Discorso di Jackson Hole e indicatori chieriranno scenario

Roma, 17 ago. (askanews) – Il diluvio di dati sull’economia degli Stati Uniti della scorsa settimana ha lasciato agli operatori di mercato una serie di impressioni distinte: l’inflazione è in aumento, il mercato del lavoro sembra essere più in equilibrio mentre appare più probabile un ‘atterraggio morbido’ dell’economia d’Oltreoceano.

Questi elementi sono dunque la base dello scenario di un periodo decisamente cruciale per i banchieri centrali della Federal Reserve.

Si inizia la settimana prossima con il conclave annuale della banca centrale a Jackson Hole, nel Wyoming, continua nella prima settimana di settembre con un rapporto sui posti di lavoro apparentemente decisivo, quindi si snoda attraverso dati economici più vitali e si conclude con la riunione politica della Fed del 17-18 settembre che deciderà i tassi d’interesse ufficiali degli Stati Uniti.

Il primo appuntamento riguarda il discorso politico del presidente Jerome Powell venerdì prossimo per concludere l’evento di Jackson Hole, durante il quale ci si aspetta che almeno abbozzi il probabile corso futuro, con molta flessibilità in modo che la Fed non venga di nuovo ingannata, come è successo nei primi giorni dell’impennata dell’inflazione.

In particolare, la Fed si trova ad affrontare il tema della rapidità e aggressività con cui dovrebbe rispondere ora che il tasso di inflazione sta calando.

Ecco cosa è emerso dagli ultimi dati: gli aumenti dei prezzi al consumo hanno rallentato al ritmo più debole in più di tre anni, i prezzi all’ingrosso sono aumentati di poco a luglio, la spesa si è dimostrata molto più resiliente del previsto e i licenziamenti, dopo un breve picco di alcune settimane fa, sono vicini alla loro tendenza a lungo termine. Non tutte le notizie sono state buone visto che l’edilizia abitativa rimane un punto debole per l’economia e sembra peggiorare. Gli stipendi stanno aumentando, ma solo dello 0,7% più velocemente dell’inflazione. E l’inflazione, si è manifestata indirettamente nelle importazioni, dove il ritmo annuale degli aumenti dei prezzi ha raggiunto il livello più alto da dicembre 2022, sebbene solo all’1,6%.

Resta il fatto che i mercati ritengono in larga misura che la Fed possa iniziare ad abbassare i tassi di interesse il mese prossimo.

I prezzi di mercato di venerdì pomeriggio suggerivano una probabilità di circa 3 a 1 per di una riduzione di un quarto di punto percentuale, o 25 punti base, a settembre, secondo l’indicatore FedWatch del CME Group sui contratti future sui fondi federali. Da lì, i trader vedono un’altra mossa simile a novembre e dicembre, con il taglio finale di quest’anno che potrebbe essere di mezzo punto.

La preoccupazione più grande ora è che la Fed abbassi perché vuole guidare l’economia verso il tanto decantato atterraggio morbido, piuttosto che debba muoversi drasticamente perché è costretta a farlo, ad esempio se il mercato del lavoro crolla o si verifica qualche altra crisi.

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