A preoccupare è indebolimento della domanda interna e rincari energetici
Roma, 28 mar. (askanews) – Il sistema produttivo italiano guarda con preoccupazione al 2024. Sono pessimiste, infatti, le attese delle imprese manifatturiere e di quelle dei servizi. A destare allarme è l’indebolimento della domanda interna ma anche i rincari energetici. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla competitività dei settori produttivi diffuso dall’Istat.
Nella manifattura le attese delle imprese per il 2024 “disegnano un quadro per lo più pessimistico”. A febbraio prevalgono ancora aspettative di peggioramento del ciclo economico, della produzione, della liquidità aziendale, con valori ancora lontani dal lasciare immaginare un recupero dopo il forte deterioramento degli ultimi due anni. Il saldo tra previsioni ottimistiche e pessimistiche sui volumi esportati è sostanzialmente nullo: un risultato che non si riscontrava dalla prima fase pandemica, i trimestri centrali del 2020, e, prima ancora, dal trade collapse del 2009.
Un’indagine qualitativa ad hoc sulle tendenze recenti nel comparto manifatturiero mostra che nel corso del 2023, in un contesto nel quale la maggioranza delle imprese segnala difficoltà di prevedere l’andamento degli affari, le preoccupazioni si sono diffusamente spostate dai fattori di offerta a quelli di domanda, soprattutto interna, la cui debolezza rappresenta la principale preoccupazione anche per il primo semestre 2024 – per almeno il 50% delle imprese di Tessile, Chimica, Gomma/plastica, Prodotti da minerali non metalliferi, Carta -, seguita dalle conseguenze dei rincari energetici (almeno il 55% per le unità di Coke e raffinazione, Altri mezzi di trasporto) e dall’aumento dei prezzi dei beni intermedi (almeno il 40% in Alimentari, Carta, Farmaceutica, Apparecchi elettrici).
Anche nei servizi prevalgono attese di peggioramento del ciclo economico: per il primo semestre 2024 preoccupano in particolare l’indebolimento della domanda interna – per il 60% delle imprese dei servizi Ict -, il reperimento della forza lavoro (circa il 50% nei Servizi turistici) e i rincari energetici (43% per Logistica e Servizi turistici).