Papi: diffusione in Ue -35% su stime 2021, serve cambio di passo
Milano, 20 set. (askanews) – I prezzi elevati delle auto, la scarsa diffusione di colonnine e la fine degli incentivi nei principali mercati Ue, pesano sulla diffusione delle auto elettriche (bev+phev) che in Europa è inferiore del 35% e in Italia del 50% rispetto alle stime fatte solo 3 anni fa. Nei primi 8 mesi del 2024 la quota di mercato nell’Ue è passata dal 21,4% al 19,2%, mentre nel solo mese di agosto le vendite di elettriche (bev) sono crollate del -44% con la quota di mercato che si è ridotta di un terzo al 14%.
“L’adozione delle vetture elettriche in Europa è inferiore del 50% rispetto alle stime fatte solo tre anni fa e questo oggi rende irraggiungibili gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Ue”, ha detto ad Askanews Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia che ha curato la 5° edizione dello studio eReadiness, un’indagine sulle intenzioni e i comportamenti di acquisto di 17mila consumatori in 27 paesi, fra cui l’Italia presentato oggi.
Il calo di vendite di vetture elettriche ha evidenziato le diverse velocità con cui l’Europa sta affrontando la transizione. l paesi del Nord tra cui Norvegia, Svezia e Olanda si confermano leader nell’e-mobility con una quota di immatricolato elettrico tra il 45% ed il 90%. Seguono a distanza i principali Paesi dell’Europa centrale come Francia e Germania, che si attestano tra il 18% e 25% di penetrazione dell’elettrico ma con un andamento in contrazione rispetto all’anno precedente. Soprattutto in Germania che nei primi 8 mesi, anche a causa della fine degli incentivi, ha registrato un calo delle vendite di bev del 32%, compensata solo in parte dalla crescita dei phev (+9,1%). Resta indietro il sud Europa, con l’Italia che si conferma fanalino di coda con una quota del 7,2% di vetture elettriche (divisa equamente fra bev e phev) ad agosto in calo rispetto all’8,6% dello stesso periodo dell’anno precedente.
“La diffusione delle auto elettriche nei paesi nordici, con l’esempio virtuoso della Norvegia dove siamo sopra all’80%, indica che l’e-mobility può essere una scelta di massa e una tecnologia di larga scala. Ma l’Ue è in ritardo di almeno 8 anni rispetto alla Norvegia. Serve un cambio di velocità”, spiega Papi.
I tempi però sono stretti e gli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e del 100% nel 2035 con lo stop alla produzione di motori termici rappresentano una sfida che rischia di mettere in ginocchio l’industria automotive europea. Al punto che l’Acea ha rivolto un appello all’Ue chiedendo di rivedere con urgenza i target sulle emissioni e più in generale la politica di elettrificazione.
“Se tutti i paesi europei adottassero la stessa velocità di adozione della Norvegia gli obiettivi slitterebbero di un paio di anni, mentre alla velocità di oggi le zero emissioni non sarebbero ipotizzabili prima del 2040”, spiega Papi.
Guardando alla domanda, lo studio ha diviso i potenziali clienti in tre gruppi: i proprietari (owners), quelli interessati all’acquisto nei prossimi 5 anni (prospects) e gli scettici (sceptics).
Il profilo dei proprietari in Italia conferma la tendenza degli ultimi anni con l’età media in aumento e il reddito medio in calo che indicano un’apertura del mercato a fasce meno abbienti, dopo il boom degli early adopters, attirati dalle novità tecnologiche e con capacità di spesa. Oltre il 90% dei proprietari si dichiara soddisfatto dell’acquisto in particolare per i minori costi operativi, l’esperienza di guida e di ricarica, che però nel 70% dei casi avviene a casa o in ufficio con costi decisamente inferiori rispetto alle colonnine pubbliche.
Calano invece per la prima volta gli interessati all’acquisto, i “prospects”, dal 69% al 61% (30% sull’orizzonte di due anni) a vantaggio di una crescita significativa del numero degli scettici dal 28% al 35%, segno di maggiore incertezza dei consumatori e di un rallentamento dell’interesse verso l’elettrico. I principali ostacoli alla diffusione dei bev si confermano: l’autonomia ancora limitata nonostante un aumento medio del 20% negli ultimi modelli; i lunghi tempi di ricarica e il costo dei veicoli. Oltre la metà degli intervistati considera accettabile un’autonomia di 300-400 km e tempi di ricarica sotto i 20 minuti.
Fra i segmenti di auto risultano particolarmente penalizzati sul fronte del prezzo i modelli più compatti in fascia A-B, che in Italia valgono un terzo del mercato. “Il segmento D, quello dei veicoli di grandi dimensioni, è l’unico in cui l’elettrico costa meno del termico, complice il taglio dei prezzi avviato da Tesla che domina il segmento. I segmenti A-B invece rischiano di essere dominati dai marchi cinesi. Ci vogliono uno sforzo delle case auto europee per chiudere il gap competitivo e un sostegno alla domanda. I dazi non servono, penalizzano i consumatori. La battaglia con la Cina si combatte sull’innovazione”, conclude Papi.