Il 6 maggio alle 19 è l’ultimo incontro del ciclo di conferenze

Roma, 3 mag. (askanews) – Racconti attorno al cibo in una narrazione che attinge da novelle, vite di santi, romanzi, documenti d’archivio, opere d’arte, storie di chef e delle loro invenzioni, dal mondo antico alla contemporaneità. E’ il ciclo di conferenze “L’Arte presa per la gola. Racconti di arte cibo e letteratura”, a cura di Fabiana Mendia, organizzati al Mercato Centrale di Roma. L’evento è un dibattito d’arte, ma anche un aperitivo e un menù degustazione ispirato al tema della serata.

Ogni incontro è approfondito dall’analisi di opere d’arte (mosaici, affreschi, dipinti, sculture, incisioni) che illustrano il racconto attraverso una selezione iconografica legata alla tavola e agli alimenti. Accompagna il percorso una selezione di testi critici e letterari che lasciano spazio all’immaginazione.

L’ultimo incontro, in programma lunedì 6 maggio dalle 19, si chiama “AL LARGO E SOTTOCOSTA Non parliamo di pesci in barile. Le orate di Velázquez, l’aragosta di Dalì”. La narrazione intende ripercorrere la storia dell’arte e l’evoluzione della cucina di mare attraverso l’analisi di dipinti di autori italiani, fiamminghi, olandesi, francesi, tedeschi, spagnoli e brani letterari, ispirati dai caleidoscopici giochi di luce dei pesci rovesciati sui banchi dei mercati del Mar del Nord o boccheggianti sugli arenili e nelle grotte del Mediterraneo.

L’excursus storico e iconografico dai mosaici romani, simili a ricchi fondali marini, all’epoca d’oro della natura morta con il Seicento italiano e fiammingo, fino a Velázquez, Goya, Manet, e al più contemporaneo Salvador Dalí, approfondisce la storia della cucina e l’evoluzione dell’arte culinaria dal mondo antico alla contemporaneità.

La tela di Velazquez intitolata Cristo in Casa di Marta e Maria (1619-20) è un superbo brano di vera e propria natura morta dove viene suggerita la ricetta spagnola dell’orata in crosta di sale in salsa alioli. Goya trasfigura gli “orrori della guerra” in tranci di salmone, Chardin ritrae una razza “tinta di sangue rosso, di nervi blu e di muscoli bianchi, come la navata di una cattedrale policroma”, una forza espressiva che colpì e attrasse Proust. Infine, l’aragosta diventa icona surrealista, nell’opera Lobster Telephone realizzata da Dalì nel 1938.

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