A rischio produzione alimentare e stabilità territorio

Roma, 4 giu. (askanews) – In Italia la cementificazione fa sparire due terreni agricoli al giorno, mettendo in pericolo non solo la produzione alimentare, ma anche la stabilità del territorio, a rischio dissesto e desertificazione e con le coperture artificiali che rendono sempre più devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici.

E’ questa la fotografia di Coldiretti, fatta elaborando dati Ispra, alla vigilia della Giornata mondiale dell’ambiente che si celebra il 5 giugno. Secondo il rapporto 2023 dell’Ispra, sono scomparsi nell’ultimo anno 76,8 chilometri quadrati di suolo fertile, alla velocità di 2,4 metri quadri al secondo. La regione con il maggior consumo di suolo è la Lombardia, seguita da Veneto e Campania.

La sottrazione di terreni fertili diventa un problema serio anche dal punto di vista alimentare, tanto che si calcola che il consumo di suolo “bruci” cibo per un valore di un miliardo di euro all’anno. Inoltre, si stanno allontanando anche i contadini dai territori, che diventano così sempre più a rischio dissesto. Il risultato è che oltre 9 comuni su 10 in Italia hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni, aggravati dagli effetti del cambiamento climatico, in base all’ultimo rapporto Ispra.

Anche in questa ottica, ricorda Coldiretti, è importante lo stop al fotovoltaico selvaggio venuto dal recente Dl Agricoltura approvato dal Governo. “Negli ultimi anni a livello europeo si è alimentata una visione ideologica e irrealistica – sottolinea Coldiretti in una nota – che metteva in contrapposizione agricoltura e ambiente quando, invece, è proprio la presenza delle aziende agricole a garantire una costante tutela del territorio dai pericoli legati al dissesto come agli incendi”. “E’ essenziale in tale ottica accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che – conclude Coldiretti – potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia, consentendo ancora una volta al nostro Paese di fare da apripista in Europa, come già accaduto per la carne sintetica e l’etichetta d’origine”.

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