Nomine nuovi vertici, Ucraina e agenda strategica

Bruxelles, 26 giu. (askanews) – Il Consiglio europeo che si svolge domani e venerdì a Bruxelles ‘sarà un incontro particolarmente significativo’, con ‘un programma sostanziale e decisioni cruciali che determineranno il nostro percorso da seguire’. Lo spiega il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella sua lettera di convocazione ai leader dei Ventisette.

Tre sono le decisioni particolarmente importanti attese da questo vertice, secondo quanto ha indicato lo stesso Michel: ‘In primo luogo, adotteremo l’Agenda strategica. Fedele al suo ruolo previsto dai Trattati, il Consiglio europeo’ con questa agenda ‘definirà le priorità e fisserà gli orientamenti strategici dell’Unione per i prossimi cinque anni, guidando così il lavoro della prossima legislatura’.

‘In secondo luogo – continua il presidente del Consiglio europeo -, determineremo la via da seguire per quanto riguarda le riforme interne e, in terzo luogo, concorderemo le nomine istituzionali’, ovvero il nuovo presidente del Consiglio europeo, il nuovo Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, e la designazione del candidato o della candidata presidente della Commissione europea, che dovrà essere poi confermata dal voto in plenaria del Parlamento europeo.

Quest’ultimo punto, che in principio ci si poteva attendere fosse quello più controverso, dovrebbe essere facilitato dall’accordo di coalizione già raggiunto ieri in videoconferenza dai sei capi di Stato e di governo incaricati dei negoziati a nome dei tre gruppi politici europei Ppe, S&D, e Renew, che hanno indicato il loro sostegno per la triade formata dall’ex premier socialista portoghese Antonio Costa, come presidente del Consiglio europeo, da Ursula von der Leyen (Ppe) come presidente designata per un secondo mandato alla Commissione europea, e dalla premier estone Kaja Kallas (liberale) come Alto Rappresentante.

A meno che proprio il fatto che un accordo sia stato già concluso dai sei mediatori (il premier spagnolo Pedro Sßnchez, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i Socialisti, il premier greco Kyrißkos Mitsotßkis e quello polacco Donald Tusk per il Ppe, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier uscente olandese Mark Rutte per i Liberali di Renew) non provochi disagio e critiche da parte dei capi di Stato e di governo non appartenenti alle tre famiglie politiche della coalizione, che potrebbero sentirsi esclusi e discriminati, come è già successo con la premier italiana Giorgia Meloni all’ultimo Consiglio europeo informale, il 17 giugno, sempre a Bruxelles.

Si sa che il premier ungherese, Viktor Orbßn è fortemente contrario alla coalizione Ppe-S&D-Renew, e soprattutto a Ursula von der Leyen. Che cosa farà Meloni non è chiaro, e dipenderà probabilmente dall’atteggiamento dei leader negoziatori, tra i quali mancherà comunque Sanchez, che non partecipa al vertice a causa di un lutto familiare, ma ha delegato Scholz a rappresentarlo. Qualche altro paese potrebbe opporsi all’accordo, ma comunque, a meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, sembra estremamente improbabile che possa mancare la maggioranza qualificata (55% dei paesi, che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue) necessaria, e sufficiente, per approvare le tre nomine.

Meloni dovrà decidere, nel suo ruolo di rappresentante dell’Italia (e non certo di presidente del Partito europeo dell’Ecr), se restare nei giochi del Consiglio europeo, accettando di sostenere le nomine concordate, magari in cambio di un portafogli importante che potrebbe essere promesso da von der Leyen per il futuro commissario italiano, e di una particolare attenzione a tematiche importanti per l’Italia (come la gestione dell’immigrazione). L’alternativa sarebbe astenersi o votare contro, confermando la sua avversità a qualunque accordo con i Socialisti, ed esigendo invece una maggioranza diversa che comprenda i Conservatori. Ciò che appare numericamente e politicamente impossibile, alla luce delle chiare discriminanti poste dai gruppi S&D e Renew contro qualunque forza di destra.

