Caradonna (Odcec Milano): “La legge di bilancio ha luci e ombre”
Calì (Odcec Roma): “Il concordato non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo”
Natali (Confprofessioni) “C’è aggressività dell’AdE nei confronti dei contribuenti”
“La riapertura dei termini del Concordato preventivo biennale al 12 dicembre non sta dando i risultati auspicati. Non raggiungeremo gli importi stabiliti dal governo. Meglio sarebbe stato prevedere la riapertura dei termini per tutti e non solo per chi aveva presentato la dichiarazione entro il 31 ottobre.
Nel mese di settembre il Mef ha rilasciato ai comuni il software per l’introduzione delle nuove aliquote e agevolazioni per armonizzare la giungla di detrazione in materia Imu. Ciò prevedeva anche l’approvazione dei comuni le relative delibere di approvazione entro il 15 ottobre ma non tutti ce l’hanno fatta.
Questo determinerebbe un danno per i contribuenti perché questi comuni dovranno applicare l’aliquota ordinaria. Chiediamo un intervento del governo per posticipare i termini per evitare disparità a danno dei cittadini.
La legge di bilancio 2025 ha delle note sicuramente positive come il mantenimento del taglio del cuneo fiscale portandolo a regime e la riduzione delle aliquote Irpef. Si parla di ridurre l’aliquota del secondo scaglione e ciò creerebbe qualche risparmio in più.
Purtroppo non ci sono tante risorse e non prevede grandi interventi per il rilancio dell’economia del Paese. In tasca ai cittadini rimarranno meno soldi da spendere per i consumi. Ci aspettiamo misure più incisive per la ripresa economica.
L’invio di oltre 700mila pec da parte dell’Agenzia delle Entrate ai contribuenti sostenendo che il loro reddito è inferiore a quello dei loro dipendenti si va ad aggiungere agli oltre due milioni di pec inviate giorni fa per sollecitare l’adesione al Concordato preventivo biennale.
Riteniamo che queste pec siano inopportune, considerate dai contribuenti quasi come delle minacce.
Ci sono svariati motivi per cui un contribuente, un imprenditore, un professionista possa avere redditi inferiori a un proprio dipendente del settore. C’è molta precarietà nel mondo delle partite iva, specie quelle piccole. Molti lavoratori sono costretti a reinventarsi con il lavoro autonomo per mancanza a causa della crisi occupazionale”.
Lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Comunicazione, nel corso del Cnpr forum speciale, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca, che ha puntato i riflettori sul convegno di Anc “Obiettivo Futuro 2024”, che si è svolto a Pisa.
Secondo Marcella Caradonna, numero uno dei commercialisti e degli esperti contabili di Milano: “La legge di bilancio ha luci e ombre. Noi siamo tecnici e non politici, parliamo di redistribuzione di risorse tra le varie categorie di reddito.
Siamo abituati a sorprese nel work in progress e valuteremo nel tempo gli effetti di queste scelte politiche. La riapertura dei termini del concordato preventivo senza modifiche sostanziali non ha rimosso i problemi per cui c’era stata scarsa adesione. Avrebbero dovuto essere fatte modifiche badando anche ai conti della Ragioneria dello Stato”.
Per Giovanni Battista Calì, presidente dell’Odcec di Roma: “Il concordato non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo e perché è una norma molto complessa con problemi interpretativi irrisolti.
I commercialisti l’avevano detto e questo è il risultato cui siamo arrivati. La legge di bilancio viaggia sullo stesso binario. Tutta la manovra si regge sulla conferma di provvedimenti già adottati in passato e giustamente riconfermati come il cuneo fiscale. Ma sul tema delle semplificazioni e delle detrazioni c’è poco. L’invio delle centinaia di migliaia di pec ai contribuenti crea terrore che allo stato non ci si aspetterebbe”.
Marco Natali, presidente di Confprofessioni, dal canto suo, ha sostenuto che “la logica del concordato è quella di determinare preventivamente il reddito ma per il 2025, che visto l’andamento economico ha incrementi di reddito non indifferenti, chi si fida a impegnare le risorse del 2025 per pagare imposte su ricavi che sono incerti?
I rischi di pagare imposte su redditi non percepiti è altissimo. Con la legge di bilancio si doveva osare di più, ma la coperta è corta e riscontriamo un’aggressività enorme dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti per recuperare risorse fresche. Avrebbero potuto fare di più, rottamando ad esempio gli avvisi bonari”.
