Fra dossier dell’allargamento Ue e turno semestrale del Consiglio

Milano, 30 mag. (askanews) – Il più stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin nell’Ue dalle urne europee potrebbe incassare una vittoria di Pirro: non è un segreto che il primo ministro ungherese Viktor Orban non goda di buona stampa a Bruxelles, e proprio oggi Politico glielo mette nero su bianco: “Orban vuole mantenere il controllo di Budapest sul dossier dell’allargamento Ue. La risposta dei diplomatici: Continua a sognare”. Chiaramente una sfida per l’Europa l’Ungheria: la libertà di stampa, l’indipendenza della magistratura, la separazione dei poteri e altri principi democratici fondamentali sono stati indeboliti dal primo ministro e dal suo partito politico dominante: Fidesz.

Orban è stato rieletto nel 2022 per la quarta volta consecutiva, continuando a governare il Paese con un alto grado di illiberalismo e portando avanti quell’atteggiamento che gli è tipico e che lo contraddistingue sin dal millennio scorso, quando nel 1998 prese la guida di un nuovo governo strappando alle urne lo scettro alla coalizione dei socialisti (Mszp) e dei democratici (Szdsz).

La tensione tra Orban e Bruxelles è alta da così tanti anni, che è quasi logora. Il premier critica l’Unione e la disegna con la mano destra come una minaccia per l’Ungheria, accettando con la sinistra enormi quantità di finanziamenti Ue, indirizzandoli verso i suoi alleati politici. Ma Orban è chiaro che in questo ha i piedi ben saldi a terra, in gran parte grazie al terreno di gioco politico che il suo partito ha creato da quando è risalito al potere 14 anni orsono.

IL VERO POTERE DI ORBAN Negli ultimi mesi Orban ha messo in dubbio le sanzioni dell’Ue contro la Russia, ha bloccato 50 miliardi di euro in aiuti Ue per l’Ucraina alla fine dello scorso anno, ha minacciato i colloqui di adesione di Kiev e ha già dimostrato in questo grande maestria (si veda la Svezia nel suo rallentato accesso alla Nato). Molti dicono che in questo – essere il signor no – risieda una notevole voce in capitolo di Orban, che assumerà da luglio anche la presidenza di turno semestrale del Consiglio dell’Unione europea, con il potere di fissare l’agenda.DOVE SI COLLOCA IL PARTITO DI ORBAN Fidesz è stato membro del Partito Popolare Europeo (PPE), che tuttavia dal 2019 l’ha sospeso, fino alla sua uscita dal gruppo nel 2021. Ora la domanda è se Fidesz si allineerà a un altro gruppo politico Ue, come Conservatori e Riformisti Europei (ECR) o Identità e Democrazia (ID). Il partito conservatore polacco Diritto e Giustizia (PiS) ha recentemente annunciato il suo favore all’ingresso del partito ungherese in ECR.

Tuttavia, l’allineamento con Pechino (e spesso con Mosca) di Orban divergono dalla posizione assunta da molti partiti di ECR, che hanno con decisione sostenuto l’Ucraina. ID, invece, contempla posizioni più vicine a Fidesz rispetto a Kiev. Ma il senso è soprattutto che se il partito si unirà a uno di questi gruppi di destra, porterà un bagaglio preziosissimo: oltre 10 seggi al Parlamento europeo se manterrà il sostegno pari o superiore al 50% alle urne. Un peso non indifferente, superiore a quello costituito da interi Paesi come l’Estonia ad esempio che ne ha 7 in tutto o la Lettonia che ne ha 9.

L’Ungheria ha a disposizione anche questa volta come nel 2019 21 seggi al Parlamento europeo; nel 2022 ha tenuto le elezioni parlamentari dominate da Fidesz con il 52,5% di sostegno e 135 seggi su 199 nel parlamento nazionale. La schiacciante vittoria di Fidesz è stata il frutto di una serie di fattori: il controllo sul panorama dei media nazionali, il desiderio di stabilità degli elettori nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina in corso e i conflitti interni con la principale coalizione di opposizione.

A complicare ulteriormente i giochi l’appartenenza al PPE del Partito popolare cristiano-democratico (KDNP), ufficialmente un partner di coalizione del partito al governo, Fidesz, ma è per lo più considerato un partito satellite.ALTRE COALIZIONI DK-MSZP-P composto da Demokratikus Koalíció (S&D), Magyar Szocialista Pßrt (S&D), Pßrbeszéd (Verdi/EFA) nella scorsa consultazione elettorale europea si è guadagnata 5 seggi. Ci sono poi i centristi di Momentum (con Renew) che avevano preso in precedenza due seggi e Jobbik, conservatori con European Christian Political Movement (ECPM), che si erano aggiudicati un seggio nel 2019.

EMERGENTI Tisza, un piccolo partito relativamente nuovo (fondato nel 2021) sta registrando massicci aumenti di sostegno da quando è arrivato Péter Magyar, ex membro di Fidesz, ex marito dell’ex ministro della Giustizia Judit Varga e stella politica emergente, diventato più recentemente popolare come importante sfidante del primo ministro. Il suo fascino deriva dalla sua forte posizione anti-corruzione e dalla promessa sugli standard di vita, che molti ritengono siano diminuiti: “siamo il secondo stato più povero e corrotto dell’UE dopo vent’anni di Orbßn e Ferenc Gyurcsany” ha detto in una intervista a Nepszava.

C’è poi il cattolico Peter Marki-Zay, indicato anche con le sue iniziali MZP, che ha ottenuto il riconoscimento di outsider politico quando è stato eletto candidato primo ministro della coalizione di opposizione congiunta. Mßrki-Zay ha vinto le prime elezioni primarie in Ungheria, pur essendo un sindaco apartitico di una piccola città, contro candidati di alto profilo come il sindaco di Budapest e il vicepresidente del Parlamento europeo.(di Cristina Giuliano)

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