Veronese: “L’Italia non è un Paese per genitori e per mamme”

Roma, 11 mag. (askanews) – Ci sono “due forti disuguaglianze che caratterizzano l’esperienza lavorativa delle donne nel nostro Paese: il divario occupazionale, che è il più alto di tutta l’Unione Europea, e il divario retributivo, che nel settore privato arriva a superare il 30%”. Lo afferma la segretaria confederale della Uil Ivana Veronese presentando uno studio curato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio del sindacato.

“La scarsa presenza di asili nido pubblici, il loro costo spesso molto elevato, ma anche, e se ne parla troppo poco, l’inesistenza del tempo pieno nelle scuole in ampie aree del Paese e di servizi pubblici durante i periodi di vacanze scolastiche, sono alcuni degli elementi che ci fanno dire che l’Italia, nonostante una certa narrazione che vorrebbe affermare il contrario, non è un Paese per genitori. E, siccome la genitorialità è, ancora oggi, declinata, culturalmente e di fatto, al femminile, non è un Paese per mamme” aggiunge.

“Tra i tanti fattori che pesano su questo dato così rilevante, un ruolo di primo piano lo ha sicuramente l’incidenza del part-time – prosegue Veronese – il rapporto tra occupate donne in part-time e in full-time è 1:1, mentre per gli uomini diminuisce drasticamente a 1:4”.

Con la ricerca, aggiunge ancora, “andiamo a indagare anche i dati relativi a chi un lavoro non lo cerca neanche più. Tra gli inattivi, quelli che dichiarano di esserlo per motivi familiari sono 3 milioni e 478 mila: di questi, il 95,6% sono donne. Le donne vogliono poter lavorare, vogliono un lavoro che sia dignitoso, equo, sicuro e che valorizzi le proprie competenze e capacità. Vogliono poter scegliere in autonomia se diventare o meno madri e vogliono che, se decidono di vivere l’esperienza della maternità, questa non si ponga in antitesi di fatto con quella del lavoro. Vogliono una società dove uomini e donne possano e debbano essere genitori allo stesso modo: stessi diritti, stessi doveri”.

“Invece, essere madri a queste condizioni, alle condizioni che le donne vivono ogni giorno sul lavoro, difficilmente può essere qualcosa da festeggiare. Noi, come UIL, continueremo a fare la nostra parte, dentro e fuori i luoghi di lavoro, perché le donne possano essere chi desiderano, senza dover rinunciare a parti importanti di sé” conclude.

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