‘Ci credo davvero: fronte largo a perimetro definito con tutti quelli che vogliono fine sistema Toti Liguria per soli ricchi’
Roma, 11 mag. (askanews) – “Bisogna decidere tutti insieme chi può incarnare al meglio questo progetto. Io voglio senz’altro farne parte, anche per questo ho rinunciato a candidarmi alle prossime elezioni europee. Mi metto a disposizione. Verifichiamo quale è la figura che può rea- lizzare il fronte più ampio e coeso»Se vuoi cambiare metodo e passo, non parti dai nomi.Occorre costruire un Comitato di liberazione per la Ligu-ria, in un certo senso. Quindi serve un fronte ancora più largo con un perimetro ben definito da tutti quelli che vo- gliono rompere nettamente con questo sistema. La mia non è una formula retorica. Ci credo davvero”. Lo afferma l’ex ministro Pd Andrea Orlando sulla possibilità di candidarsi alla presidenza della Liguria in alternativa alla destra in caso di elezioni regionali anticipate dopo l’arresto del presidente Giovanni Toti, con l’accusa di corruzione nell’esercizio delle sue funzioni.
“Questa situazione – afferma Orlando in una una intervista al Corriere della Sera- va sbloccata. Mi rivolgo a Giorgia Meloni e al centrodestra: davvero pensate che una Regione che deve utilizzare dieci miliardi di Pnrr e di altre misure per infrastrutture fondamentali, una regione con la sanità al collasso, possa permettersi di avere una giunta zoppa, con i suoi principali attori legittimamente presi dalla necessità di discolparsi?”.
“Al di là dei nomi e delle contestazioni di loro reati sui quali non mi esprimo” Orlando contesta a Toti un “sistema” di governo regionale basato sulla “creazione di una cupola imprenditoriale, politica e burocratica che ha espropriato i luoghi della decisione politica: in Liguria, il dialogo sociale e istituzionale è ormai ridotto a zero.Esiste solo una forma viziosa di intermediazione tra singoli pezzi di economia, di società, e le istituzioni. Il Consiglio regionale e persino l’Autorità portuale sono stati spogliati delle loro funzioni, sostituiti da riunioni sugli yacht e aperitivi in villa”.
“Nessuno di noi – afferma ancora- si sarebbe messo a fare com- pravendita di voti con persone in odore di mafia. Mi scuso per la brutalità ma credo sia una frase dovuta, non una cattiveria. Avremmo costruito nuove dinamiche di partecipazione, perché le decisioni sul futuro di un territorio van-no prese con il massimo di trasparenza e di inclusione possibili. È quel che bisogna fare adesso”. Anche perchè “non credo a una spiegazione psichiatrica. Il nodo della vicenda è politico. Dopo il successo della sua lista alle Regionali del 2020, Toti vede la possibilità di dare una valenza nazionale al suo progetto. Diventa insofferente delle vicende del ‘suo’ territorio, troppo stretto per la sua ambizione. Demonizza gli avversari. Adotta una logica amico-nemico, con lo stile e il siste-ma di chi si sente intoccabile. Crea una sua oligarchia, tagliando fuori tutte le parti so- ciali e istituzionali. Esercita una pressione fortissima sul sistema informativo locale. Più che di perdita della testa, si tratta di una intossicazione da potere”.
“Alle politiche del 2022 – prosegue Orlando- la lista di Toti prende il due per cento. I presunti alleati del suo schieramento gli hanno fatto terra bruciata intorno. Questo meccanismo così pervasivo di gestione del potere si spiega anche con un’ansia di controllo generata dalla solitudine politica e dal continuo scontro con parti del centrodestra, aggravato dalla crescente insofferenza di Fratelli d’Italia nei suoi confronti. Il lustro, il glamour e il controllo dei media nascondevano il suo sistema. L’altra faccia della medaglia era una Regione per ricchi, dove un malato oncologico è obbligato ad aspettare mesi per una visita, mentre un imprenditore con lo yacht ci mette un attimo a ottenere quel che vuole”.