Askanews ne ha parlato con il direttore Alessandro Torcoli
Milano, 2 mag. (askanews) – L’autorevole rivista ‘Civiltà del bere’ compie cinquant’anni. Cinque decenni passati a raccontare il vino italiano, a diffonderlo e a difenderlo, e a promuoverlo nelle sue eccellenze in giro per il mondo. ‘E’ stata la prima rivista enologica italiana ad essere fondata e scritta da professionisti, e la prima ad andare in edicola perché voleva essere un giornale per la gente e non solo per gli addetti ai lavori’ racconta ad askanews il direttore Alessandro Torcoli, nipote del fondatore ed editore Pino Khail. ‘Mi sono appassionato al vino a 18 anni, dopo che mio fratello mi trascinò ad un corso dell’Ais, lì mi si aprì un mondo’ racconta Torcoli, spiegando di essere entrato in redazione mentre stava frequentando gli ultimi anni di Scienze della comunicazione all’Università di Milano. ‘Khail, mio nonno – continua – vedeva in me una persona che stava studiando marketing e comunicazione aziendale ma che nutriva anche una grande passione per la materia che lui, pur ritenendola molto affascinante, non aveva’.
Difficile disgiungere la figura di Khail, triestino severo e grande signore scomparso a 83 anni nel 2011, dalla sua creatura editoriale, parte del più ampio e visionario progetto di mettere insieme i principali produttori dell’epoca per andare a vendere il vino italiano all’estero, a partire dalla prima tappa newyorkese datata 1976. Un’unità di intenti, un fare sistema, che allora era una novità impensabile e che invece divenne nel giro di pochi anni uno strumento di promozione tale da imprimere una svolta decisiva all’affermazione dell’intero settore enologico del nostro Paese.
‘La rivista nasce nel 1974, il momento dell’ascesa di Luigi Veronelli con la sua tesi che ‘il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale’, propugnata proprio quando stavano nascendo quelli che oggi chiamiamo ‘fine wine’ da parte non dei piccoli artigiani di cui lui raccontava così bene su ‘Panorama’ e in televisione, ma di aziende organizzate come Frescobaldi, Pio Cesare, Antinori, Gaja e altre leggende, che iniziavano ad abbandonare lo sfuso e a concentrare i propri sforzi su alcuni vini che poi hanno ottenuto grande successo in tutto il mondo’, aggiunge il 49enne direttore spiegando che il messaggio del grande intellettuale gastronomo milanese ‘arrivava al grande pubblico minando le basi di questo importante vivaio’.
‘Allora mio nonno, giornalista e poi pubblicitario (una sua idea fu il tormentone ‘sempre più in alto’ scandito da Mike Bongiorno in cima al Cervino per il celebre spot di Grappa Bocchino), lavorava anche per un gruppo di aziende vitivinicole capitanato da Piero Antinori, che un giorno gli spiegò che le loro esigenze erano cambiate anche alla luce della comunicazione portata avanti da Veronelli, e avevano bisogno di raccontare il vino superando la sola promozione del brand attraverso pagine pubblicitarie. Khail si proposte così per realizzare un giornale che assolvesse a questo scopo e nacque ‘Civiltà del bere”.
‘Inizialmente la redazione non era composta da esperti di vino ma da giornalisti professionisti, provenienti in particolare dal neonato ‘Il Giornale’ di Indro Montanelli e dal ‘Corriere della Sera’, come ad esempio il primo direttore che fu Vincenzo Bonassisi’ prosegue Torcoli, precisando che ‘per tanti anni, siamo stati soprattutto cronisti del vino, alla ricerca di temi, curiosità e storie che potessero interessare anche il pubblico più vasto, allora sostanzialmente fermo a bianco e rosso’. ‘Da qui anche il colpo di genio di mettere in copertina personaggi famosi: la gente comprava la rivista per la curiosità di sapere cosa bevessero Mastroianni, Gassman o Sofia Loren, o esponenti della cultura come Riccardo Bacchelli’ continua, parlando di ‘una rivista dall’approccio giornalistico e comprensibile a tutti dunque, ma con un livello culturalmente elevato che funzionò e portò un nuovo modo di comunicare il vino’.
Nel 1986 ci fu la tragedia del metanolo, che la rivista trattò ‘con molta laicità e serietà, con uno stile da inchiesta e tante interviste e approfondimenti’, uno scandalo spartiacque che accelerò ‘l’enfatizzazione del vino di pregio e del vino come elemento culturale’. ‘Gli anni ’80 e ’90 sono stati quelli delle guide, che noi ci siamo limitati a raccontare fino a quando abbiamo avuto l’idea di incrociare i risultati delle principali per lasciare agli appassionati un documento giornalistico, analitico’ prosegue Torcoli, sottolineando che ‘quest’anno i vini segnalati delle sei guide più autorevoli sono arrivati a oltre tremila, e dunque la nostra selezione si rivela davvero necessaria’. Pur avendo introdotto le valutazioni sulla rivista una quindicina di anni fa, Torcoli si dice ancora ‘molto combattuto perché mi disturba l’idea di vedere vini molto interessanti e molto buoni che magari vengono snobbati dal lettore perché hanno mezzo punto in meno o una stellina in meno, però è indubbio che il consumatore più frettoloso, per quanto appassionato di vino, vuole il tuo giudizio, il tuo punteggio’. ‘Con il moltiplicarsi di guide e premi questo sistema si è molto annacquato ma rimane, perché il consumatore è stato abituato così negli ultimi trent’anni, e il Web e soprattutto i social propongono costantemente classifiche e selezioni per utenti in cerca di sapere cosa bere la sera’.
In questi decenni il mondo del vino è completamente cambiato, così come i suoi attori, siano essi produttori o consumatori. ‘Il livello medio di cultura del vino è cresciuto e di questo bisogna dare merito alla tante associazione di sommellerie, alle diverse riviste nate a partire dagli anni Novanta, alla diffusione della guide, e naturalmente alla ristorazione che è un grande canale di valorizzazione del vino’ continua Torcoli, ricordando di quando, ai suoi esordi, ”Civiltà del bere’ spronava i ristoratori dei locali borghesi di alto livello e dei primi stellati, a farsi una carta dei vini piuttosto che a suggerire delle etichette’. Davvero un altro mondo.
Dopo alcuni aggiustamenti e piccoli cambiamenti, nel 2014 la rivista affronta una vera e propria svolta per stare al passo dei tempi e di un mercato editoriale e del settore vitivinicolo sempre più dinamici e complessi. ‘In occasione del quarantesimo anniversario ho rivoluzionato ‘Civilità del bere’ a partire dal lettering, poi abbiamo introdotto una nuova copertina concettuale e più di design legata ad un tema forte, per smarcarci in maniera ancora più netta dalle riviste nate nel frattempo, ma mantenendo l’impostazione meticolosa e seria che è il nostro punto di forza’, spiega il direttore aggiungendo che anche tra i redattori e i collaboratori in questi anni c’è stato un importante cambio generazionale e ‘adesso c’è un’età media molto bassa, tanto che io inizio ad essere tra i più anziani’.
Cosa sta succedendo oggi a questo comparto così strategico per il nostro Paese? ‘Assistiamo ad una polarizzazione, ci sono due campionati diversi: quello del vino quotidiano, da supermercato, e quello dei ‘fine wine’, dei vini di pregio, e se una volta potevano intrecciarsi, oramai hanno preso direzioni diverse. Noi cerchiamo di raccontarli entrambi però è chiaro che ci rivolgiamo a pubblici differenti’ spiega Torcoli, evidenziando un altro grande cambiamento: ‘E’ quello della velocità della nostra società, che pervade tutto e non va assolutamente d’accordo con il vino: ogni tre-quattro anni ci troviamo a raccontare nuovi trend, adesso ad esempio i rosati e i bianchi, ma vedrete che tra qualche anno i rossi torneranno, così come è successo con il Cabernet Sauvignon che abbiamo abbandonato e tra un po’ tornerà prepotentemente alla ribalta, o il Pinot Nero, di cui al contrario oggi si parla molto meno rispetto a quanto succedeva qualche anno fa. Sono cicli di quattro-cinque anni che è un tempo estremamente breve per poter fare grandi vini e quindi onore ai vignaioli che sanno tenere duro e fare il vino che vogliono fare e dimostrano la loro bravura anche nel trovare mercati e consumatori oltre le mode del momento.
Per festeggiare il traguardo delle 50 candeline, ‘Civiltà del bere’ pubblica una selezione di articoli d’archivio e quattro numeri speciali, ‘ciascuno con riflessi del passato e visioni del futuro’, in attesa della sua tradizionale manifestazione ‘VinoVip’, che quest’anno torna a Cortina d’Ampezzo domenica 14 e lunedì 15 luglio per la 14esima edizione.