Premier gioca carte del rapporto con Vdl e di linea diretta con Musk

Roma, 29 nov. (askanews) – Una serie di fortunati eventi, per parafrasare il titolo di un film per ragazzi, potrebbe dare a Giorgia Meloni l’opportunità di avere un ruolo di rilievo nella legislatura europea che si sta aprendo. Lo stato di pre-crisi del governo francese di Michel Barnier (peraltro atteso giovedì a Palazzo Chigi) unito alla debolezza di Emmanuel Macron da un lato, e la Germania che si avvia a nuove elezioni dall’altro, è il ragionamento della premier, le daranno l’occasione per incunearsi nei processi decisionali europei, contando anche sul ruolo assegnato a Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea.

Con Ursula von der Leyen il rapporto è buono. Dopo il primo “no” al bis della tedesca, Meloni le ha assicurato il voto favorevole degli europarlamentari di Fdi – a differenza del Pis polacco, l’altra grande componente di Ecr – alla fiducia per l’intera nuova Commissione, e continuerà a svolgere un ruolo cruciale di dialogo e di eventuale appoggio nell’ottica della nuova “maggioranza Venezuela”. In particolare sulla partita che più interessa a Meloni, quella dei migranti, ma anche su altri temi, come quello delle norme ambientali e climatiche, la leader italiana punterà a condizionare e supportare lo spostamento a destra dell’esecutivo di Bruxelles.

Le due si sono viste l’ultima volta al G20 di Rio e c’è un canale di comunicazione diretto. Tanto che – secondo quanto si apprende da fonti sia italiane che europee – la presidente della Commissione sarebbe stata invitata alla festa di Atreju, la kermesse dei Fratelli d’Italia, in programma al Circo Massimo a Roma dall’8 al 15 dicembre. Il programma è top secret, ma Vdl potrebbe essere uno degli ospiti d’onore, come l’anno scorso fu Elon Musk. Proprio il rapporto con il fondatore di Tesla, uno dei principali consiglieri e futuri membri dell’amministrazione Trump, è considerato una carta da giocare, tanto che sarebbero già in corso i contatti per un primo incontro tra il tycoon e la presidente della Commissione, con la leader italiana nelle vesti di “facilitatrice”.

Dall’altro lato, anche il premier spagnolo Pedro Sanchez proverà a esercitare un’influenza sulla presidente della Commissione, ritenuta da molti un’ottima esecutrice delle strategie e decisioni prese dal suo potentissimo capo di gabinetto, Bjorn Seibert, più che una leader con una propria visione strategica. Sanchez ha mandato a Bruxelles l’altra vice presidente esecutiva della Commissione, Teresa Ribera, che è stata messa sulla graticola dal Ppe (su richiesta dei popolari spagnoli) prima del via libera. Ma ora che è stata confermata, Ribera è il vero numero due dell’Esecutivo comunitario, ed è il più importante vero contrappeso, con la sua appartenenza socialista e le sue convinzioni ambientaliste, allo sbandamento a destra di von der Leyen e del Ppe. Il premier spagnolo teme uno slittamento dell’esecutivo sempre più lontano dalle istanze progressiste e ormai da tempo ha inaugurato una netta presa di distanze da Meloni, e in particolare dal suo ‘modello Albania’ per la gestione dell’immigrazione irregolare.

Meloni ha anche instaurato un rapporto stretto (coltivato con frequenti contatti) con Kaja Kallas, neo Alto responsabile per la politica estera Ue, con cui sarà in Lapponia il 20 e 21 dicembre prossimi, per il primo incontro Nord-Sud a quattro tra Finlandia, Svezia, Italia e Grecia. A unire Kallas e Meloni c’è sicuramente una linea di pieno sostegno all’Ucraina.

di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

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