sabato, quando ha rilasciato una breve dichiarazione televisiva di due minuti per scusarsi, poche ore prima che l’Assemblea Nazionale non riuscisse a votare sulla mozione di impeachment per mancanza di quorum.

Yoon, dal canto suo, ha annullato il suo incontro settimanale con il primo ministro Han Duck-soo e una riunione programmata con i suoi segretari.

L’Ufficio nazionale d’investigazione (NOI) presso l’Agenzia nazionale di polizia ha dichiarato, dal canto suo, di aver identificato 11 persone, tra cui Yoon e l’ex ministro dell’Interno e della Sicurezza Lee Sang-min, come sospetti nell’indagine sulla legge marziale. Ieri i procuratori hanno formalmente avviato un caso contro Yoon, accusandolo di tradimento e abuso di potere.

Ai sensi della Costituzione, le accuse di tradimento non sono soggette all’immunità presidenziale, consentendo indagini penali e potenziali procedimenti. “Non ci sono restrizioni fisiche o personali sui soggetti di questa indagine”, ha dichiarato Woo Jong-soo, capo del NOI, durante una conferenza stampa, aggiungendo che l’inchiesta procederà “in conformità ai principi di legge”.

Il NOI ha sottolineato che Yoon potrebbe essere soggetto a un arresto d’emergenza, se considerato idoneo, sebbene sia necessario un esame legale per stabilire se soddisfi i criteri.

Divieti di espatrio d’emergenza sono stati imposti a figure di rilievo, tra cui l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun, l’ex ministro dell’Interno, l’ex comandante del controspionaggio, generale Yeo In-hyung, e il capo di Stato maggiore dell’esercito, Generale Park An-su, nominato comandante addetto all’esecuzione della legge marziale, dopo la dichiarazione di Yoon.

Misure simili agli arresti d’emergenza vengono applicate in casi urgenti che riguardano accuse gravi punibili con la pena di morte, l’ergastolo o almeno tre anni di reclusione, in particolare quando i sospettati sono considerati a rischio di fuga o inclini a manomettere le prove.

Indagini parallele sono in corso tra polizia e procura. Il CIO, da parte sua, sta valutando “tutte le azioni legali possibili” per l’eventuale detenzione di Yoon con l’accusa di tradimento. Il CIO ha inoltre ribadito la richiesta a polizia e procura di trasferire le loro indagini sotto la propria giurisdizione, citando preoccupazioni sull’imparzialità. Le dispute giurisdizionali potrebbero tuttavia complicare ulteriormente le indagini, influenzando la raccolta di prove e la fase processuale.

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