“Urgente rimettere la prevenzione al centro delle prossime campagne vaccinali”
Roma, 19 set. (askanews) – Nel 2023, primo anno di fase endemica del Covid-19, i costi diretti e indiretti attribuibili a livelli insufficienti di vaccinazione hanno superato complessivamente 1,6 miliardi di euro, mentre per i primi mesi del 2024 si registrano oltre 287 milioni. Entro la fine del 2024 si supereranno pertanto i 2 miliardi di costi attribuibili al mancato raggiungimento di livelli sufficienti di immunizzazione contro il Covid. Tra gli over 60 la copertura nazionale è infatti ferma al 10% (l’antinfluenzale registra il 53%), uno dei dati più bassi in Europa, su cui pesa anche il calo del 60% nel numero di somministrazioni avvenute nel 2024 rispetto all’anno precedente. Sebbene la crisi sanitaria e la pandemia siano ufficialmente concluse, il virus persiste e i costi associati rimangono significativi.
Sono queste alcune delle evidenze emerse nel rapporto realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), con il contributo non condizionato di Novavax, dal titolo “Difendersi e/è risparmiare. Prevenzione e immunità per limitare costi diretti e indiretti per il cittadino e la società: il caso del Covid-19”. Lo studio è stato presentato oggi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma nel corso di un evento istituzionale nato per iniziativa del Senatore Guido Quintino Liris, componente della Commissione Programmazione economica, bilancio. All’evento hanno preso parte il presidente Consiglio regionale del Lazio Antonio Aurigemma, il Country director Italy Novavax Giuseppe Bunone, il presidente I-Com Stefano da Empoli, il presidente Comitato Nazionale per la Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita Presidenza del Consiglio dei Ministri Andrea Lenzi, la Senatrice PD Commissione Programmazione economica, bilancio Beatrice Lorenzin, il direttore Area Salute I-Com Thomas Osborn e la presidente SItI Roberta Siliquini.
Tra settembre 2021 e il 24 settembre 2023 in Italia sono state somministrate circa 145 milioni di dosi di vaccino, facendo del Paese uno dei leader in Europa per la vaccinazione contro il Covid-19 nelle sue fasi più acute. Uno scenario completamente diverso emerge nell’ultimo anno, quando solo il 10,2% degli over 60 italiani ha ricevuto la vaccinazione anti-Covid (contro il 53% di copertura contro l’influenza), un valore ampiamente inferiore a quelli registrati nella maggior parte degli altri stati europei: tra gli over 60 in Francia, ad esempio, il tasso di copertura è del 26,5%, in Spagna è del 46,1% e nel Regno Unito del 61,5%. Anche le somministrazioni in Italia sono diminuite ulteriormente del 60% nel 2024 rispetto all’anno precedente, con ripercussioni sul numero di casi e di ricoveri che si sono già registrate nei mesi estivi dell’anno in corso e che destano ora preoccupazione per l’imminente stagione invernale.
Guardando all’impatto economico del Covid nella presente fase endemica, nel 2023 si sono registrati oltre un milione di giorni di ricovero per causa del virus in Italia, dei quali più di 41.000 giorni di terapia intensiva. Questi ricoveri hanno generato una spesa totale di oltre 900 milioni di euro nel solo 2023, con la maggior parte di questi costi che sono riconducibili ai pazienti non vaccinati. Circa il 70% dei costi delle terapie intensive, pari a circa 50 milioni, avrebbe potuto essere evitato se tali pazienti fossero stati vaccinati. Anche nei primi mesi del 2024, nonostante una riduzione dei costi complessivi rispetto all’anno precedente a seguito dei minori casi di positività registrati, la quota di costi riconducibili ai pazienti non vaccinati rimane la più rilevante, con un conseguente aumento dei costi ad essi collegati (+90% su base annua).
Nello studio emerge inoltre che l’80% delle nuove terapie intensive sia associato alla popolazione over 60, implicando un costo di circa 55,7 milioni. La carenza di vaccinazioni tra gli anziani ha infatti contribuito in modo significativo all’aumento dei ricoveri in questa fascia di età, nonché a costi sanitari più elevati e a una maggiore pressione sul sistema sanitario. Portando i livelli di copertura vaccinale al pari di quelli registrati in Spagna (46%, contro il 10% italiano), la probabilità di ricovero si ridurrebbe fino al 52%, con importanti vantaggi sia per la salute dei pazienti che per le casse dello Stato.
I costi economici e sociali del Covid-19 restano elevati anche in fase endemica e risultano strettamente legati al livello di copertura vaccinale. “La mancata adozione di strategie vaccinali efficaci, infatti, non solo incrementa i costi diretti per il sistema sanitario, ma comporta anche pesanti ricadute indirette sul tessuto economico e sociale del Paese, con un aumento delle assenze lavorative, una riduzione della produttività e un aggravio sulle famiglie in termini di cure e assistenza”, dichiara il presidente I-Com Stefano da Empoli.
La mancata vaccinazione ha comportato infatti anche costi indiretti legati alla perdita di produttività per le imprese e per l’intero sistema, stimata in 107 milioni di euro nel solo 2023, mentre l’impatto determinato dai decessi, ai quali corrispondono anni di mancati contributi previdenziali e di sostegno alla produttività per il sistema economico, ammonta a 610 milioni.
“La prevenzione si conferma lo strumento più efficace per ridurre l’onere economico sia per lo Stato che per i cittadini, alleviando la pressione sulle strutture sanitarie e permettendo una gestione più sostenibile delle risorse”, ha commentato il direttore Area Salute I-Com Thomas Osborn. “Inoltre, una copertura vaccinale ampia non solo mitiga l’impatto del virus sulla produttività e sul benessere sociale, ma contribuisce a mantenere un tessuto economico più stabile e resiliente di fronte alle sfide sanitarie future”.
Gli studiosi I-Com ritengono opportune alcune azioni attuabili già per la campagna vaccinale 2024-2025. Tra queste: la necessità di considerare la vaccinazione anti-Covid al pari di quella antinfluenzale, fissando al 75% l’obiettivo di copertura auspicabile; favorire l’aumento dei canali di accesso alla vaccinazione con il coinvolgimento di farmacie e medici di famiglia; garantire scelta, appropriatezza terapeutica e competitività rendendo disponibili più tecnologie vaccinali; sostenere lo sviluppo un ambiente di ricerca attivo e proattivo, anche per arrivare al più presto a forme di vaccinazione combinate Covid-Influenza. Parallelamente, Governo e regioni devono garantire il costante aggiornamento del calendario vaccinale, strumento essenziale per la programmazione sanitaria.