Che non rispettano le regole di quelli italiani ed europei

Roma, 23 apr. (askanews) – Il divieto di accesso ai prodotti ottenuti dallo sfruttamento del lavoro forzato risponde alle richieste dell’83% degli italiani e “ora deve essere esteso a tutti gli alimenti in commercio nella Ue che non rispettano le stesse regole in fatto di tutela dell’ambiente e della sicurezza dei consumatori, affermando il principio di reciprocità”. E’ l’appello lanciato dalla Coldiretti in occasione del via libera finale del Parlamento europeo al nuovo regolamento Ue che vieta la vendita, l’importazione e l’esportazione di beni realizzati utilizzando quella che è una moderna forma di schiavitù e riguarda oltre 26 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui minori.

Dal concentrato di pomodoro cinese al riso indiano, dai gamberetti thailandesi ai peperoncini dal Messico o il riso dal Mali, fino ad arrivare alle castagne dal Perù, al pesce dalla Thailandia, dall’Indonesia e dalla Cina. Sono diversi i cibi che entrano nel nostro Paese su cui grava l’accusa di essere ottenuti dall’utilizzo del lavoro forzato, spiega la Confederazione agricola, e che finiscono magari per essere spacciati per italiani sfruttando il concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale.

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