Una storia vissuta tra cinema, politica e mondo cattolico
Milano, 4 mag. (askanews) – Mons. Francesco Angelicchio è stato il primo italiano dell’Opus Dei in Italia. La vita incredibile di questo sacerdote che, tardivamente ha sentito la vocazione, pur essendo ormai avviato alla professione forense, è raccontata dal giornalista, e nipote Fabio, giornalista per La7, nel libro “Il primo italiano dell’Opus Dei” pubblicato dalla casa editrice Mursia. Un’esistenza quella vissuta da Mons. Angelicchio come un dirottamento, provocato dal suo incontro con il fondatore dell’Opus Dei, San Escriva, che ha intrecciato le sue trame, in particolare negli anni ’60, con il mondo cattolico e quello del Cinema, quello della politica e della vita parrocchiale. Nelle pagine di questo volume sono raccolti anche documenti inediti. Tra questi la corrispondenza privata con l’allora arcivescovo di Milano Montini, che poi sarà eletto Papa Paolo VI, o quella con Pierpaolo Pasolini, il regista che accettò di recepire le osservazioni di don Angelicchio e modificare parte della sceneggiatura del film il Vangelo Secondo Matteo. La prefazione del volume è stata scritta da una protagonista di primo piano del grande schermo: Liliana Cavani. La regista e sceneggiatrice ricorda come al successo del suo film “Francesco d’Assisi” abbia contribuito in maniera determinante proprio Mons. Angelicchio che intercedette con l’allora direttore generale della Rai Ettore Bernabei perché l’azienda pubblica, nonostante molte riserve, lo mandasse in onda. Nelle pagine sono raccontati anche i rapporti con registi e attori come Fellini e Rossellini, Olmi e Sordi. Con quest’ultimo e assieme a Paolo Panelli, Francesco Angelicchio, facevano la claque nei teatri di avanspettacolo per racimolare qualche denaro e mantenersi agli studi. Tra gli episodi narrati anche la convocazione una sera nel palazzo apostolico da parte di Paolo VI che chiese al sacerdote di selezionargli i film da vedere, ma anche la prima udienza vaticana riservata agli uomini di spettacolo, del Cinema e della televisione. Il protagonista, ex ufficiale che aveva combattuto nella ex Jugoslavia, e quindi nei paracadutisti, racconta anche di essere miracolosamente scampato al rastrellamento fascista e nazista nella basilica di San Paolo Fuori le Mura. Ed anche della sua stretta amicizia con Giulio Andreotti e della sua opera pastorale per oltre 25 anni nella parrocchia nella periferia romana di San Giovanni Battista al Collatino.