Parla l’attrice napoletana Daniela De Luca impegnata nella serie televisiva su Rai 1
Daniela De Luca una vita nel mondo dell’arte per mettere fuori le emozioni. Sul set di diverse fiction, l’attrice napoletana è impegnata nella puntata della serie di Raiuno “L’amica geniale” in onda domani sera (lunedì 25 novembre).
Cosa accade nella puntata di domani?
««Ne “L’amica geniale” impersono Silvana, la governante di Elena, che subisce quella che appare come una violenza sessuale. Una scena difficile, disgustosa, non facile nemmeno per Fabrizio Gifuni, con il quale ho diviso questa esperienza scenica.
Lui era preoccupato per questa scena, voleva che non arrivasse mai, poi mi ha detto che grazie alla mia semplicità e genuinità nella scena, è riuscito a farla bene. Per me, che sono timida nella vita, è stato un banco di prova importante perché ho potuto mostrare il mio corpo, cosa che non faccio mai per problemi personali.
In questa scena c’è molto di più di quello che si vede, viene fuori anche un universo femminile schiacciato dalla società che non può ribellarsi ai soprusi per il bisogno di lavorare. Sto ricevendo molti commenti da americani che hanno già visto questa puntate e capisco che la scena è arrivata tanto al pubblico».
Partiamo dall’inizio: come nasce la passione per l’arte?
«È qualcosa di antico, che nasce dentro di me da quando sono piccola. Ho perso mio padre a quattro mesi, di lui ho solo il ricordo della foto di nozze con mia madre. Piccola sono andata a vivere con i miei nonni ed è proprio il nonno che, per tanti anni, ho chiamato papà. Ho sviluppato un amore morboso per mia nonna che per me era mia madre, anche perché mia madre lavorava e non c’era sempre. Proprio a mia nonna ho scritto qualcosa da molto piccola, per trasmetterle tutto il mio amore».
Avevi un posto segreto per scrivere?
«Sì, scappavo sul tetto condominiale, luogo pericoloso che mia madre non voleva che frequentassi, ma qui, isolata dal mondo dei grandi, ritrovavo me stessa e scrivevo e canticchiavo motivi e canzoni. Ero chiusa in me stessa, ma avevo il desiderio di farmi ascoltare e lo facevo attraverso questi scritti».
Il teatro è stata un costante della tua vita e in che modo?
«Non potevo permettermi di fare scuole, ma ho debuttato bambina sul palcoscenico e non mi sono mai fermata. Non mi fermo ad interpretare un ruolo, scavo nelle emozioni di un personaggio. Dietro la professione artistica c’è il mio mondo emotivo».
Un episodio straziante della tua vita, la perdita di Biagio, tuo figlio, ha rappresentato una svolta nella tua esistenza, ma ha anche ispirato il libro “Un gioiello dal valore inestimabile”: cosa è successo da allora?
«Non riuscivo a parlare con nessuno, sono sempre stata la forte della famiglia, ma nessuno capiva lo strazio che vivevo. Invece di piangere ho cominciato a scrivere, su tutti i supporti possibili. Non pensavo di scrivere un libro, ma alla fine tutti questi pensieri sono confluiti in questo volume».
Il libro è stato letto da una nota sceneggiatrice che lo ha valutato idoneo a diventare materiale per un film: lei purtroppo è deceduta, ma tu non ti sei fermata…
«Non mi sono mai fermata. Ho chiesto aiuto al coach Peppe Mastrocinque che è una figura importante della mia vita, ma che da questo punto di vista non mi ha potuto aiutare. Allora ho cominciato a studiare tanto, aiutata da Pino Sondelli e vari registi.
Dopo molto tempo ho scritto soggetto e trattamento. L’ho fatto leggere ad una cara amica attrice che lo ha trovato interessante e valido e lo ha proposto ad un’importante casa di produzione».
Proprio Mastrocinque, diventato tuo agente, ti ha proposto al casting di “Gomorra”, di “Resta con me” e, per finire, de “L’amica geniale”: ci parli di queste esperienze?
«Tutte intense, perché si è trattato di piccoli ruoli, ma chiave nella storia».
Come affronti il set?
«Come detto viaggio nelle emozioni dei miei personaggi, esco da me per abbracciare il personaggio. Spero di vedere realizzato il sogno del film su mio figlio, lo vorrei per lui perché tutto quello che faccio è per Biagio.
Intanto, continuo ad aiutare ragazzi che non possono permettersi di frequentare scuole ed accademie preparandoli, nel mio piccolo, al mondo dell’arte. Lo faccio a mio modo, viaggiando sempre nelle emozioni».
re.sp.
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