Al via stagione raccolto, sui pesti QR code per Italia e altri 14 mercati

Milano, 26 ago. (askanews) – Oltre 100.000 tonnellate di pomodoro italiano trasformate ogni anno in salse e sughi e oltre 6.500 le tonnellate di basilico che diventano pesto. Un basilico 100% italiano coltivato principalmente nei campi vicino allo stabilimento di Rubbiano a Parma dove nascono sughi e pesti con vasetti 100% riciclabili. Sono questi i numeri della stagione del raccolto di Barilla per quanto riguarda le filiere del pomodoro e del basilico, quest’ultimo da quest’anno tracciabile grazie a moderne tecnologie.

Per garantire la trasparenza verso i consumatori italiani, infatti, Barilla nel 2024 ha portato avanti la digitalizzazione della filiera del basilico fresco utilizzato per il pesto alla genovese. Il basilico (fresco e semilavorato) è il primo al mondo a essere tracciato tramite tecnologia blockchain, che consente di mettere a disposizione del consumatore la carta d’identità del basilico. A partire da luglio 2024, il QR code viene applicato sui vasetti di pesto alla genovese e alla sua variante senz’aglio distribuiti non solo in Italia, ma anche in altri 14 mercati Europei. Attraverso la scannerizzazione del codice, è possibile conoscere il luogo di coltivazione e tutte le informazioni testuali e fotografiche relative all’azienda produttrice. Il sistema di tracciabilità in blockchain è stato sviluppato in collaborazione con Connecting Food, ha coinvolto 50 unità operative, 19 aziende agricole e 6 fornitori, oltre allo stabilimento di Rubbiano in provincia di Parma.

“Il basilico viene seminato in primavera, per essere raccolto d’estate: con la raccolta si parte al mattino presto, poiché bagnate dalla rugiada le foglie mantengono tutte le qualità in vista della trasformazione – racconta Simone Bernardi, titolare dell’azienda Agricola Bernardi di Collecchio (PR) – Viene colto a 15cm perché interessa il rapporto foglia-gambo, ma anche la croccantezza e il profumo intenso. Il nostro clima e il nostro suolo conservano le caratteristiche migliori per questo tipo di coltivazione”. “Il pomodoro nella zona di Parma e Piacenza è il filo conduttore della nostra vita. Per un prodotto eccellente il terreno non deve mai scendere al di sotto dei 13 gradi nemmeno durante la notte. Le piantine, invece, devono essere poste nel terreno in primavera, tra aprile e maggio, quando la temperatura è di 20-25 gradi. Il nostro è un impegno costante durante tutto l’anno per garantire un raccolto di qualità” ha spiegato invece Giuseppe Bonati, titolare dell’azienda agricola La Felina di Felino (PR).

Barilla vanta un rapporto più che ventennale con diversi produttori, fornitori e trasformatori italiani. Il pomodoro e il basilico utilizzati dall’azienda di Parma, infatti, si caratterizzano per l’origine italiana, l’integrazione con gli agricoltori del territorio (sono 37 i fornitori che collaborano con Barilla nella filiera del basilico) e per l’alta specializzazione e la competenza nelle tecnologie di trasformazione. Caratteristiche alla base delle quali c’è la volontà, spiega il gruppo, di stabilire rapporti di lavoro duraturi con i propri fornitori, fondati sul dialogo, sulla trasparenza e sulla soddisfazione delle controparti. Inoltre, per quanto riguarda il pomodoro per il mercato italiano ed europeo, Barilla acquista li acquista da trasformatori italiani, che lavorano prodotto 100% made in Italy. Tutti sono certificati Global G.A.P o seguono i disciplinari di produzione integrata regionali, a garanzia dell’applicazione di pratiche agricole sostenibili e responsabili.

“Utilizzare materie prime di qualità, per Barilla, non è solo una necessità produttiva in chiave competitiva. È una responsabilità sociale ed etica – – afferma Cesare Ronchi, direttore acquisti materie prime del gruppo Barilla – Da qui nasce la volontà del gruppo di dar vita alla carta del basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, per la valorizzazione della biodiversità e delle comunità degli agricoltori. Mentre per i pomodori, Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *