11 possibili candidati al momento, il premier: cercare cambiemento
Roma, 20 ago. (askanews) – La corsa per diventare prossimo primo ministro del Giappone, attraverso il passaggio obbligato delle elezioni interne del Partito liberaldemocratico di maggioranza, sembra essere come quelle tappe dei tour ciclistici in pianura, quando numerosi concorrenti corrono in un gruppo compatto. Sono almeno 11, almeno finora, gli aspiranti che si sono fatti avanti da quando il premier attuale, Fumio Kishida, ha annunciato l’intenzione di lasciare il timone.
Nel sistema giapponese il leader del partito di maggioranza diventa automaticamente il primo ministro. Il Partito liberaldemocratico (Jiminto) andrà alle elezioni il 27 settembre, in un momento di pesante crisi di credibilità dopo che questa è stata minata da una serie di scandali. Tali scandali hanno portato l’esecutivo Kishida a un livello di consenso attorno al 20%, secondo i sondaggi, e questo ha spinto il capo dell’esecutivo a fare una scelta di rottura, probabilmente anche in seguito a un intenso lavorìo dietro le scene all’interno della formazione politica che governa il Giappone in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50 del secolo scorso.
Kishida, secondo quanto riferisce oggi l’agenzia di stampa Kyodo, ha segnato oggi il percorso che porterà al voto, chiedendo agli aspiranti candidati di dare un segnale di rinnovamento per consentire al partito di rianimarsi. La campagna elettorale interna durerà 15 giorni, il voto è fissato definitivamente per il 27 settembre.
“L’elezione sarà un’opportunità per mostrare un partito riformato”, ha detto Kishida, citato da un alto parlamentare durante una riunione del partito, secondo Kyodo.
Kishida, il cui mandato di tre anni come presidente del partito scade alla fine di settembre, ha annunciato la scorsa settimana che non cercherà la rielezione, esprimendo l’opinione che il partito abbia bisogno di un nuovo inizio. “Ciò che è più importante – ha continuato – è assicurarsi di fare una politica che sia in sintonia con la gente”.
Non sarà un lavoro facile per il prossimo leader. Dopo l’uccisione dell’ex premier Shinzo Abe, personalità forte del partito, il Jiminto è stato investito prima dallo scandalo sulle relazioni di diversi parlamentari con la Chiesa dell’Unificazione, il gruppo religioso contro il quale l’assassino di Abe si era scagliato. Poi, una serie di vicende relative a gestioni irregolari dei fondi politici da parte di esponenti del partito hanno contribuito a rendere la situazione ancor più precaria per il partito.
L’opposizione al momento non sembra ancora avere né la forza né l’unità per lanciare la sfida ai liberaldemocratici. Il Partito costituzionale democratico, principale formazione di minoranza, andrà al voto per la leadership il 23 settembre.
L’ex ministro della sicurezza economica Takayuki Kobayashi è stato il primo lunedì a candidarsi per la presidenza del partito di Kishida. Ha 49 anni e spera di rappresentare l’istanza del rinnovamento, promettendo anche di liberarsi dalle dinamiche delle fazioni interne del partito. Altre ipotesi nel segno del rinnovamento sono l’ex ministro 43enne dell’Ambiente Shinjiro Koizumi (figlio del popolare ex premier Junichiro Koizumi) e la ministra dela Sicurezza economica Sanae Takaichi, che se vincesse sarebbe la prima premier donna della storia del Giuappone.
Tuttavia, per i media nipponici il favorito sembra essere l’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba, 67 anni, che ancora non dichiara apertamente la sua candidatura. Per quattro volte Ishiba ha tentato in passato di diventare leader del partito e non ce l’ha fatta. Questa potrebbe essere la volta giusta per lui.
Tra i membri di spicco del gabinetto Kishida che potrebbero entrare nella corsa ci sono il portavoce del governo giapponese Yoshimasa Hayashi, il ministro del Digitale ed ex ministro degli Estero Taro Kono, l’attuale ministra degli Esteri Yoko Kamikawa e il ministro dell’Industria Ken Saito.
Ognuno di loro, per essere ufficialmente candidato, dovrà raccogliere almeno 20 firme di presentazione di parlamentari. I votanti il 27 settembre saranno 734, la metà sono parlamentari e l’altra metà saranno iscritti di base del partito.