Uno da uve parziamente appassite, l’altro figlio del riscoperto Orisi

Milano, 9 apr. (askanews) – La Cantina Santa Tresa di Vittoria (Ragusa) porta a Vinitaly (Padiglione 2, stand B 15) una nuova, interessante, etichetta che nasce da uve in appassimento. Si chiama “Siccàri” ed è l’ultima creazione del produttore trentino Stefano Girelli che con la sorella Marina ha eletto la Sicilia sua terra d’adozione con due realtà: Santa Tresa e Azienda Agricola Cortese, totalmente votate alla produzione di vini biologici.

Il processo di naturale, parziale, disidratazione delle uve per ottenere una maggiore concentrazione dei colori, degli aromi e dei sapori è una tradizione siciliana antichissima e che qui viene usata su una parte delle uve sia in pianta che con i grappoli posti sui graticci, in diversa percentuale a seconda delle condizioni climatiche.

“Siccàri” (circa 75% di Nero d’Avola e 25% di varietà autoctone siciliane a bacca rossa) non è l’unico vino di Santa Tresa a raccontare la storia enologica della Sicilia: alla 56esima edizione del Salone dei vini e dei distillati in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile, la Cantina presenta anche la seconda annata di “O”, nato dal recupero del “vitigno reliquia” Orisi, frutto della libera impollinazione tra Sangiovese e Montonico Bianco. Si tratta di un autoctono siciliano scomparso e riportato alla luce grazie ad un interessante quanto ambizioso progetto sperimentale della Regione Sicilia, gestito dal vivaio regionale “Federico Paulsen” di Marsala, dove è raccolto tutto il germoplasma viticolo dell’isola.

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