Undici proposte per governare la crescita digitale

Roma, 17 lug. (askanews) – Undici punti per la crescita e la gestione della rivoluzione digitale. Sono contenuti nel documento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale. Si va dall’inserimento in Costituzione dell’educazione digitale alla nascita di un ministero dedicato a norme che regolamentino la comunicazione pubblica. Tutto in un quadro che, spiega Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione, parte “dal bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli”, perché “lo sviluppo digitale è ormai un elemento essenziale per la crescita del nostro Paese”.

Per questo nasce “Mind the Gap”, per un disegno organico, per strutturare una materia che, come si legge nelle prime righe del documento, “o è popolare o non è”. Lo scopo, visto che l’83% degli italiani considera importante il digitale nella propria vita, è che “Il cambiamento tecnologico deve riguardare tutti ed essere presente nei luoghi del quotidiano: scuole, supermercati, mezzi di trasporto, stazioni, musei, ospedali, università, istituzioni, teatri, stadi, società sportive. Deve essere semplice, spontaneo, concreto e sicuro. Accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”. Ma serve accompagnare la rivoluzione, rendere il digitale conosciuto, sicuro, semplice. “Ci sono tanti passi da fare – sostiene Di Costanzo – Ad esempio creare un Ministero ad hoc che prenda a 360 gradi le politiche per il digitale, oggi sparse in tante realtà del nostro ordinamento. E poi va fatto un investimento forte sulle competenze e sulle professionalità, sul riconoscimento e sull’utilizzo delle buone pratiche di settore. E ancora ci sono sfide importanti come quella dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale, tecnologie che vanno sempre più veloce. Per questo c’è bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli. Il digitale deve essere conosciuto e utilizzato al meglio con correttezza e qualità. Quindi, bene le leggi, bene i regolamenti, però serve tanta cultura a tutti i livelli e che il digitale sia protagonista nei luoghi della normalità”.

Nel dettaglio il documento della fondazione elenca 11 punti imprescindibili per una gestione corretta del digitale e una organizzazione che abbia una sua organicità. Innanzitutto il digitale deve essere popolare. “Un paese digitale è un paese che dà a tutte e tutti le stesse possibilità di utilizzare la tecnologia”. Inoltre, il digitale deve essere “accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”.

Un concetto che ritorna con frequenza nel documento della fondazione è la necessità di una matura cultura digitale che investa cittadini amministrazioni e imprese. Una consapevolezza raggiunta drammaticamente durante la pandemia e oggi chiamata a diventare patrimonio collettivo. Il terzo punto è l’inserimento dell’educazione al digitale in costituzione. Il digitale inoltre dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Ma per una diffusione popolare delle competenze digitali servono investimenti e dunque è evidente la necessità di infrastrutture digitali e di modernizzazione del mercato del lavoro. In questo modo, tenendo strategicamente al centro scuole, università, formazione e aggiornamento diffuso si garantirebbe anche l’accesso a strumenti e risorse digitali. Per rendere sistemico un complesso così disorganico serve un ministero che possa dare equilibrio e organicità. Un ministero con portafoglio che abbia “leve esecutive ed economiche da dedicare ai temi del digitale e dell’Innovazione”.

Una governance che possa sia semplificare i riferimenti istituzionali sia rapportarsi con enti locali ed Europei. Il sesto punto del documento della fondazione è forse quello più complesso, perché le regole sono importanti ma non bastano. È necessaria una nuova politica industriale. Qui entra in ballo la necessità di lavorare sull’intelligenza artificiale. In questo campo bene promuovere “un quadro legislativo e regolatorio armonico a livello degli Stati membri” dell’Unione Europea e “rimuovere le barriere non necessarie che limitano l’innovazione e la digitalizzazione delle piccole e medie imprese”. Il settimo punto si riferisce al settore nevralgico della pubblica amministrazione e del suo rapporto con il cittadino digitale. È fondamentale aiutare, nel percorso di semplificazione e offerta, tutti i cittadini attraverso strumenti come identità digitale, app, e promuovere la cittadinanza digitale in tutte le sue forme. La rivoluzione digitale e, inoltre, fondamentale per la transizione ecologica. “Forse per la prima volta nella storia, l’innovazione tecnologica non è vista come concorrente dell’ambiente, ma come alleato: due italiani su tre ritengono che le città potranno essere più sostenibili se vivremo in città digitalizzate”.

Fondamentale appare, nell’ottica di una sempre maggiore competenza nel settore, il riconoscimento della figura professionale dell’Esperto in Comunicazione e Informazione Digitale. La presenza di una Communication Room, peraltro, sarebbe gradita agli italiani che preferirebbero, come mezzi prevalenti di comunicazione, social network e chat. Il decimo punto si propone di regolamentare intelligenza artificiale e metaverso, ma non solo. “Queste innovazioni – si legge nel documento di Italia Digitale – vanno sì regolate, evitando di ripetere gli errori e i ritardi che abbiamo registrato con il mondo dei social network, ma anche sostenute e incentivate”.

Infine, nell’ultimo punto, l’attenzione è per la cybersecurity e la privacy, indispensabili per attuare pienamente ogni riforma della tecnologia digitale. La sicurezza “è una priorità per imprese e pubbliche amministrazioni, ma anche per i cittadini, che se dovessero creare loro un modello di sviluppo digitale lo vorrebbero popolare, quindi facile da usare, ma anche sicuro”. Questi, i titoli degli 11 punti del dociumento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale: 1. Digitale popolare. 2. Una matura cultura digitale. 3. Educazione al digitale in Costituzione. 4. Investire in competenze, infrastrutture digitali e modernizzare il mercato del lavoro. 5. Un ministero per il digitale. 6. Le regole sono importanti ma non bastano. Serve una nuova politica industriale. 7. PA e cittadino digitale, govtech, wallet europeo. 8. Accessibilità, inclusione, diritti, sostenibilità. 9. Una legge digitale per la comunicazione pubblica. 10. Intelligenza artificiale, metaverso, automazione. 11. Cybersecurity e privacy al centro.

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