Giuliano Mandolesi (commercialista e giornalista economico) ha evidenziato: “Era presumibile che il concordato non avesse un livello di adesioni adeguato. I contribuenti non se la sono sentita di scommettere sul 2025 visti i trascorsi di crisi economiche, guerre e crisi energetiche.
La proroga andava aperta a tutti, anche a chi non ha aderito entro ottobre. La legge di bilancio ha obiettivi lineari e plausibili come la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio e la rimodulazione delle detrazioni fiscali.
Ma la metodologia applicata è controversa e complessa. Ho parlato di incontinenza epistolare da parte dell’Agenzia delle Entrate per la valanga di pec inviate ai contribuenti. Lettere mal tarate e di dubbio gusto e tecnicismo. La teoria del minimo settoriale non è nel nostro sistema tributario”.
Claudio Siciliotti (past president del Cndcec) ha ribadito che “il concordato preventivo sta andando al di sotto delle attese. Fare queste scelte alla fine dell’anno è intuibile che approfitterà di questa opportunità chi ci guadagna. Arriveranno risorse immediate ma si rinuncia a incassare di più.
La legge di bilancio è dettata dalle esigenze, la coperta è sempre corta e dovremmo sdoganare parole come ‘sacrifici’ dando una prospettiva al Paese non vivendo solo di presente. Serve una visione di lungo periodo. Sulle pec inviate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti è la testimonianza che le cose non stanno andando come si immaginava. Il fisco non deve essere amico, deve essere equo”.
Al forum, condotto da Anna Maria Belforte, il punto di vista del governo è stato espresso dal il vice ministro al Mef, Maurizio Leo: “Sul versante delle imposte stiamo procedendo con molta celerità. Abbiamo già approvato 14 decreti legislativi, l’ultimo riguarda l’Irpef e l’Ires e presta particolare attenzione al mondo delle professioni all’interno della normativa sul reddito da lavoro autonomo.
Abbiamo dato molta enfasi alle aggregazioni tra professionisti per le quali è possibile fruire di un meccanismo di neutralità, al pari di quello che oggi è previsto per le società. Nella cosiddetta delega fiscale sono contenute tutta una serie di altre misure e il nostro obiettivo è quello di portare avanti anche i testi unici.
Già ne abbiamo approvato tre che sono in Gazzetta Ufficiale. Nel corso del 2025 daremo corso agli ulteriori testi unici per poi approdare al Codice tributario. Questa è un’opera molto importante, perché i capisaldi della nostra riforma sono la certezza del diritto e la semplificazione”.
Un duro attacco all’esecutivo è arrivato da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle: “Questa legge di bilancio e anche alcuni dei provvedimenti collegati scontentano tutti.
Credo che solo l’industria delle armi non abbia alzato la voce tra carovita e tasse. Si tratta di uno dei pochi settori con la pancia piena, con investimenti record e non c’è nemmeno un euro di tassa sugli extra profitti di un’industria che con la guerra sta incamerando extraprofitti record.
E anche voi commercialisti avete sperimentato la differenza tra la propaganda del governo Meloni e la realtà. Penso al modo inaccettabile con il quale vi è stato presentato il concordato preventivo biennale e a quello che c’è anche nel decreto fiscale approvato al Senato, ora all’esame della Camera.
È stato presentato come la rivoluzione dei rapporti tra fisco e contribuenti, come una svolta all’insegna della semplificazione, una grande opportunità per gli autonomi, per le partite IVA. Tutt’altro. Il concordato è cambiato un’incredibile quantità di volte. Quel che viene fuori è una brutta copia di un’identica soluzione.
Voi lo ricorderete, una proposta addirittura di vent’anni fa, un mostro a due facce. Da una parte un condono dall’altra un’estorsione di Stato con il fisco che ti dice che se non aderisci ti fa piovere addosso una valanga di accertamenti.
La verità è che il governo fallisce miseramente l’obiettivo di intervenire sulle tasse e dare respiro a un ceto medio schiacciato dal carovita e dai tagli di questa legge di bilancio. Dal concordato preventivo il governo avrebbe dovuto ricavare gettito per abbassare l’Irpef sul ceto medio.
Per ora, però, le adesioni sono scarse. Parliamo di 500.000 autonomi su una platea potenziale di 4,6 milioni di contribuenti, un incasso all’incirca di un miliardo e trecentomila euro, la metà di quello che servirebbe per un timido taglio dell’Irpef sullo stesso ceto medio. Il 60% di questa legge di bilancio, ovvero 17 miliardi di euro, se n’è andata per una mera conferma di un taglio del cuneo fiscale che non metterà un euro in più nelle tasche dei contribuenti coinvolti.
