Il ritorno alla Casa bianca apre scenari di disgelo con Kim Jong Un

Roma, 12 nov. (askanews) – A Seoul c’è grande preoccupazione, dopo la rielezione negli Stati uniti di Donald Trump: che il presidente americano, nel suo secondo mandato, riprenda la sua insolita luna di miele con il leader nordcoreano Kim Jong Un, senza dare troppo ascolto all’alleato sudcoreano. In un momento in cui, peraltro, le relazioni con tra Seoul e Pyongyang sono al punto minimo.

La Corea del Sud intende fare in modo che la sua posizione abbia un peso in qualsiasi processo eventuale di dialogo tra Trump e Kim durante il secondo mandato, ha dichiarato oggi un alto funzionario sudcoreano all’agenzia di stampa Yonhap.

Lo scenario intricato delle relazioni in Asia orientale rischia di riconfigurarsi in maniera drammatica nel secondo mandato di Trump. Rispetto al primo, a Seoul c’è una leadership, quella di Yoon Suk Yeol, poco propensa ad attivare un processo di disgelo con la Corea del Nord, che ha inasprito la sua politica nucleare, inserendo il suo status di potenza atomica all’interno della costituzione e indicando nella stessa carta fondamentale il Sud come nemico.

Non solo. Kim Jong Un ha creato una relazione molto stretta con il presidente russo Vladimir Putin, firmando anche una cooperazione rafforzata che prevede una clausola di reciproca difesa. Inoltre ha inviato in Russia migliaia di soldati che, secondo Kiev, sarebbero già impiegati nella guerra russo-ucraina. La prospettiva di un disgelo Usa-Russia, in funzione delle storicamente buone relazioni Trump-Putin, potrebbe mettere in una posizione fragile Seoul.

C’è inoltre una dinamica delle relazioni Usa-Nordcorea che preoccupa Seoul, che teme che si stia per salire su montagne russe geopolitiche rispetto alla questione nordcoreana. “Durante la prima amministrazione Trump, gli Stati uniti avevano inizialmente applicato una ‘massima pressione’ sulla Corea del Nord, quindi, se intende coinvolgere nuovamente la Corea del Nord, è probabile che segua lo stesso approccio,” ha detto ai giornalisti un alto funzionario del ministero degli Esteri sudcoreano. “Tuttavia – ha aggiunto – poiché non è certo se il dialogo riprenderà affatto, e tutto è ancora incerto, considereremo tutte le possibilità”.

Nel primo mandato di Trump, dopo una prima fase di insulti reciproci, il presidente Usa e il leader nordcoreani si sono incontrati tre volte, in vertici storici, che però si sono conclusi senza un accordo sul nucleare. Vertici, questi, che sono sembrati più guidati da una diplomazia personale di Trump che da un confronto con gli alleati regionali, Giappone e Sudcorea. Questa volta, Seoul non vuole che accada la stessa cosa. “E’ importante che qualsiasi dialogo con la Corea del Nord sia guidato da noi e che ci assicuriamo che la nostra posizione sia riflessa nel processo” ha affermato il funzionario a Yonhap.

In ogni caso, da allora, Kim ha completamente abbandonato la sua politica di impegno con gli Stati uniti e ha promesso di interrompere i legami con il Sud, intensificando lo sviluppo nucleare e missilistico del Paese attraverso una collaborazione più stretta con la Russia. Questo anche mettendo in ombra il ruolo della Cina, da sempre “sorella maggiore” della Corea del Nord, che sulla vicenda dello sviluppo nucleare nordcoreano e sull’invio di soldati di Kim in Russia è apparsa piuttosto silenziosa.

Seoul spera ancora che Pechino possa svolgere un ruolo positivo rispetto alla questione dei soldati nordcoreani inviati in Russia. “Crediamo che la Cina non voglia essere vista nello stesso gruppo della Corea del Nord e della Russia”, ha detto il funzionario, che si augura che gli sforzi di spingere la Cina a intervenire sulla vicenda con uno sforzo di convincimento di Kim possano ancora essere utili.

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