Il pianista Costantino Catena eseguirà al teatro dell’Opera, venerdì 27 settembre alle ore 20, il concerto per pianoforte in la minore di Robert Schumann, con l’orchestra del Teatro diretta da Rafal Janiak, che completerà il programma con la III Sinfonia “Scozzese” di Felix Mendelssohn Bartholdy. La serata verrà inaugurata con la prima mondiale dell’opera “Morea”, per violino e orchestra, del compositore albanese Thoma Simaku, con solista Leonard Simaku

Scelta musicale particolare quella del direttore artistico dell’Opera Nazionale d’Albania Jacopo Sipari di Pescasseroli, in tournée in Nicaragua, insieme al suo sovrintendente, la violinista Abigeila Voshtina, per il concerto di venerdì 27 settembre, dal tema “Romantici nell’Opera”, che vedrà legati i tre titoli in programma da un climax sentimentale e nostalgico. Le ragioni estetiche dell’intera stagione operistica e concertistica sono state chiare sin dall’apertura, con il Requiem di Mozart, con l’invito a calarsi in modo riflessivo nella musica, per andare con essa a colmare quella nostra “scatola” personale, che può definirsi cultura, accettando la sfida e il confronto con la “nuova” Musica.

Due le opere note ed amate dal pubblico andranno a svolgere il tema offerto alla serata, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54 composto da Robert Schumann tra il 1841 e il 1845, affidato al pianista salernitano Costantino Catena e la Sinfonia n. 3 in la minore per orchestra “Scozzese”, op. 56 di Felix Mendelssohn – Bartholdy, datata 1842, che saranno precedute da un concerto, che saluterà la prima esecuzione assoluta, composto da Thoma Simaku, con solista il violinista Leonard Simaku, il cui cognome tradisce l’appartenenza alla stessa musicalissima famiglia.

Il concerto d’apertura, che vedrà sul podio dell’Orchestra del teatro Rafal Janiak è intitolato Morea. “E’ un omaggio alla cultura arbëreshë – ha spiegato il solista Leonard Simaku –  opera di Thoma Simaku, vincitore del premio “Česk Zadeja” del Ministero della Cultura, prima eccelso compositore di musica applicata, vincitore di numerosi premi internazionali, ormai di stanza da circa trenta anni in Inghilterra, dove invece si è ora dedicato alla musica sperimentale. La partitura è interamente giocata nella prima parte su ritmi composti e sulla recherche di colori e suoni nuovi con effetti ricercati e virtuosistici sulla tastiera del violino, che instaura un fitto dialogo con l’orchestra. Quindi, nella parte centrale viene esposto il tema della celeberrima canzone popolare Morea, che si riferisce al Regno della Morea o Morea Veneziana che era il nome ufficiale che la Repubblica di Venezia diede alla penisola del Peloponneso nel sud della Grecia conosciuta come tale fino al XIX secolo) quando fu conquistata all’Impero Ottomano durante la sesta guerra turco-veneziana nel 1684-1699. Quindi, la melodia, che è nel modo del sentire di quegli albanesi che insistevano nel Nord della Grecia e che poi di lì si sono trasferiti in Italia, in Calabria, in Basilicata e in Sicilia. Una melodia, Morea, che viene variata e proposta virtuosisticamente, con effetti, sino al termine dell’opera”.

E’ una partitura, questa ha ancora rivelato Leonard Simaku che guarda ai Sud del mondo, ed è attraversata da quella nota nostalgica composta di tradizioni antiche e sonorità inusitate che arriveranno filtrate da una sensibilità capace di evocare il fumo e il mistero della foresta amazzonica, il volo metafisico e le più genuine risonanze etniche.

Balzo nell’Ottocento con il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, op. 54 di Robert Schumann. “Una esecuzione questa – ha affermato il pianista Costantino Catena – che si inserisce in un personale progetto molto più ampio, di registrazione dell’intera opera pianistica di Schumann. Infatti, a marzo 2025 uscirà il CD con le Novellette op. 21 – il suo ciclo più ambizioso – e i Nachtstucke op. 23. Questa partitura, va ben oltre il suo “decennio pianistico” (1828-38), quando ormai Schumann era sposato con Clara e il suocero Friedrick Wieck gli chiedeva di scrivere musica meno astrusa e astratta. Nel concerto, infatti, si ritrovano le caratteristiche del Quartetto e del Quintetto per pianoforte e archi, un romanticismo più inquadrato nella forma, di grande ispirazione ma con un linguaggio più comprensibile. Il mio approccio cerca di esaltare il più possibile la “sehnsucht”, quel doloroso struggimento, contenuto in questa musica trascinante. Sono molto felice di volare a Tirana per suonare uno dei più bei concerti romantici in assoluto ed essere protagonista di questo evento che si inserisce in una intensa collaborazione tra il teatro di Tirana e il nostro Conservatorio “Giuseppe Martucci”, nel quale insegno ormai da sei anni, grazie al Direttore Fulvio Artiano al M° Jacopo Sipari di Pescasseroli che in empatica intesa coordinano le scambievoli attività Salerno-Tirana”.

Il tono espressivo dell’intero concerto di Schumann, infatti, è ben rivelato dalla indicazione di tempo del primo movimento “Allegro Affettuoso”. I temi principali sono cantabili, la tenerezza, l’intimità, il gaudio amoroso pervadono ogni pagina della partitura, il canto spiegato dei celli nell’Intermezzo, resta un vero e proprio inno all’amore, ma la costruzione architettonica, molto fluida nei primi movimenti diviene greve nel finale che è in forma bitematica e tripartita, con i due temi principali fascinosi e i secondari nati dallo spirito del valzer che richiede al solista di superare scogli e pericoli molto aspri, sfociando infine in una vorticosa coda di elettrizzante slancio.

Vetrina per l’orchestra sarà la Sinfonia n. 3 in la minore per orchestra “Scozzese”, op. 56 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, testimonianza del Grand Tour ottocentesco che puntava il Nord romantico, con la sua natura selvaggia, possente, affascinante, sublime. Il viaggio intrapreso dal ventenne Mendelssohn nel 1829 lo portò in Inghilterra e in Scozia, prime tappe di un Grand Tour che circa un anno più tardi lo avrebbe condotto in Italia. In quest’opera Mendelssohn, con la sua peculiare abilità pittorico-descrittiva, traduce in forme concise e pregnanti tutta la sostanza emotiva derivata dal suo soggiorno scozzese racchiudendola nel bellissimo tema d’apertura, ispiratogli dalla visione ad Edimburgo delle rovine della cappella in cui fu incoronata Maria Stuarda.

Un tema che nel suo solenne inarcarsi come una volta architettonica – nel profilo melodico e nel carattere esso anticipa sorprendentemente il motivo dei Valsunghi nella Valchiria di Wagner – dà forma plastica al sentimento primario di una natura maestosa, inquieta e nostalgica, che percorre l’intera sinfonia.

Questo tema, infatti, è la cellula staminale da cui trae origine tutto il percorso musicale e ideologico successivo, il quale, passando senza soluzione di continuità dal drammatico Allegro poco agitato del primo tempo attraverso l’inquieto Vivace non troppo del secondo e l’innodico Adagio del terzo, sfocia, infine, nell’entusiastica rivelazione della fondamentale identità di spirito tra quella natura e la civiltà musicale espressa attraverso il canto e la danza popolari.

 

 

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