Anzi, in diversi casi ci andranno pure a perdere. Secondo delle simulazioni che sono state fatte, questa manovra non abbassa neanche una tassa sulle fasce più in difficoltà, è colpita dall’inflazione pregressa.
Il Movimento cinque Stelle vuole abbassare le tasse, ma ci vuole un coraggio che questo governo non ha per andare a recuperare le risorse dove ci sono, dagli extraprofitti delle banche, delle industrie belliche, dei colossi del web, da una spinta alla digitalizzazione dei pagamenti. Noi abbiamo proposto anche il cash back sanitario.
Ad esempio se paghi con la carta le spese mediche in farmacia, la detrazione ti arriva direttamente sul conto. Diamo un sollievo. Liquidità immediata ai cittadini in crisi per la perdita del potere d’acquisto.
Semplifichiamo, recuperiamo risorse dall’evasione per abbassare le tasse a tutti. In questa legge di bilancio non ci sono prospettive. Non c’è niente perché con il patto di stabilità scritto da Francia e Germania, firmato da Giorgia Meloni, in Europa non ci può essere niente se non tagli da 13 miliardi l’anno.
Noi restiamo aperti al confronto, all’ascolto, al contrario di un esecutivo che si è chiuso in se stesso senza ascoltare più la voce di cittadini, associazioni, senza ascoltare la sofferenza del Paese”.
Apprezzamento per il lavoro dei professionisti è arrivato da Carlo Calenda, segretario di Azione: “I commercialisti, come spesso accade in Italia, suppliscono a ciò che lo Stato non riesce a fare.
Non c’è un fisco semplice, ci sono norme difficilmente interpretabili. La responsabilità ricade sui commercialisti. È una sostituzione di responsabilità inaccettabile. In parte questo avviene perché il nostro Paese ha un enorme ufficio, cioè noi produciamo una quantità di norme incredibili, di difficilissima applicazione.
Io ho provato a fare l’opposto hanno fatto Industria 4.0 e ha funzionato ma anche lì a un certo punto l’Agenzia delle entrate ha deciso che il credito d’imposta sulla ricerca e lo sviluppo doveva considerarsi in modo diverso.
Questa incertezza costante questa incapacità dello Stato di fare uno dei suoi lavori primari, cioè un sistema di tassazione semplice e comprensibile di cui la responsabilità non ricade sui professioni, è un esempio di non funzionamento dei fondamentali dello Stato. In questo senso i commercialisti sono come i medici, si assumono la responsabilità del non funzionamento dello Stato e spesso ne pagano le conseguenze.
Tutto ciò va cambiato, ma per cambiarlo c’è, a nostro avviso un solo elemento cercare di portare a governare persone che conoscono quello che fanno perché l’hanno fatto fuori dalla politica, perché altrimenti la politica diventa quella che vedete.
E intanto io credo che a voi vadano scuse e ringraziamenti per quello che fate tutti i giorni per supplire a un compito che non dovrebbe essere vostro, ma che con buona volontà, come altri settori voi fate”.
Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente della commissione Attività produttive della Camera: “’La proposta di legge di rottamazione/rateizzazione quinquies lunga della Lega a mia prima firma, non è un condono ma un provvedimento per aiutare milioni di italiani, angosciati da cartelle esattoriali per imposte, contributi e tasse regolarmente dichiarate ma non pagate per difficoltà economiche. La misura che ho proposto è risolutiva perché introduce il pagamento di qualsiasi arretrato fiscale o contributivo in 10 anni, tramite 120
rate mensili tutte uguali, così da consentire a chi è in momentanea difficoltà di tornare in bonis: e senza decadimento dal beneficio se si ritarda una rata, essendo la soglia per i mancati pagamenti posta a otto, evidenziando che con le risorse che si recupereranno, lo Stato potrà ‘diminuire le tasse di tutti’. Sono sicuro – ha aggiunto – che convinceremo sull’efficacia del provvedimento anche gli alleati di governo ora non pienamente convinti, evidenziando come esso serva per dare finalmente respiro a tante piccole attività economiche, tornando così ad alimentare la fiducia nel futuro”.
Mario Turco, componente della commissione Finanze al Senato: ““In questi due anni e mezzo di governo Meloni abbiamo proposto diverse soluzioni ma purtroppo siamo rimasti inascoltati.
