Crolla produzione al Sud, aumento record per il Centro-Nord
Roma, 1 ott. (askanews) – Sono state la siccità e il caldo record nelle principali regioni produttrici, come la Puglia e la Sicilia, a fare crollare la produzione nazionale di olio d’oliva italiano. Secondo le stime elaborate da Ismea in collaborazione con Unaprol anticipate il 27 settembre a Ortigia nell’ambito di uno degli eventi collaterali del G7 Agricoltura e approfondite nel report Tendenze olio di settembre, in Italia si prevede un quantitativo di circa 224mila tonnellate, ben il 32% in meno rispetto alla scorsa campagna. Un dato che farebbe retrocedere l’Italia dal secondo al quinto posto nel ranking mondiale dei principali Paesi produttori.
Secondo l’approfondimento del focus Tendenze olio, a pesare sulla campagna italiana è soprattutto il dato pugliese, dove si stima un raccolto praticamente dimezzato rispetto allo scorso anno. Nella regione, che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti nazionali, la fioritura e l’allegagione si sono mostrate abbastanza ridotte quest’anno, con le piante andate in stress idrico a causa delle poche piogge estive e delle alte temperature. Situazione analoga in Calabria e Sicilia dove si stimano perdite che al momento, comunque, sembrano più contenute rispetto a quelle della Puglia.
In Calabria, infatti, la prolungata assenza di precipitazioni ha accentuato lo stress idrico delle piante, con conseguente riduzione della vigoria vegetativa e della fruttificazione. Si è registrata, inoltre, una caduta precoce delle olive, soprattutto nei frutteti più giovani o meno vigorosi.
In Sicilia la fioritura e l’allegagione sono state buone ma una parte della produzione si è persa per il fenomeno della cascola dei frutticini nel mese di giugno e parte di luglio. La siccità di agosto ha ridotto ulteriormente le aspettative, anche se le prime indicazioni sulle rese in olio sembrano buone.
Al crollo della produzione al Sud si contrappone l’aumento record fatto registrare nelle regioni del Nord, con un +75%, e del Centro (+70%) rispetto a un 2023 molto deficitario. Da non sottovalutare, però, la presenza di attacchi della mosca olearia che potrebbero incidere sulla qualità del prodotto. L’abbassamento delle temperature e la presenza di umidità elevata costituiscono infatti un campanello di allarme che i produttori non possono sottovalutare, sottolinea Ismea.
Buone notizie arrivano anche sul fronte della qualità che si annuncia ottima, grazie all’impegno delle circa 400mila aziende agricole nazionali nel garantire un prodotto dagli standard elevatissimi, regalando all’Italia la leadership in Europa per il maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp).
In linea generale, precisa però Ismea, negli ultimi anni la variabilità delle produzioni sta andando oltre la normale alternanza, esasperando le normali dinamiche di domanda e offerta. Gli imbottigliatori si trovano a fare i conti con una disponibilità di prodotto nazionale sempre più incerta con le conseguenti ricadute in tema di programmazione degli approvvigionamenti. Questo si somma a monte con le difficoltà dei produttori, a valle con quelle dei consumatori finali che in due anni hanno visto aumentare i prezzi del prodotto soprattutto nei canali della Gdo.