Storica Cantina di Cioccaro di Penango nel Monferrato astigiano

Milano, 20 ott. (askanews) – Paolo e Guido Sartirano danno nuova vita alla Tenuta La Fiammenga, storica Cantina di Cioccaro di Penango, con 25 ettari vitati a biologico sulle colline del Monferrato astigiano. I due cugini sono la quarta generazione della famiglia di produttori che nelle Langhe guidano Cantine San Silvestro a Novello e l’azienda agricola Costa di Bussia-Tenuta Arnulfo a Monforte d’Alba, sempre in provincia di Cuneo. “È stato amore a prima vista – spiegano – e la nostra ambizione è rivolta tanto al recupero e alla valorizzazione dei vigneti quanto alla ristrutturazione della cascina per potenziare l’accoglienza”.   Tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600 la Tenuta fu di Pietro Jescot, commerciante fiammingo di tele, legato a diversi artisti locali dell’epoca, tra i quali Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e i fratelli De Wespin, autori della Cappella del Paradiso del Santuario di Serralunga di Crea (Alessandria).

Dopo uno studio dei terreni affidato all’agronomo Carlo Arnulfo e un importante lavoro di reimpianto dei vigneti, nel progetto dei Sartirano, La Fiammenga “si trasformerà in una destinazione enologica, continuando ad essere un simbolo di come la storia, l’arte e la viticultura possano intrecciarsi per creare vini che non sono solo espressioni di un territorio ma anche testimoni di una ricca eredità culturale”. Le varietà coltivate sono le tradizionali Barbera, Grignolino e Freisa, accanto a Cabernet, Merlot, Sauvignon, Chardonnay e Pinot Nero. La tecnica di “vinificazione materica” ideata da Paolo Sartirano rappresenta un elemento chiave nella produzione dei vini della Tenuta: questo metodo prevede l’uso di tonnaux da 500 litri per una fermentazione lenta e macerazioni prolungate con il mosto in contatto con le bucce, ispirato alla cosiddetta vinificazione “a cappello sommerso”, storicamente praticata nel Monferrato .

Fra i filari della Tenuta, si erge la “Coda di Balena”, il “Fossile numero 3” opera della giovane artista Giorgia Sanlorenzo, che emerge dalla terra narrando di un tempo in cui il mare baciava queste colline, e dove ha lasciato un tesoro di fossili.

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