Le rottamazioni vanno bene solo in momenti eccezionali altrimenti sono condoni a vita. Siamo contrari a questo modo di disciplinare il rapporto tra fisco e contribuente. Il governo ha già fatto oltre 20 condoni e vorrebbe continuare su questa strada.
La riforma è stata fallimentare sia sul piano delle semplificazioni che sul calendario fiscale, pieno zeppo di scadenze e adempimenti. Si parlava di fisco amico, ma i contribuenti stanno ricevendo sotto Natale lettere per aderire al Concordato preventivo con la minaccia di controlli. Fallito anche l’obiettivo della riduzione dell’evasione fiscale.
Il Concordato in meno di sei mesi ha subito già diverse modifiche di tutti i tipi, rinunciando alla progressività dell’imposta, introducendo la tassa piatta del 15%; è stato prorogato solo dopo che i commercialisti hanno dovuto scioperare contro questo provvedimento. Un vero e proprio fallimento.
La nostra riforma fiscale, depositata in Senato, semplificava il sistema di detrazioni, combatteva l’evasione fiscale puntando su pagamenti telematici e incrocio delle banche dati; abbiamo individuato le operazioni speculative nei mercati finanziari che scontano una tassazione ridicola mentre nulla si è fatto sugli extra profitti.
Siamo preoccupati per la situazione economica dell’Italia: Pil e domanda interna calano mentre l’inflazione riprende a correre e gli investimenti sono fermi. Un bollettino di guerra. Il governo ha smarrito la rotta”.
Chiara Tenerini, componente della commissione Lavoro della Camera: “Nonostante le difficoltà per mantenere gli equilibri di cassa è una manovra di bilancio che investe 18 miliardi per rendere strutturali il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote irpef.
Guarda alle famiglie e ai ceti in difficoltà e il nostro auspicio è di riuscire a ridurre ulteriormente il carico fiscale. Abbiamo riconfermato la decontribuzione per chi assume, e misure per l’assunzione nelle aree svantaggiate o per l’assunzione di ex percettori di reddito, donne con figli.
Due terzi delle risorse sono destinate al sostegno di chi è più in difficoltà. Vorrei che nei prossimi mesi ci fosse un cambio di paradigma di un fisco che ha ancora tanto pregiudizio nei confronti di partite iva e liberi professionisti.
L’economia italiana si regge sulle piccole e micro imprese che hanno tante difficoltà. Bisogna aiutarle invece di agire in modo vessatorio”.
Emiliano Fenu, componente della commissione Finanze alla Camera: “Il concordato preventivo non decolla nonostante la proroga che ha solo messo in difficoltà professionisti e imprese.
A ridosso di Natale arrivano pure 700mila lettere alle partite iva che impongono l’adesione al concordato minacciando accertamenti. Mentre le grandi aziende, che riescono a programmare il loro futuro, hanno già aderito magari risparmiando risorse conoscendo già il loro futuro fiscale.
Così si penalizzano i più piccoli. Questa legge di bilancio deve aderire al patto di stabilità sottoscritto da questo governo. Mentre tutti dicono che c’è bisogno di investire, del pubblico, che lo Stato sostenga le imprese, si è proceduto a tagliare tutto”.
Andrea De Bertoldi, componente della commissione Finanze alla Camera: “Il concordato preventivo biennale non è stato ben calibrato. Devono essere presi degli accorgimenti se vogliamo protrarlo nei prossimi anni.
Ancora adesso abbiamo un’ulteriore scadenza che alcuni interpretano come una minaccia. Non è questo il modo di fare fisco. La legge di bilancio, soprattutto per motivi di budget, fa difficoltà a centrare gli obiettivi che vorrebbe raggiungere.
Si dovrebbe puntare a far crescere di più il pil e sulla crescita del Paese utilizzando la leva fiscale per far crescere gli investimenti. In parlamento è stato approvato un odg che prevede la riduzione della tassazione per le casse di previdenza quando investono in economia reale.
Dobbiamo immettere più liquidità per sostenere le nostre imprese. L’Agenzia delle Entrate ha un potere molto importante e i contribuenti sono spesso vessati in modo scorretto e illiberale. Vorrei che tutto questo cambiasse”.
L’articolo Fisco, Cuchel (commercialisti): “Inopportuno invio pec dell’Agenzia delle Entrate” proviene da Notiziedi.it.