Il nostro mercato secondo dopo la Francia per gli champagne della maison

Milano, 3 nov. (askanews) – Abelé 1757, quinta Maison più antica della Champagne, presenta sul mercato italiano l’annata 2013 de “Le Sourire de Reims”, Brut millesimato composta per il 60% da Chardonnay e per il 40% da Pinot Noir, che prende il nome dalla statua posta sulla Cattedrale della città simbolo della più nota e raffinata tra le bollicine francesi. Decapitato durante la Prima guerra mondiale, l’angelo fu restituito alla città grazie al sostegno di Henri Abelé, fondatore della Maison, che gli ha poi dedicato una Cuvée de Prestige in una bottiglia che ricorda la forma di quella originaria dello Champagne rappresentata nel quadro “Le Déjeuner d’huîtres” del 1735. Il dipinto, firmato da Jean-François de Troy, ritrae Luigi XV durante un pranzo a Versailles, dove quattro ospiti seguono con gli occhi il tappo della bottiglia di Champagne appena stappata.

Il prezioso “Sourire de Reims Millesimato 2013” segue il lancio del superbo “Blanc de Blancs Extra-Brut” in edizione limitata ad appena 1.757 bottiglie (ogni riferimento non è casuale) esclusivamente in Francia e in Italia. Si tratta dei primi due Paesi per volumi e per valore di questa Maison di alta gamma che cuba circa 400mila bottiglie l’anno, con l’Italia che in appena due anni di distribuzione ha superato la Spagna, mercato in cui l’azienda con sede a Reims esporta i suoi prodotti da diverso tempo. Non poco per un “Maison boutique” che si posiziona in una fascia alta nei soli canali Horeca e in quello delle enoteche.

Acquisita nel 2019 dal Centre Vinicole-Champagne Nicolas Feuillatte, l’azienda di “négociant manipulant” guidata dalla Dg Marie Gicquel, è stata affidata alle giovani ma già esperte mani dello Chef de Cave Etienne Eteneau, la cui prima annata è stata proprio la 2019. Trentasei anni, Eteneau è cresciuto tra le vigne di Grenache e Muscat in Occitania, si è formato come agronomo e ha lavorato per il Dipartimento tecnico e ambientale del Comité Champagne, poi da un enologo in Australia, per una Cantina in California e quindi è rientrato in Francia come responsabile delle cantine, dell’imbottigliamento e della gestione dei vigneti della Tenuta Vranken-Pommery. Infine è arrivata (improvvisa) la chiamata di Abelé, azienda che non ha vigneti di proprietà e che si approvvigiona da una trentina di famiglie di conferitori che gestiscono circa 25 ettari in Cote des Blancs, nell’area di Sézannais e sulle colline di Vitry-le-Francois.

Si deve a questo giovane Chef de Cave la “nouvelle vague” stilistica lanciata nel 2021, anno in cui la Maison cambia il nome da Champagne Henri Abelé a Abelé 1757. “In quell’anno si è deciso di puntare su nuovi mercati oltre alla Spagna, a partire da Italia, Svizzera e Belgio, e l’unico strumento che avevo a disposizione per imprimere una svolta era la ‘sboccatura’, quindi lavorare sulla riduzione del residuo zuccherino e sulla base da unitilizzare per la liqueur d’expedition” racconta Eteneau, che in parallelo, gestiva l’intero processo di vinificazione per le nuove cuvée a partire dall’annata 2019, per la quale è stata introdotta una nuova bottiglia che ha sostituito la classica ‘champagnotta’.

Il giovane enologo ha puntato sullo Chardonnay vinificato in acciaio “per esaltare freschezza e finezza”, lasciando il legno “solo ad alcune basi di Pinot Noir per estrarre un po’ di frutti e spezie”. Poi sulla lunghezza e la persistenza dei vini, arrivando a riprendere per il suo sorprendente “Blanc de Blancs Extra-Brut”, “una tecnica oramai quasi abbandonata, quello del ‘poignettage’”, lo “scuotimento” per 12 volte delle bottiglie durante i quattro anni di sosta sui lieviti, “per accellerare i fenomeni di autolisi e massimizzare l’estrazione di composti che dessero maggiore persistenza gustativa”.

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