Non deve sostituire agricoltura ma migliorare produzioni

Rio de Janeiro, 18 nov. (askanews) – È “fondamentale” il ruolo della ricerca nella lotta alla fame ma non per produrre cibo in “laboratorio”. Perché significa andare verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo “naturale” e a chi è povero verrà destinato quello sintetico. Un mondo in cui in cui, ha specificato, non vuole vivere. E’ questo il messaggio, secondo quanto si apprende, lanciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla prima sessione del summit G20 di Rio de Janeiro.

Per Meloni ricerca e tecnologia devono servono non a “sostituire” l’agricoltura, ma a garantire colture sempre più resistenti alle fitopatologie e agli eventi naturali estremi, e tecniche di coltivazione in grado di “migliorare le produzioni” e ridurne gli effetti negativi, come il consumo eccessivo di acqua.

Questo vale – per Meloni – soprattutto per l’Africa, che possiede oltre il 60% delle terre arabili incolte del mondo. È un “enorme potenziale” che, se venisse liberato, potrebbe consentire non solo di sfamare la popolazione africana ma anche di contribuire alla sicurezza alimentare di altre nazioni e regioni del pianeta, oltre che creare “valore e ricchezza”.

È la ragione per la quale – ha ricordato – un ampio segmento del Piano Mattei per l’Africa, il piano italiano di cooperazione paritaria con il Continente africano, è dedicato all’agricoltura e all’acqua. Con progetti concreti che già stanno dando “frutti” in Egitto, Algeria, Kenya, Tunisia, Etiopia, Costa d’Avorio e Mozambico. Decisivo è l’aspetto finanziario e per questo l’Italia ha definito insieme alla Banca Africana di Sviluppo e alla Banca Mondiale strumenti finanziari per mobilitare ulteriori risorse.

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