Il vertice inizierà giovedì alle 14 con un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ci sarà l’opportunità di discutere con lui ‘della situazione sul campo, ma anche per prendere nota di alcuni risultati raggiunti dopo il nostro ultimo incontro. In particolare, questo Consiglio europeo sarà l’occasione per accogliere con favore l’adozione di quadri negoziali e lo svolgimento di conferenze intergovernative con Ucraina, Moldova e Montenegro. Si tratta di passi storici nel sostenere il rispettivo percorso di questi paesi verso l’adesione all’Ue’, nota Michel nella sua lettera di invito ai leader. Con Ucraina e Moldova c’è stata l’apertura dei negoziati martedì, mentre con il Montenegro i negoziati sono ripresi, dopo che erano stati già avviati e poi sospesi.

‘Quest’anno – rivendica il presidente del Consiglio europeo – siamo stati ambiziosi e coraggiosi, convogliando verso il sostegno all’Ucraina i profitti straordinari generati dagli asset russi immobilizzati. Per i prossimi anni, insieme ai partner’ del G7, ‘garantiremo prestiti per l’Ucraina per ulteriori 50 miliardi di euro’, proprio grazie ai proventi degli asset russi congelati. ‘È inoltre imperativo intensificare il nostro sostegno militare all’Ucraina, concentrandoci sulla difesa aerea, sulle munizioni e sui missili. Inoltre, dobbiamo continuare a raccogliere un ampio sostegno internazionale per una pace giusta in Ucraina basata sulla Carta delle Nazioni Unite’.

Il vertice, aggiunge Michel, riportando in gran parte quanto prevede la bozza delle conclusioni del vertice ‘affronterà anche la devastante crisi del Medio Oriente. Il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati in ogni circostanza. In questo contesto, chiederemo la piena attuazione dei termini della proposta di cessate il fuoco stabilita nella risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il rispetto e l’attuazione degli ordini della Corte internazionale di giustizia’.

‘Ripeteremo – continua il presidente del Consiglio europeo – il nostro appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e un aumento dell’assistenza umanitaria, sufficientemente significativo da soddisfare i terribili bisogni sul terreno. In terzo luogo, ribadiremo il nostro fermo impegno per una pace duratura e sostenibile sulla base della soluzione dei due Stati. Continueremo a sostenere l’Autorità Palestinese e a lavorare con tutti i nostri partner nella regione e oltre per rilanciare un processo a tal fine’.

Il Consiglio europeo si occuperà poi del tema della sicurezza e difesa, dove però gli Stati membri sono divisi tra quelli che prospettano nuovi strumenti, compreso il debito comune, per finanziare una vera e propria politica industriale europea della Difesa, e quelli (Germania e paesi nordici) che non ne vogliono neanche sentir parlare. Originariamente, la Commissione doveva presentare un documento con diverse opzioni per finanziare la base industriale, poi si è parlato di una lettera, ora ci sarà solo un rapporto orale di von der Leyen. Si parlerà comunque della possibilità di ricorrere alla Banca europea degli investimenti (Bei), che però attualmente, per statuto, non può finanziare la spesa militare.

Un altro punto, meno controverso ma su cui l’Ue è ancora in ritardo, è quello dell’Unione dei mercati dei capitali, su cui dei passi avanti erano stati fatti al Consiglio europeo di aprile. ‘Esamineremo i progressi su tutte le nostre iniziative per il rafforzamento della competitività, concentrandoci in particolare sull’Unione dei mercati dei capitali’, annuncia Michel nella sua lettera.

L’agenda prevede anche una discussione sull’immigrazione, per la quale sarà sul tavolo dei Ventisette l’ormai tradizionale lettera pre-vertice di von der Leyen su questa tematica.

Un tema che sta diventando spinoso, infine, è quello della Georgia, che, con la sua legislazione che reprime le Ong e i media, sta prendendo una direzione che va in senso opposto a quello delle raccomandazioni dell’Ue per poter andare avanti verso il processo di adesione. L’avvertimento che vuol dare il Consiglio europeo a Tbilisi, anche per contrastare la disinformazione del governo secondo cui l’Ue appoggerebbe le misure liberticide, è che la Georgia sta rischiando seriamente il blocco del processo di adesione.

‘Conto su di voi affinché compiate ogni sforzo per raggiungere un accordo su queste importanti questioni. In questi tempi è essenziale un’Unione determinata e motivata’, conclude Michel, rivolto ai leader dei Ventisette, nella sua lettera di convocazione del vertice.

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