Planas incontra i pescatori della Catalogna
Roma, 27 nov. (askanews) – L’accordo raggiunto durante lo scorso Agrifish tra Spagna, Francia e Italia, che si è tradotto in una dichiarazione congiunta in difesa degli interessi di pesca nel Mediterraneo per chiedere alla Commissione Europea una moratoria sul piano di gestione pluriennale del Mar Mediterraneo nel 2025, è fondamentale “per garantire il futuro della pesca nel Mar Mediterraneo ed evitare ulteriori riduzioni dei giorni di pesca per la flotta peschereccia”. Lo ha spiegato il ministro spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione, Luis Planas, che ieri ha visitato il porto di Vilanova i la Geltrú (Barcellona), accompagnato dai rappresentanti delle corporazioni dei pescatori della Catalogna.
Planas ha sottolineato che “l’attività di pesca nel Mediterraneo è più della semplice pesca, è una realtà territoriale e sociale che fa parte della nostra cultura, del nostro vivere, del nostro lavorare e noi vogliamo che questa realtà come paesi mediterranei venga presa in considerazione”.
Il 18 novembre Luis Planas ha firmato, insieme ai suoi omologhi francese e italiano, una dichiarazione congiunta che chiede una moratoria sul piano di gestione pluriennale nel Mediterraneo nel corso del 2025. I tre paesi difenderanno questa posizione nel Consiglio dei ministri del 9 e 10 dicembre, in cui devono essere approvati i totali ammissibili di catture (TAC) e le quote per il prossimo anno.
Ha ricordato che la Spagna conta 2.200 pescherecci nel Mediterraneo, di cui più di 600 in Catalogna e 47 a Vilanova i la Geltrú. Planas ha anche ricordato che il settore della pesca catalano è pioniere nell’adozione di misure per proteggere le risorse della pesca nel Mediterraneo con chiusure temporali e spaziali e misure di selettività nelle reti per proteggere gli avannotti.
Per questo Planas ritiene che esistano alternative alle misure drastiche di continuare a ridurre i giorni di pesca e chiede che vengano valorizzati gli sforzi che le flotte a strascico che pescano nel Mediterraneo stanno portando avanti da anni. Sono misure necessarie e positive, “ma a livello di Unione europea dobbiamo pensare a dove stiamo andando e quale è il nostro porto di destinazione”.