Al via la 15esima edizione al Parco Dora a Torino fino al 30 settembre

Milano, 26 set. (askanews) – Ridisegnare la relazione con la natura, riconoscere un ruolo politico ai contadini, ripartire dal valore del cibo e non dal suo prezzo. Sono questi i messaggi che arrivano dalla 15esima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, la manifestazione internazionale dedicata al cibo buono, pulito e giusto in corso a Parco Dora, a Torino, fino al 30 settembre. Ad aprirla un messaggio di Papa Francesco che il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, ha definito un documento politico straordinario, in cui i contadini sono i custodi di una biodiversità culturale da portare in salvo.

“Rispetto a vent’anni fa – ha detto Carlo Petrini – è ormai diventata senso comune che la cultura alimentare e l’attivismo attorno a queste tematiche possono assolvere un ruolo politico di prima fascia. E questo perchè dobbiamo essere coscienti che il sistema alimentare globale è nocivo per la salute del Pianeta, crea sprechi di proporzioni bibliche e non è assolutamente più sostenibile. Quindi il cambio diventa uno degli elementi distintivi di questa fase di transizione”.

Organizzata da Slow Food, Città di Torino e Regione Piemonte, con il patrocinio del ministero dell’Agricoltura, del Turismo, dell’Ambiente e degli Esteri, la manifestazione per festeggiare i suoi 20 anni quest’anno ha scelto un titolo emblematico We are nature: “Questa riflessione del superamento della visione antropocentrica sta alla base di tutta la storia di Terra Madre – ha sottolineato Petrini – Riproporre in questa edizione la centralità della natura è l’elemento distintivo di questa fase storica, destinata a durare non qualche anno ma molto probabilmente diversi decenni se non qualche secolo. Parliamo della transizione ecologica, per affrontare la quale l’educazione alimentare diventa uno degli elementi di aiuto”. “Siamo voluti uscire dalla logica antropocentrista che ha connotato il Novecento – ha rimarcato Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia – la nostra esortazione è a un cambio di paradigma. Non siamo noi che gestiamo, controlliamo, tantomeno salveremo la natura ma sarà casomai lei evidentemente a salvarci, se la trattiamo un po’ meglio di come abbiamo fatto finora. E’ quindi un’esortazione a rientrare dentro la natura come parte di un mosaico molto più grande di noi e a partire da questo l’obiettivo comune del sistema alimentare, ma non solo, è quello di integrare le attività umane in maniera armonica con gli ecosistemi che ci ospitano”.

Accanto ai 700 espositori del Mercato italiano e internazionale, tra cui 180 Presìdi Slow Food, un terzo in più rispetto a due anni fa, 3mila delegati da 120 Paesi che accoglieranno le persone in visita in questi giorni a Terra Madre. Una festa prima che un mercato che durante l’inaugurazione ha idealmente riunito intorno a un mappamondo sollevato al cielo i contadini di tutto il Pianeta. Al centro delle decisioni dei Grandi della Terra riuniti a Ortigia per il G7 Agricoltura.

“Per noi il cibo è uno strumento di cambiamento culturale e politico, quindi Torino chiama Ortigia – ha detto Nappini – Noi abbiamo fatto già recapitare 10 punti al ministro dell’Agricoltura proprio per portare le nostre richieste, molte delle quali sono enormi e anche ovvie. Ma in generale quello che di nuovo abbiamo chiesto a Ortigia è lavorare per decisioni lungimiranti che si occupino non dei prossimi sei mesi ma dei prossimi sei secoli perché l’agricoltura è la garanzia di sopravvivenza per tutti noi”.

E proprio per rimettere al centro l’agricoltura Carlo Petrini chiede ai 7 Grandi della Terra che quella biodiversità culturale rappresentata dai contadini, per riprendere le parole di Papa Francesco, abbia un riconoscimento politico. “In qualche misura fa giustizia un messaggio straordinario che Papa Francesco ha mandato a questa assise, che è un messaggio culturale, politico di grande rilevanza – ci ha detto – dove definisce questa moltitudine di persone i custodi della terra comune, della casa comune. E allora io penso che ridare valore politico a questa moltitudine è la grande scommessa. Ridurre tutto alla rappresentanza politica non è sufficientemente rappresentativo dello stato delle cose”. “Questa realtà – ha concluso – a mio modo di vedere dopo la pandemia è destinata a diventare un nuovo soggetto politico”.

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