La proposta del responsabile regionale sull’ambiente
Milano, 25 set. (askanews) – “Gli allagamenti che hanno colpito Treviso ma anche altre città venete, come Castelfranco Veneto, non si prevengono solo con i bacini di laminazione. Per i quali sarà peraltro difficile trovare, in un territorio così già occupato dal cemento, spazi adeguati. È invece necessario prendere atto che la crisi climatica e i sempre più frequenti stati emergenziali dovuti al maltempo impongono nuove scelte edilizie e interventi innovativi di gestione delle aree urbane. Per rispondere alla crisi climatica le nostre realtà cittadine devono diventare ‘città spugna’. L’intenso sfruttamento del territorio dovuto alla progressiva urbanizzazione della città ha infatti influenzato negativamente il ciclo naturale dell’acqua. Un esempio chiarissimo è dato dall’intasamento delle reti fognarie, proprio perché, a fronte della crescente impermeabilizzazione dei suoli, i picchi di piena si raggiungono molto velocemente provocando esondazioni perché le reti non scaricano più o allagamenti dovuti a sezioni di fognatura non sufficienti a smaltire le portate che si generano in occasione dei frequenti eventi di precipitazione intensa. Le tecniche di drenaggio urbano sostenibile sono molteplici e consentono di prevenire le bombe d’acqua e gli allagamenti con notevoli benefici in termini di: sicurezza idraulica, miglioramento della qualità delle acque, riqualificazione aree urbane, aumento della biodiversità”. A sottolinearlo è Matteo Favero, Responsabile Ambiente del Pd in Veneto.
“L’idea alla base dei sistemi di drenaggio urbano sostenibile è cercare di replicare i modelli di drenaggio dei sistemi naturali utilizzando soluzioni economiche a basso impatto ambientale per drenare le acque superficiali mediante un’operazione di raccolta e pulizia prima di consentirne il lento rilascio nell’ambiente, ad esempio nei corsi d’acqua o nelle falde acquifere, interventi preziosi anche per le ormai frequenti siccità. I sistemi di drenaggio urbano sostenibile possono essere istituiti a livello di bacino, di città, di quartiere ma per singoli edifici a difesa di cantine, laboratori e garage – prosegue Favero -. Posso essere aree di ritenzione vegetate su aiuole e marciapiedi; aree allagabili e invasi di ritenuta in giardini e piazze; canali filtranti; sistemi di fitodepurazione, pavimentazioni drenanti – come il calcestruzzo pervio – infine giardini della pioggia ovvero avvallamenti poco profonde con piantumazioni di arbusti o piante erbacee. Nello sviluppo delle nostre città, abbiamo a lungo considerato le acque fluviali e meteoriche come qualcosa da respingere e allontanare, trascurando la possibilità di gestirne in maniera sostenibile il ciclo e rispettarne il valore. Da una questione serie può nascere un’opportunità per vivere città più sicure, verdi e più belle, sane e resilienti anche nella qualità dell’aria che tutti noi respiriamo”, conclude il dirigente veneto dei dem.